Indipendente e di qualità, il nuovo giornalismo francese

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Lo hanno dato per spacciato a più riprese, una volta perché internet lo avrebbe fatto estinguere, un’altra per la crisi del settore pubblicitario. E, nonostante tutto, il giornalismo continua a reinventarsi.

Uno degli attuali modelli nel settore dell’informazione punta tutto sulla qualità e sull’indipendenza, due caratteristiche per le quali i lettori sono felici di pagare. In Francia tre realtà editoriali si basano su questa filosofia: Altermondes, Mediapart e La Revue Dessinée.

Tutte e tre si sono presentate al pubblico del Festival Internazionale del Giornalismo, durante l’incontro “Paris vaut bien une presse”: I modelli innovativi del giornalismo francese, domenica 19 aprile nella Sala del Dottorato. In rappresentanza delle diverse redazioni c’erano David Eloy (co-fondatore e direttore di Altermondes), David Servenay (co-fondatore di La Revue Dessinée) e Mathieu Magnaudeix (Mediapart). Ha moderato l’incontro Andrea Paracchini, giornalista italiano che vive e lavora a Parigi, anche lui impegnato ad Altermondes.

“Un altro modo di fare giornalismo”, è la definizione che David Servenay ha dato al lavoro svolto dalla redazione della rivista illustrata trimestrale che ha contribuito a creare. L’esperienza è partita due anni fa, da un piccolo team che pubblicava solo in formato iPad. Per la copertina del primo numero, fu scelto un italiano, il disegnatore Gipi. Ora La Revue Dessinée viene distribuita anche nei negozi di libri e per farsi conoscere sfrutta la visibilità data da Facebook. Servenay ha proposto al pubblico una riflessione proiettando con una slide la domanda “Cos’è il giornalismo a fumetti?”. Il disegno è un modo immediato di comunicare. Nella rivista c’è anche testo, così come dialoghi a fumetti che danno un ulteriore contributo alla narrativa. Essenziale è poi l’astrazione: la redazione si serve di diagrammi e grafiche per rendere più intuitivi i lavori di approfondimento. La Revue Dessinée esce soprattutto in Francia, ma viene distribuita anche in paesi esteri come l’Italia. Un terzo dei lettori, tra privati e istituzioni, è a Parigi, il resto proviene dall’intera Francia.

Il lavoro dietro a un servizio a fumetti, come ha spiegato Servenay, inizia da un’idea portata da chi conosca bene un tema. Promossa l’intuizione, l’argomento viene assegnato a un disegnatore tra quelli apprezzati dalla redazione. Si avvia la fase creativa che non è in mano al solo fumettista: il giornalista collabora continuamente alla definizione delle idee, dallo storyboard al disegno finale. È un “ping pong” tra una parte e l’altra, fino al risultato.

Ancora partecipazione: Altermondes mette insieme giornalisti, sindacati, organizzazioni non governative, lettori e altri membri, insieme in cooperativa. È un trimestrale sia cartaceo che online, nato nel 2009 dalla voglia di proporre qualcosa che fosse “un po’ speciale”, interessante per i francesi. “L’informazione è una risorsa condivisa essenziale per la democrazia”, ha detto David Eloy che ha sottolineato l’importanza della qualità offerta dai media indipendenti. La riunione di redazione ad Altermondes è singolare, perché aperta ai non giornalisti. Anche se il caporedattore prende la decisione finale su una proposta, il gruppo raccoglie gli spunti di un’assemblea formata da componenti della cooperativa eletti ogni due anni.

Di Mediapart ha parlato il reporter Mathieu Magnaudeix, intervenuto dalla platea in sostituzione del direttore della testata, Edwy Plenel, che non si è potuto collegare con Perugia via Skype. Nato nel 2008, Mediapart punta su un giornalismo di qualità e sull’indipendenza. L’accesso alle notizie del sito è a pagamento, con pezzi dalla Francia e dal mondo. Ci sono articoli anche in inglese o spagnolo. La forma è quella classica del web, con testo più fotografie. In alcuni casi, nel sito sono incorporati documentari video.

La qualità si paga. E se si parla di soldi, il discorso di sposta sulla pubblicità. “Non ne abbiamo molta nel magazine e non è qualcosa di essenziale”, ha spiegato David Eloy. La Revue Dessinée, invece, di spazi pubblicitari non ne ha proprio. Il modello del giornalismo di qualità e dell’indipendenza sembra permettere di non avvalersi dell’advertising o, comunque, di farlo in modo limitato.
“Questo modello potrà espandersi?” chiedono dal pubblico. David Eloy non lo esclude, ma vede difficile una forte espansione di questo tipo di giornalismo. “Non sappiamo quale sarà l’epilogo”, dice David Servenay. Quello che è certo, nel caso di La Revue Dessinée è l’universalità del fumetto, capace di raggiungere tutti, anche quelli che di francese non sanno nulla.