Aj+ o il futuro del giornalismo

Coinvolgimento dei lettori, uso sfrenato dei social network e tecnologia mobile. È la ricetta di AJ+, il canale digitale di Al Jazeera, per l’avvenire del giornalismo. “Il futuro è oggi ed è fondamentale parlare del potere del coinvolgimento” afferma Jigar Mehta, Head of engagement di AJ+, introducendo il panel Il futuro dell’engagement: AJ+. E i primi mesi del giovane canale, startup con sede negli Stati Uniti ma di proprietà del gigante della comunicazione del Qatar, sembrano confermarlo.

AJ+ è nato con l’idea di incontrare le esigenze dei millennial, la generazione digitale sempre connessa e immersa nella globalizzazione dei mezzi di comunicazione. La volontà di creare contenuti adatti ai gusti di un pubblico nuovo, che ancora non ha trovato un contenitore in grado di rispondere ad abitudini in rapida evoluzione, ha dato vita a questo progetto altamente sperimentale. Visitando il sito si intuisce subito il carattere rivoluzionario delle novità introdotte da AJ+. Non si tratta della pagina web di un canale di notizie così come siamo abituati a conoscerla. Non ci sono testi ma alcuni video organizzati in una playlist. Non c’è spazio per approfondimenti. L’utente ha la possibilità di scaricare l’app del canale o di accedere ai vari profili social.

Tutto il traffico del canale è dirottato sui social network, l’ambiente dove si sviluppa la strategia comunicativa di AJ+, incentrata sul coinvolgimento dell’utente, sulla ricerca continua dell’interazione. Un’altra peculiarità è l’estrema attenzione rivolta al traffico mobile. Sempre con l’obiettivo di comunicare con i nativi digitali, AJ+ realizza contenuti appositamente studiati per Android e iOS, diffusi attraverso la sua app.

La scelta di puntare molto sul mobile ha portato all’elaborazione di veri e propri formati di mobile journalism (chiamati “direct from”) basati sull’idea di creare contenuti non solo per cellulare ma anche con il cellulare. Inviati di AJ+ hanno seguito le proteste da Ferguson armati solo di uno smartphone, montando e inviando i video nel giro di pochi minuti. Secondo Mehta la scelta di puntare su questo device “insegna al giornalista a lavorare entro certi vincoli; il suo valore aggiunto è la presenza sul posto, la conoscenza della storia, la relazione con i contatti”. Il mezzo serve anche a differenziare AJ+ da altri canali di comunicazione come la tv via cavo: una scelta fondamentale per permettere alla giovane startup di interagire con il pubblico target.

L’interazione è una vera e propria ossessione per la società americana, secondo quanto riferisce Mehta. Non di rado in effetti è possibile imbattersi in video prodotti da AJ+ che si chiudono con domande pensate per scatenare il dibattito e alimentare la diffusione sui social network. La produzione di contenuti è accompagnata da un costante lavoro di feedback che tiene in alta considerazione le necessità dell’utente.

Scelte così drastiche sono rese possibili da un personale giovane e molto eterogeneo e dall’investimento di Al Jazeera nel progetto. AJ+ si avvale di una redazione divisa in vari team e composta da circa ottanta persone. Dalla produzione editoriale a chi si occupa del coinvolgimento degli utenti a chi realizza documentari al nuovissimo team satira, l’obiettivo comune è quello di catturare l’attenzione di un pubblico sempre maggiore. AJ+ dedica molte risorse allo studio dei contenuti più adatti alle piattaforme scelte per comunicare. E i risultati sono confortanti, considerata l’enorme quantità di “mi piace” raccolta dai video di punta della testata. Al fine di rispondere sempre meglio alle esigenze del pubblico si è deciso di formare un team che si occupa esclusivamente dell’analisi di dati che forniscono informazioni sulle preferenze degli utenti.

Oltre che nella forma di comunicazione, AJ+ si presenta come realtà innovatrice anche nei contenuti. I video del canale alternano interviste a persone della strada a grafiche molto elaborate, musiche incalzanti ad animazioni di alta qualità. Video che, studiati per la diffusione sui social network, abbracciano le tematiche più vaste. Sebbene le notizie di attualità restino molto importanti, AJ+ produce spesso contenuti di approfondimento pensati per diventare virali. Uno dei primi, Africa reset, parla dell’altro lato di un continente troppo spesso associato esclusivamente alle grandi tragedie (Ebola e Boko Haram). Altri progetti in fase di realizzazione affrontano temi come il sistema penitenziario statunitense e i meccanismi di sorveglianza nel mondo.

“Siamo in una fase iniziale”, afferma Mehta, “dobbiamo ancora imparare dai nostri errori e capire quali sono i campi su cui investire maggiori energie”. Una fase di incubazione destinata presto a finire. Visti i numeri registrati nei suoi primi mesi di esistenza, AJ+ è pronto a trasformarsi in un tassello importante della televisione del Qatar e, forse, in un valido esempio da seguire per chi decida, anche in Italia, di puntare su un modello innovativo di giornalismo.