Gli strumenti utili di Facebook per i giornalisti

Strumenti utili per i giornalisti su Facebook

Il panel di Facebook dedicato agli strumenti utili a disposizione dei giornalisti ha visto protagonista Sarah Brown, strategic partnership manager di Facebook per la regione Europa, Medio Oriente e Africa.

La speaker inizia specificando come sia necessario suddividere gli strumenti per tipologia: strumenti per la scoperta e la raccolta di informazioni (Facebook ma anche Instagram, le live maps, i gruppi), strumenti per la distribuzione (i live, i video, le note, gli instant articles, i video a 360°, Messenger) e gli strumenti per l’engagement (le mentions, le Q&A, i sondaggi e i tags autori).

Scoperta e raccolta di informazioni

Come raccolgono le informazioni i giornalisti che utilizzano Facebook? E come scoprono le notizie? Un esempio da seguire è Dan Rather, giornalista americano per CBS Evening News che, in un recente articolo, ha spiegato come e perché utilizza costantemente Facebook per il suo lavoro. Grazie a questo social network, Rather riesce a raggiunge un pubblico nuovo con cui interagire attraverso un processo bidirezionale in cui si alternano “il dare e il ricevere”. Da questa base, crea storie interessanti e informative per i lettori sulla comunità, coinvolgendoli e creando interazione.

Il suo, però, non è l’unico esempio utile: uno strumento spesso utilizzato dai giornalisti di tutto il mondo sono i gruppi. Nati come spazio di aggregazione per interessi comuni, i gruppi vengono utilizzati anche come contenitori di informazioni rilevanti. Il New York Times, per esempio, ne ha creato uno specifico dove raccogliere notizie e informazioni per una ricerca in ambito sanitario. Il modo migliore per raccogliere opinioni veritiere ed effettive è coinvolgere i diretti interessati, che in questo modo possono esprimere la propria opinione attraverso questo spazio condiviso. In caso di calamità naturali, i gruppi diventano anche reti di sostegno e veicoli per diffondere e trovare storie interessanti da pubblicare, storie che, altrimenti, rischierebbero di rimanere anonime.

Questi utilizzi specifici possono farci comprendere la reale volontà di Facebook di collaborare con i giornalisti e mettere quindi a loro disposizione strumenti utili per la diffusione e la ricerca delle news. Un tool molto utile a tale proposito è First Draft, che raccoglie risorse specifiche per la condivisione e la fruizione delle informazioni. Anche Facebook Live Maps si è rivelato essere uno strumento importante, perché permette ai giornalisti di tutto il mondo di vedere cosa sta accadendo in una determinata zona, in momenti specifici. Ultimo tool segnalato in questa parte del panel è CrowdTangle, utile per monitorare i dati, perché è capace di mostrare in tempo reale i trend provenienti dalla rete. Questi strumenti rendono evidente l’esigenza e la volontà di Facebook di voler fornire informazioni corrette e verificate.

La distribuzione dei contenuti e l’engagement

Una delle prime domande che un professionista si pone è: per la distribuzione dei miei contenuti è preferibile utilizzare un profilo privato o una pagina? La risposta è: “Dipende”. Si possono utilizzare anche entrambe le soluzioni in relazione al tipo di giornalismo praticato e in generale agli obiettivi posti dal proprio personal branding.

Una volta scelto il canale giusto, come creare questi contenuti? Un esempio che possiamo seguire è quello della giornalista inglese Kay Burley che, attraverso i suoi video live, racconta e commenta le notizie rendendo i suoi lettori (e i suoi “seguaci”) protagonisti attivi del “dietro le quinte”. Ma anche Liam Dutton, meteorologo di Channel 4 news, è un ottimo esempio di distribuzione dei contenuti: i suoi brevi video raccontano spesso le flash news e sono condivisi con post introduttivi attraenti e stimolanti, in grado di creare interazione con il lettore.

Essere tempestivi il giorno stesso in cui esce la notizia, ma anche spiegare e approfondire la news il giorno dopo per continuare a far vivere la storia, sono due passaggi fondamentali per ogni giornalista che utilizza Facebook come veicolo di informazione. Ultimo importante consiglio: taggare persone e luoghi nei post e nelle foto per ampliarne la portata, ma sempre senza esagerare.

In questo filone di creazione dei contenuti rientrano anche i prodotti condivisi e i contenuti giusti: Will GoodBody, corrispondente che si occupa di tecnologia e scienza, ha saputo far vivere ai suoi fan l’esperienza del deserto di Atacam, in Cile, grazie ad una spettacolare immagine a 360° che ha avuto migliaia di share e interazioni. Questa strategia rientra nell’ottica dello storytelling, una tipologia di comunicazione che utilizza le storie per raccontare esperienze e prodotti al pubblico e che si caratterizza di quattro elementi fondamentali: tempestività e rapidità di una storia, rilevanza dell’informazione, linguaggio fluido ed informale, autenticità delle fonti. Il tutto dovrebbe seguire sempre un tipo di pubblicazione costante e sistematica.

Strumenti utili per i giornalisti su Facebook/2

Uno strumento che accomuna tutti questi personaggi pubblici sono i Live e i video di Facebook: per essere davvero tali e per poter funzionare devono essere immediati e autentici, devono saper creare interazione e dare un punto di vista unico e creativo. E per quanto riguarda eventuali problemi di privacy (per esempio, riprese non autorizzate o filmati già veicolati da altri media), Facebook ha una risposta univoca per tutto: se un live o un video non rispettano la privacy o violano i copyright, potranno essere rimossi in qualunque momento e gli autori addirittura bannati dal social, in alcuni casi.

Una menzione speciale va ad un caso studio tutto italiano che utilizza questi strumenti in maniera eccelsa: Nicola Porro.

La speaker conclude menzionando due strumenti altrettanto utili: le note, che si possono usare per commentare determinati argomenti, aggiungendovi foto, titoli e i tag agli autori, un codice specifico che, se inserito in una pagina, rimanda a ulteriori contenuti provenienti dallo stesso autore. Un esempio? La pagina Facebook di Vox.

Il panel si conclude con due domande dal pubblico: tutti questi strumenti utilizzati non rendono, alla fine, un servizio utile più a Facebook che ai singoli giornalisti? E come mai alcuni strumenti possono essere utilizzati da desktop ma non dall’applicazione mobile? A questi dubbi Sarah Brown risponde affermando che i contenuti condivisi su Facebook sono utili anche ai giornalisti perché, così facendo, curano il proprio personal branding e, in alcuni casi, permettono loro di monetizzare. E sì, è vero, ci sono alcune modifiche da apportare alle funzioni desktop e mobile, ma promette che presto Facebook risolverà questi problemi.