Podcast a chi? L’inarrestabile ascesa di un nuovo mezzo di comunicazione

Gaia Manco è una giornalista freelance, ma soprattutto una viaggiatrice, una sperimentatrice della comunicazione. Da dieci anni svolge il suo lavoro all’estero: Francia, Cina, Inghilterra, Germania e ora Sudafrica. Mai stanca di rispondere alla domanda “dove sei stata”, decide di creare un podcast itinerante che parla dei suoi viaggi, di errori e “di tutto ciò che è troppo interessante per fare notizia”. Un giorno, quasi per caso, ascolta un programma italiano che tratta approfonditamente le notizie dal mondo, soprattutto quelle che per spazio, importanza o disinteresse, non trovano spazio sui media tradizionali. Un progetto innovativo chiamato Radio Bullet, creatura di altre due giovani giornaliste, Barbara Schiavulli e Alessia Cerantola. Gaia diventa una delle tante collaboratrici di un network che si avvale dell’aiuto di più di 30 giornalisti sparsi per il mondo, dando vita a un prodotto unico, in cui tutti si conoscono grazie alla rete, ma raramente hanno avuto modo di incontrarsi di persona.

Bologna, anno 2010: Francesco Baschieri, ingegnere informatico e imprenditore tecnologico seriale, fonda assieme ad alcuni amici Spreaker, piattaforma per la creazione, distribuzione e monetizzazione di podcast, o meglio, radio show. L’idea dietro la sua startup segue l’innovazione comunicativa introdotta negli anni da WordPress e Blogger, legata naturalmente al mondo radiofonico: dare la possibilità a tutti gli utenti di creare i propri contenuti, in modo semplice e professionale. Seguendo il successo di Serial, la narrazione seriale americana da un milione di download in pochi mesi, Spreaker cresce rapidamente diffondendo in 5 anni oltre 150 mila trasmissioni radiofoniche, create da 30 mila utenti, per un pubblico potenziale di 180 milioni di persone.

Lo stesso principio di condivisione alla base di Tape Write, definito testualmente da Borja Rojano, uno dei fondatori, come un “Social Audio Blogging”. Una rete sociale dove poter pubblicare e scoprire audio. Occhio ai dettagli: audio, non podcast, o meglio ancora tape, l’unità minima, parente stretta del tweet e dello stato. Con la possibilità di arricchire di informazioni le proprie creazioni secondo dopo secondo, con note esposte a commenti e discussioni.

Storie diverse, che si incontrano a Perugia per celebrare la diffusione esponenziale di questa nuova arte comunicativa: il podcast, per i profani, ma le discussioni sulla definizione adeguata sono ancora aperte. In attesa di un possibile accordo, quello che colpisce sono i grandi sorrisi e la passione sfoderati da tutti i protagonisti, racconto della rivincita di un settore, quello radiofonico, che con la diffusione del web 2.0 molti avevano dato per morto. Un’evoluzione silenziosa e creativa, come confermano i numeri: si stima che almeno 50 milioni di persone ascoltino almeno una volta al mese un podcast. Un fenomeno diffuso soprattutto in America e in Inghilterra – facilitato anche dal numero di file in lingua inglese – ma che non potrà che diffondersi ancora di più. I perché li spiega proprio Baschieri: “Tra lo stesso palinsesto giornaliero, le stesse canzoni ripetute più e più volte e i contenuti  che vi interessano realmente, cosa scegliereste di ascoltare?”. La rivincita dei contenuti di nicchia, la diffusione di iPod e cuffiette, ma non solo: la tecnologia negli anni ha permesso di ridurre sensibilmente i costi di produzione. Un esempio? Raffinati programmi di montaggio hanno ceduto il posto al gratuito, semplice e immediato Audacity.

Tutto perfetto quindi? No, ma in questo mare di positività si rischia di rimanere travolti. E quindi pazienza, per ora, se pure i podcast sono soggetti ai problemi che affliggono tutti i contenuti web: il guadagno. E sempre nella stessa forma: far pagare i contenuti o diffonderli gratis con fastidiose pubblicità? Le nuove tendenze parlano di possibili sponsorizzazioni da parte di aziende, meno invasivi perché nascosti, ispirandosi agli argomenti d’interesse trattati negli show radio. “Per ora Radio Bullet è insostenibile”, affermano in coro Gaia, Barbara e Alessia. Ma intanto, il loro obiettivo primario è raggiunto: fare giornalismo di qualità, con un linguaggio moderno, seguendo le proprie passioni.