Dalla crisi del capitalismo all’onda populista. Qual è il futuro della democrazia?

In attesa delle elezioni tedesche e francesi, i cui esiti saranno fondamentali per le sorti dell’Unione Europea e delle relazioni politiche ed economiche internazionali, il giornalista de L’Espresso Fabio Chiusi e Owen Jones, firma del The Guardian, si sono confrontati sulla deriva populista e autoritaria delle principali forze governative mondiali e delle comunità sociali di riferimento.

Chiusi ha esordito snocciolando una serie di dati che confermano la profonda crisi che l’intero comparto democratico sta vivendo: secondo i recenti sondaggi di Demos&Pi un italiano su tre si mostra indifferente di fronte alla possibilità di scegliere tra una forma di governo democratica o autoritaria, mentre secondo un sondaggio di YouGov circa la metà degli adulti in Europa ha posizioni estremiste su nazionalismo, immigrazione e lotta per i diritti umani. In America inoltre un studio di World Values Survey pubblicato lo scorso luglio ha mostrato come più di due terzi dei millennials statunitensi non ritenga essenziale vivere in un paese con un governo di tipo democratico.

Davanti a questo quadro è possibile pensare e sostenere che la democrazia sia davvero in grave pericolo? È questa la domanda a cui ha tentato di dare risposta Jones. Il giornalista britannico ha ammesso che l’attuale panorama sociale, soprattutto europeo, è la prova palese della sconfitta della sinistra, la quale non è riuscita a imparare dagli errori del passato e dalle conseguenze politiche e sociali delle più importanti crisi economiche e finanziarie.

Negli anni ’30 furono nazisti e fascisti a beneficiare della recessione, mentre il caos degli anni ’70 ha spianato la strada al neoliberismo. Questa volta invece la crisi finanziaria del 2008 e il collasso del sistema capitalistico, dovuto soprattutto allo sviluppo e alla diffusione delle nuove tecnologie su scala mondiale, non hanno permesso alla sinistra di trovare strumenti politici e sociali alternativi che potessero andare incontro alle esigenze dei cittadini, spianando così la strada alle destre. “Piuttosto che coinvolgere quella parte di società che è già politicizzata, bisogna puntare a chi non sta partecipando, a chi ha paura del futuro ed è spaventato da quello sta succedendo”, ha suggerito Jones.

Il giornalista del Guardian auspica quindi la formulazione di una nuova ideologia di sinistra: un programma politico che possa contrastare l’ondata populista e autoritaria che si sta pian piano estendendo, e raggruppare insieme tutte quelle persone in questo momento disilluse e spaventate.

I temi fondamentali dovrebbero essere il lavoro e i diritti civili, perché “dal momento che il capitalismo ha fallito e che le nuove tecnologie hanno e stanno mettendo a repentaglio numerosi posti di lavoro, è necessario escogitare modelli che riducano le ore di lavoro e puntino ai bisogni piuttosto che ai profitti, puntando proprio sui nuovi strumenti tecnologici”, osserva Jones.

Allo stesso modo, le forze politiche di sinistra devono individuare strategie politiche, economiche e sociali di carattere internazionale che puntino all’arginamento di forme autoritarie, perché il problema è di carattere internazionale.  Al tal proposito, Jones ha citato come esempio virtuoso il caso di Podemos, il partito spagnolo di area socialista nato dalle proteste degli indignatos contro la disuguaglianza e corruzione della classe dirigente: “In un periodo storico in cui i cittadini sono profondamente arrabbiati con le élite, dobbiamo trovare un modo di comunicare comprensibile ai cittadini. Podemos ci è riuscito e in un poco tempo ha avuto risultati importanti alle elezioni”.

La tesi quindi è che lo smantellamento del tradizionale sistema capitalistico abbia favorito tendenze politiche di carattere autoritario che sono riuscite a fare leva e a sfruttare le paure e le incertezze dei cittadini, soprattutto in riferimento a temi come lavoro, immigrazione e diritti civili. Argomenti che secondo Jones le sinistre non sono riuscite ad affrontare in maniera incisiva probabilmente per gravi errori di valutazione e per eccessiva ingenuità.

Durante l’incontro è stato riservato spazio anche al ruolo dell’informazione e dei social media nel processo di creazione di questa sinistra: “È vero, le fake news consolidano il pregiudizio, ma non sono niente di nuovo. Sicuramente c’è del potenziale nelle nuove tecnologie dell’informazione, ma c’è sempre il periodo di una polarizzazione e l’uso dei social media può davvero diventare devastante. La maggioranza delle persone ha bisogno di essere raggiunta con altri strumenti”, conclude Jones.