B. come basta! Un altro capitolo della faida Travaglio-Berlusconi

Manca poco alle 21 di venerdì sera, il Teatro Morlacchi di Perugia è pieno, ma fuori ancora una lunga coda di persone che spera di entrare. Non stanno aspettando una rockstar, ma quasi: Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano. “Ho visto code pazzesche, solo per parlare ancora di questo ‘nanerottolo’ di cui si sperava di aver imparato a farne a meno”, commenta al suo ingresso. Il riferimento, ovviamente, è a Silvio Berlusconi, protagonista dell’ultimo libro di M. Travaglio “B. come basta!” nonché dell’ultima campagna elettorale. Prima del 4 marzo rimbalzavano tra i media e per le strade voci come “È in forma”, “Si prospetta una rimonta”, ma a Travaglio la campagna di Berlusconi non è sembrata così geniale, anzi. L’esito delle elezioni, infatti, ha registrato una sconfitta per Forza Italia e i toni della critica si sono immediatamente ribaltati.

Nessuno avrebbe pensato 5 anni fa che Berlusconi sarebbe tornato protagonista della politica italiana. Qualcuno non conosce la sua storia, spiega Travaglio, mentre chi la conosce forse negli ultimi anni se n’è dimenticato. Il suo libro, quindi, contiene quello che lui stesso definisce un riepilogo dei suoi “primi 82 anni”, un “riassuntino della vita, delle opere, dei delitti, delle figure di merda a livello mondiale, delle bugie raccontate e delle sentenze”.

Il “problema che si chiama Berlusconi” sembra non aver ancora trovato una soluzione in queste delicate settimane di crisi di governo. Per Travaglio, chi non conosce il passato del leader di Forza Italia non può capire a fondo quello che sta succedendo in questi giorni. “Se conta ancora così tanto con così poco voti evidentemente c’è qualcosa che noi non sappiamo e che lui invece sa benissimo”.

Qui arrivano in soccorso le pagine di “B. come basta!”. Con il suo libro sulle ginocchia, Travaglio intraprende un lungo viaggio nella biografia di Berlusconi fino alla decisione di scendere in campo negli anni ’90. “Riassumendo la sua biografia”, commenta, “l’unico atto non criminoso è la nascita!”. Per la sua condanna definitiva, però, si è dovuto attendere il 1 agosto 2014. Travaglio ammette di non ricordare compleanni o ricorrenze, ma di avere questa data ben stampata nella memoria. Fuori dall’Italia, una vicenda del genere avrebbe segnato la fine della carriera politica del condannato. E invece no.

Travaglio ripercorre tutte le vicende di cronaca che vedono il Berlusconi imprenditore protagonista: l’ospedale che non c’è di Segrate, la famiglia Previti, la tenuta di Arcore, Mangano, l’industria televisiva e quella pubblicitaria. A contorno, qualche riferimento alla sua vita privata e famigliare e al rapporto con i figli. Una caratteristica che viene subito in luce di questo personaggio è il tempismo. Chiunque abbia osato ostacolare la strada di Berlusconi, infatti, non ha fatto una bella fine. Nei suoi anni in politica ha sempre avuto a portata di mano un dossier per tutti, che puntualmente tirava fuori dal cassetto al momento giusto.

Travaglio prosegue leggendo dagli ultimi capitoli del libro alcune citazioni di Berlusconi, talmente assurde da far ridere non solo l’intero teatro, ma anche Travaglio stesso tra sé e sé. Ironizza poi su un’affermazione, che definisce una vera e propria minaccia, fatta durante l’ultima campagna elettorale: dichiarò di aver finanziato una ricerca universitaria con l’obiettivo di allungare la prospettiva di vita fino a 120 anni. Conclude poi con un elenco di figuracce a livello internazionale, che vedono Berlusconi protagonista specie quando si cimenta con la lingua inglese. Sorprende sempre come, a seguito di una colossale gaffe, con ogni tentativo di recuperare in realtà non faccia che peggiorare la sua situazione. Tra le esternazioni che più colpiscono il pubblico, quella sull’attacco dell’11 settembre, che Berlusconi attribuisce ai comunisti. Tutto ciò ovviamente non sfugge alla stampa estera, che in quegli anni dipinge un ritratto grottesco della politica italiana.

Dopo la lettura di questi episodi, dice Travaglio, resta “poco altro da aggiungere”. Berlusconi è tornato protagonista della scena politica italiana, o forse non se n’era mai andato. “Lui fa tutto quello che fa perché molti glielo consentono”, tuona Travaglio e la platea tutta concorda. La sua, secondo Travaglio, è una carriera politica che andava stroncata nel lontano ’74, ma così non è stato.