Quando la tutela del copyright sul web lede la libertà di espressione

Sarzana e SaettaQual è il confine tra violazione del copyright e libertà di espressione? Come si può salvaguardare i diritti degli artisti senza però ledere la libertà di espressione e di informazione? Gli avvocati e blogger Bruno Saetta e Fulvio Sarzana ne hanno parlato nel seminario “Diritto d’autore e libertà d’espressione in rete. In memoria delle libertà perdute.

Gli speaker hanno spiegato come la rete, che secondo l’opinione comune ha dato il colpo di grazia alla tutela del diritto d’autore, potrebbe invece essere una risorsa per chi vive coi frutti della propria attività intellettuale. “Il modello proposto da internet è multidirezionale – ha spiegato Saetta -. Permette la coesistenza di tanti tipi di business diversi, così ognuno può scegliersi quello che preferisce. In questo modo l’autore può dialogare direttamente col pubblico. Bisogna valorizzare le peculiarità di questo nuovo mezzo di comunicazione”. Proprio per questa sua multidirezionalità, secondo Saetta, il web non piace all’industria del copyright, che invece “segue un modello unidirezionale e, con la scusa della lotta alla pirateria, sta cercando di limitarlo per poterlo controllare”.

Ma è tanto difficile tutelare il diritto d’autore sul web senza, al contempo, ledere il diritto alla libertà di espressione? Sì, sostengono gli speaker, perché in rete lecito e illecito sono indissolubilmente legati: se si blocca un sito perché alcuni suoi contenuti violano il copyright, si eliminano di conseguenza anche quelli caricati in maniera regolare. “Un po’ come nel caso di Torrent – le parole di Sarzana – che contiene, oltre a film e canzoni pirata, anche film e libri di Lawrence Lessig, professore statunitense, che sono leciti perché rilasciati attraverso licenze libere. Oscurando Torrent, oscuri indebitamente anche le sue opere”.

Tra l’altro, qualsiasi nostra azione sul web, in teoria, finisce col violare il diritto d’autore. “Il copyright è incentrato sulla protezione della copia – ha spiegato Saetta – e qualsiasi attività compiuta su internet ne genera una. Quando si apre una pagina web, il nostro browser genera una copia cache della stessa. Anche questa sarebbe una violazione del diritto d’autore, non lo è solo grazie a una direttiva europea che l’ha inserita tra le utilizzazioni libere, l’unica che i Paesi membri sono obbligati a considerare tale”.

“L’industria del copyright sostiene che internet uccide la creatività – ha continuato Saetta – lo dice ogni volta che c’è un progresso tecnologico, fallendo sempre le sue previsioni. Eppure, le si concedono strumenti sempre più efficienti per tutelare i diritti, a scapito della libertà di espressione”. Sul perché ciò avvenga, Saetta non ha molti dubbi: “C’è una commistione di interessi tra chi governa e l’industria del copyright. Chi governa ha interesse a controllare le opinioni, a impedire l’accesso a determinati contenuti”.

Scopo finale dell’industria del copyright, per Saetta, è l’eliminazione del diritto di comunicazione privata in rete. “Ormai non c’è nulla di privato in rete, anche mail e chat sono controllate per scopi pubblicitari. Vogliono avere il controllo di tutti i bit, leciti e illeciti, per poi agire, sostengono, solo sui secondi. La stessa argomentazione che usava la Stasi nella Germania Est”.

La lotta alla pirateria è però, secondo l’industria del copyright, giustificata dalla necessità di tutelare gli interessi degli artisti: senza gli introiti derivanti dallo sfruttamento dei diritti d’autore, questi rischiano di trovarsi in ristrettezze economiche e di dover chiudere bottega. “Ma l’industria del copyright non tutela la proprietà intellettuale, diritto fondamentale garantito dalle convenzioni internazionali – ha proseguito Saetta – bensì un mero diritto economico, che non può essere messo sullo stesso piano della libertà di espressione”.

Inoltre, ha sottolineato come l’industria del copyright miri a sconfiggere la pirateria tramite lo sviluppo dei sistemi di streaming online, che però non aiutano di certo gli artisti ad avere il portafoglio più gonfio. “Certo, creare modelli di business legali come iTunes, Spotify o Pandora permette di abbattere la pirateria. Ma questi sono solo un allungamento della catena di distribuzione e drenano i propri guadagni dagli artisti. Che infatti sono scontenti. Basti pensare che, in tutto il 2013, Lady Gaga ha preso da Spotify solo 500 dollari”.

Nell’incontro si è parlato anche della lotta alla violazione del copyright in Italia, che Saetta e Sarzana hanno descritto nel dossier I pericoli e i danni del web blocking nella tutela del copyright – Il caso italiano (Il regolamento AgCom). I due avvocati contestano le modalità di azione dell’AgCom (Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni) che, in poco tempo, può oscurare il contenuto di un sito, italiano o estero che sia, senza che le sue decisioni siano sottoposte al controllo della magistratura, quindi esclusivamente sulla base del proprio regolamento.

“In dodici giorni l’AgCom può inibire l’accesso a un sito – ha spiegato Sarzana – perciò, senza che ci sia alcuna verifica da parte di un giudice, impedisce agli italiani di accedere a milioni di informazioni per difendere il diritto d’autore. Il resto del mondo vi può accedere, ma noi no. Questo è grave, così la nostra società si impoverisce. La pirateria moderna nasce per un’esigenza di libertà, la cultura e le informazioni devono girare. Solo così possiamo essere più forti, più indipendenti, più a conoscenza di quello che accade. Idee e informazioni non sono una proprietà, la tutela del diritto d’autore non deve diventare un pretesto per censurare”.

“L’AgCom non ha agito solo nei confronti dei pirati ma su tutti coloro che esprimono delle idee su internet, dal momento che ogni espressione è coperta da diritto d’autore. E’ intervenuta nei confronti di siti di giornali, blog, forum, chiedendo la cancellazione immediata di discussioni sulla rete. Questa cosa non viene fatta in nessun paese civile, in materia di libertà di espressione siamo a livello di paesi come Turchia, Thailandia o Russia”.