L’indipendenza costa cara ai Russi

Foto: Martina Melgazzi.
Foto: Martina Melgazzi

Se credete che i media in Italia siano troppo controllati dalle solite autorità politiche, economiche, finanziarie, eccetera, non disperate, anzi, uno sguardo sulla situazione russa vi renderà più ottimisti su quella italiana.

A testimoniare questa precarietà di indipendenza dei mezzi d’informazione erano presenti Zygmunt Dzieciolowski, giornalista e documentarista polacco, Tikhon Dzyadko, vicedirettore TV Rain, Karén Shainyan di Slon (uno dei blog più seguiti in Russia e che vanta totale libertà di espressione in quanto si occupa di avvenimenti e tematiche di cui nel Paese quasi nessuno parla), Mikhail Zygar, direttore TV Rain. A moderare il panel, cominciato alle 17.30 nella Sala Raffaello dell’Hotel Brufani, Antonio Di Bartolomeo del TGR Rai che esordisce con una breve introduzione sulla storia di TV Rain, o meglio Tv Dozhd: unico canale (via cavo, satellite e internet) indipendente che ha recentemente suscitato numerose polemiche e che ha perso la maggior parte dei suoi spettatori in seguito ad una questione posta su Twitter; la fatidica domanda era: valeva la pena per i sovietici non cedere Leningrado (attuale San Pietroburgo) ai nazisti e dunque provocare la perdita di un milione di vite umane?

L’interrogativo ha causato subito una (re)azione di repressione da parte della Duma che ha chiesto esplicitamente la chiusura dell’emittente accusandola di essere anti-patriottica; inoltre, tre dei maggiori operatori di trasmissioni via cavo e satellite hanno rimosso dai loro pacchetti il canale. Senza contare che tutti gli investitori sono completamente spariti. Nel giro di tre giorni, Dozhd è quasi morta. Le scuse immediate e la rimozione della famosa domanda dal sito sono bastate a evitare la chiusura. “Il nostro problema non è la censura ma il finanziamento” afferma Zygar, nominato direttore a soli 33 anni. Poi però aggiunge che la vera ragione per cui hanno cercato di tacciarli era dovuta ad alcune inchieste sulla corruzione all’interno del Cremlino. La particolarità del canale, ciò che lo rende unico secondo Dzieciolowski, è che trasmette in diretta e questo impedisce o comunque inibisce la manipolazione delle storie raccontate, come spesso avviene per tutte le altre emissioni in Russia.

Cosa hanno fatto Zygar&Co per rialzarsi in piedi? Come molti (Festival Internazionale del Giornalismo in primis), hanno attinto anche loro all’unica risorsa utile per sostenere un progetto: il crowdfunding. Pubblicando un video, in cui esponenti della Tv vantavano la loro indipendenza da qualsiasi forma di controllo o influenza filo-governativa, hanno raccolto circa un milione e mezzo di dollari. Mica male se sai di avere un certo Vladimir Putin contro.

Come se non bastasse, è stata da poco promulgata una legge-bavaglio che obbliga i blog con più di 3000 visualizzazioni a registrarsi come mezzo di informazione ufficiale, c’informa Karén Shainyan. In più, una nuova legge in arrivo dovrebbe suddividere in livelli l’accesso a internet e a determinate informazioni, seguendo il modello cinese. Ad esempio: privati e locali avranno un certo di limite di accesso ai siti, diverso da quello dell’Intelligence. Eppure si dice ottimista, “questa è solo una situazione temporanea”.

Tuttavia, la Tv è ancora il primo mezzo con cui i russi s’informano (anche se una signora russa del pubblico obbietta: per lei adesso è la radio). La Russia può essere definita come una “democrazia autoritaria” in cui il controllo dei media risulta essere fondamentale per ottenere il consenso della popolazione, e Putin questo lo ha capito bene. Basti pensare a un episodio raccontato da Zygar: una sua collega ha smesso di parlare con i suoi genitori (per loro iniziativa) perché questi la ritengono una traditrice del Paese da quando lavora per TvRain. Spesso, purtroppo, per essere indipendenti bisogna essere disposti a rinunciare a tutto, anche ai propri affetti.

 Alessia Melchiorre