Verità dei fatti e inchieste giornalistiche. A lezione da Emanuele Fittipaldi

È l’Italia delle grandi inchieste giornalistiche quella raccontata e descritta da Emanuele Fittipaldi, firma de L’Espresso e autore dei libri-inchiesta Avarizia e Lussuria sugli scandali economici e sessuali che ruotano intorno al Vaticano. Un lavoro investigativo a cui il nostro paese, come ha ricordato più volte il giornalista, non si è mai abituato.

Durante l’incontro From The Vatican to Raggi: investigative journalism lessons in programma la prima giornata di Festival, Fittipaldi ha ripercorso tappa per tappa gli snodi fondamentali delle due inchieste che hanno segnato la storia italiana degli ultimi anni, quella sulle trame del potere politico che si muovono intorno all’attuale sindaco di Roma, Virginia Raggi, e l’altra sui segreti del mondo religioso romano, in cui primeggia tra tutti la figura dell’ex segretario dello Stato Pontificio, l’arcivescovo Bertone.

Quello che infatti più interessa a Fittipaldi è capire se esiste una differenza sostanziale tra i fatti e ciò che invece viene raccontato dal potere stesso, e svolgere un’indagine mirata. Il giornalista de L’Espresso per spiegare al meglio il suo lavoro e quello di tanti altri colleghi che hanno scelto lo stesso mestiere ne ha ripercorso in dettaglio tutti i passaggi – un lungo filo di Arianna fatto di curiosità, pignoleria e amore per la verità. Gli ingredienti fondamentali di questo percorso sono proprio le domande, le stesse che Fittipaldi si pose la prima volta nel 2014 leggendo su Dagospia l’articolo di Maria Latella, pubblicato per Il Messaggero, su un’atipica festa organizzata sui tetti della Prefettura vaticana a cui parteciparono importanti esponenti del mondo politico e religioso italiano.

La curiosità, però, da sola non basta. Un’impalcatura investigativa solida presuppone la ricerca della verità dei fatti e quindi fonti e documenti attendibili che sostengano le vicende raccontate. Nel caso dell’inchiesta su Bertone, quella riguardante la strutturazione dell’attico pagata con i soldi raccolti dalla Fondazione Bambino Gesù, Fittipaldi ha raccontato che uno dei suoi metodi di indagine è stato sfruttare alcune importati informazioni rese note da una fonte interna dell’ente benefico, arrivando anche a barare in un’importante telefonata, registrata dallo stesso giornalista, fingendo di possedere informazioni dettagliate – quale l’importo relativo al lavoro di ristrutturazione dell’attico – su Bertone. Le stesse di cui cercava conferma proprio dall’interlocutore al telefono.

Ecco, un po’ di faccia tosta e coraggio, come ha sottolineato anche Fittipaldi, non possono guastare. Gli altri ingredienti fondamentali sono invece l’esclusività e il tempo. Il lavoro del giornalista investigativo, ha spiegato Fittipaldi, è decisamente diverso da quello del cronista giudiziario, proprio perché quest’ultimo utilizza inchieste già messe in atto da Procure e PM e non segue piste originali, spesso sconosciute agli stessi autori.

L’arresto di Raffaele Marra, ex uomo ombra della Raggi, Raffaele Marra, e dell’imprenditore immobiliare Scarpellini, accusati dalla Procura di Roma di corruzione, sono un esempio del risultato di un lungo percorso investigativo costruito da Fittipaldi, il quale tra una “gita” al catasto e una visita alle case possedute da Scarpellini e acquistate da Marta, fingendosi per altro un possibile acquirente, ha ricostruito i poco cristallini rapporti tra i due. Naturalmente, lo stesso lavoro di ricerca e costruzione richiede molto tempo, e questo è uno dei motivi per cui i quotidiani continuano a dare poco spazio ad inchieste giornalistiche di questa portata, e perché bravi giornalisti hanno poco tempo per dedicarsi ad un lavoro così accurato.

Emiliano Fittipaldi, però, come ha spesso ricordato nel corso dell’incontro, crede ancora nella possibilità che ha il giornalismo, soprattutto italiano, di raccontare la verità dei fatti e di interessarsi alle trame nascoste dietro le dinamiche del potere:chiunque può costruire una solida inchiesta giornalistica “con un po’ di curiosità, pignoleria e amore per la verità, senza l’aiuto di magistrati”, spiega il giornalista.

Questa è l’essenza del giornalismo: raccontare i fatti servendosi di fonti e documenti attendibili che confermino la verità del racconto. Una ricerca che ha portato al giornalista de L’Espresso  numerose denunce e un impotente processo al Vaticano, da cui è stato poi assolto per difetto di giurisdizione insieme a Gianluigi Nuzzi, autore di Via Crucis. Perché le inchieste giornalistiche e la verità dei fatti sono “’na rottura ‘e cazz”, come ha ricordato lo stesso Fittipaldi citando il film Fortapàsc dedicato a Giancarlo Sianj, il giornalista napoletano ucciso dalla Camorra più di 30 anni fa. E sono “’na rottura ‘e cazz” per tutti: per giornalisti, per i direttori dei giornali, per i lettori, per i politici e per gli uomini di potere in generale. Ma è quello che fanno i “giornalisti giornalisti, ed è l’unico lavoro di cui voi dovete fidarvi”, conclude Fittipaldi.