Dieci trucchi per diventare esperto di Google

Photo: Vincenzo Bevivino
Photo: Vincenzo Bevivino

Nicholas Whitaker, direttore media outreach di Google, ha insegnato alla platea del Festival del giornalismo di Perugia come utilizzare Google da veri esperti. Durante il workshop dal titolo Google masterclass: advanced search and Google trends, ha fornito ai partecipanti dieci trucchi per utilizzare in maniera professionale il motore di ricerca. L’esperto fa parte del team Google for media che si occupa di formare i giornalisti per un utilizzo corretto del motore.

1. Le virgolette
Inserendo i termini da cercare tra virgolette, Google troverà la combinazione specifica di parole nell’ordine utilizzato dal navigatore. «Attenzione – ha spiegato l’esperto – a non escludere risultati pertinenti.  Se, ad esempio, volete informazioni sull’ingegnere Alexander Graham Bell e inserite tra virgolette il nome “Alexander Bell”, Google escluderà automaticamente tutti i siti in cui lo scienziato compare come “Alexander G. Bell” o “Alexander Graham Bell”».

2. Il meno
Se si inserisce il segno della sottrazione nella mascherina di ricerca, verranno esclusi tutti i risultati in cui compare la parola posta dopo il simbolo. «Ecco un esempio pratico che ho utilizzato pochi giorni fa – dice Whitaker – volevo informazioni sulla Malesia senza essere sommerso da articoli che parlavano dell’aereo della Malaysia Airlines scomparso. Ho quindi digitato “Malaysia – MH370 -370 –flight – jet”».

3. Sito
Se si vuole cercare un termine tra le pagine di un solo sito web indicizzato su Google, bisogna scrivere il comando “site:” e farlo seguire dall’url del portale. Ad esempio se si vogliono conoscere i keynote del Festival del giornalismo di Perugia, basta digitare “site:www.festivaldelgiornalismo.com keynote”.

4. Date, luoghi e lingue
E’ possibile scandagliare i risultati di ricerca anche per regione, lingua e data di indicizzazione. La funzione si trova selezionando il bottone “strumenti di ricerca” sotto la barra e scegliendo successivamente le opzioni desiderate.

5. Tipo di file
È anche possibile cercare documenti indicizzati in Google per estensione del file. Il comando da inserire nella barra è “filetype:”. Per trovare ad esempio file in pdf che parlano del Festival del giornalismo si può inserire nella mascherina la frase “filetype:pdf festival del giornalismo”.

6. Hashtag
Per cercare argomenti specifici che vengono trattati sui social network, si può inserire il cancelletto dell’hashtag in Google. «Questo strumento è utile ai giornalisti – ha detto Nicholas Whitaker – per far leggere gli articoli pubblicati ad un numero maggiore di persone. Se ad esempio state scrivendo un articolo sul primo giorno di primavera, potete cercare i post pubblicati sui social con la ricerca “#FirstDayOfSpring” per informarvi e poi inserire a vostra volta l’hashtag nell’articolo».

7. Ricerca di immagini
Sono molteplici le funzioni che Google rende disponibili per la ricerca di foto. «Per i giornalisti è molto utile la selezione di immagini creative commons – ha spiegato l’esperto – per poterle ripubblicare senza aver paura di ledere i diritti del fotografo oppure la ricerca per immagine. Su Twitter spesso vengono postate foto di dubbia provenienza. Per verificare se si tratta di immagini realmente scattate dall’utente, il giornalista può inserire il link della fotografia in Google e vedere in tempo reale se il file è già stato indicizzato dal motore. Se compaiono risultati di ricerca, allora significa che la fotografia è falsa e l’utente non è attendibile».

8. Google trends
Google trends mostra i termini cercati in tutto il mondo. «Anche questo strumento  – ha detto Whitaker – è utilissimo per chi si occupa di giornalismo, perché permette di sapere i termini più cercati in Google. Scrivere un articolo parlando di un argomento presente nella lista di Google trends potrebbe così portare molte visite. C’è anche la possibilità di iscriversi ad un alert per ricevere settimanalmente i trend oppure scoprire nicchie inesplorate». Un esempio del direttore media riguarda sempre l’aereo malese scomparso. Attraverso Google trends è possibile scoprire che molti utenti, cercando informazioni sul velivolo MH370 della Malaysia Airlines, hanno inserito nel motore di ricerca le sigle sbagliate MH307 oppure MH317. Un ipotetico giornale che voglia aumentare i visitatori per un’articolo sull’aereo può inserire quindi tra i tag anche le sigle errate per ottenere i click di tutti quei navigatori. «Un’altra scoperta divertente fatta attraverso Google trends – prosegue Nicholas Whitaker – è che in Perù abbiamo avuto un numero maggiore di ricerche sulla canonizzazione dei Papi che in Italia».

9. Google public data
«Una biblioteca di risorse». Whitaker definisce in questo modo la libreria di dati messa a disposizione gratuitamente da Google. «Abbiamo indicizzato – continua l’esperto – centinaia di dati che ci hanno fornito fonti come la Banca mondiale, le Nazioni Unite o il Fondo monetario internazionale. Le statistiche sulla diffusione di internet, sulla povertà o su svariati altri argomenti sono a disposizione degli utenti che possono creare dei grafici, anche animati».

10. Embed
«Tutti i dati di Google public data e i Google trends – ha detto Whitaker – hanno un codice html per poterli inserire nei siti web. Il blog di Nate Silver ad esempio li utilizza e con i dati forniti da Google public data crea anche dei diagrammi. Chiunque può inserire in Google delle informazioni e ottenerne un grafico per poi condividerlo con gli amici. Le possibilità sono molteplici».

Davide Casati
@davidetweet