Ciò che accomuna i Populismi, dall’America all’Europa

I populismi sono articolati in modo diverso a seconda del contesto, ma hanno delle radici comuni, specialmente sui mezzi utilizzati. Questo e altro è emerso la mattina del 13 Aprile al Palazzo Sorbello durante l’incontro “La rete dei populismi: dall’America all’Europa” con la giornalista di Agi Carola Friediani a porre le domande a Jacopo Iacoboni, Leonardo Bianchi e Jason Horowitz.

Chiariamo i termini

In questo caso è difficile inquadrare in maniera chiara di cosa si parla. Leonardo Bianchi ha introdotto il termine “Gentismo” – della quale si è occupato nel suo libro, La Gente – con la quale il termine Populismo è strettamente imparentato: “Non c’è una vera definizione di Gentismo. Come il Populismo, è un termine indefinito per eccesso di definizioni”. Però si possono individuare tre dimensioni sulla quale si articola: “quella politica-istituzionale di Palazzo […] che consiste in un atteggiamento politico di calcolata condiscenza verso le richieste della gente, visto come un insieme vasto e indistinto; la dimensione di strada come reazione della gente comune verso gli adepti della politica […] e la dimensione di internet, dei social media. Quindi può essere considerato un certo modo di stare su internet contrassegnato da meme artigianali […] o dal rilanciare, creare e cascare nelle bufale”.

Sull’Italia e gli Stati Uniti

L’incontro si è focalizzato principalmente su tre attori: il Movimento 5 Stelle, la Lega Nord e Steve Bannon. Ma cosa li accomuna, oltre alla componente anti-casta sempre presente nei movimenti populisti?

Due elementi ci sono ben noti, “Il sentimento anti-establishment – spiega Leonardo Bianchi – è veramente il filo rosso che tiene insieme tutti i fenomeni politici che stiamo vivendo in questo momento, e vale su tutti i livelli”, come anche una certa vena anti-immigrazione. E sono elementi che hanno sfruttato persino le elite, per non perdere quel treno di voti ed influenza che stava partendo.

Uno degli elementi che non risulta immediatamente visibile è la necessità di recuperare da una posizione di svantaggio. Come ci ricorda Horowitz: “Tutto l’establishment del partito repubblicano era contro Trump. Non aveva appoggio, perciò aveva necessità di prendere questa energia dal web. Bannon diceva che lui era il veicolo perfetto per incanalare quest’energia […]”. Energia che hanno sfruttato anche i due movimenti italiani, ma in modo diverso. La Lega di Salvini ha iniziato ad abbandonare le sue vecchie idee promotrici (federalismo, prevalenza del Nord sul Sud etc.) per sfruttare la rabbia e le ondate emotive, anche tramite la diffusione di teorie del complotto. Un esempio è il Piano Kalergi, una teoria complottista che riguarda un presunto piano di sterminio dei popoli bianchi pensato dal conte Kalergi – uno dei primi teorici dell’Europa unita – e che ha iniziato ad abbandonare i piccoli ambienti in cui circolava: “quando inizia a cambiare il piano politico generale, cioè quando nel 2013 e nel 2015 la crisi dei migranti inizia ad essere dibattuta giorno per giorno. Se si vanno a vedere i trend su Google le ricerche sul piano Kalergi schizzano in alto. Inizia a diventare una cosa più o meno virale sui social […] per fare il grande salto mancano solo due elementi: abbiamo internet, mancano la politica e i media. A questo proposito, sempre nel 2015, durante la trasmissione La Gabbia diretta da Paragone c’è un segmento che si chiama Nessuno – un immaginario V per Vendetta perverso – in cui si parla del ‘piano Boldrini per l’invasione dell’Europa’ [N.d.R era il titolo del servizio], in cui Laura Boldrini è l’emissario principe di questo piano”. Da lì, anche la Lega inizia a lanciare allarmi del genere. “Matteo Salvini, dal 2015, ha iniziato a parlare in vari comizi di genocidio di popoli bianchi, sostituzione etnica etc.”.

Anche il Movimento 5 Stelle è molto legato a questo tipo di teorie. Ma, secondo Iacoboni, fanno parte di un meccanismo oleato dall’alto. Nel suo libro – chiamato l’Esperimento – raccoglie prove e testimonianze del fatto che, a discapito dei proclami sulla democrazia diretta, le piattaforme digitali di Rousseau mostrino piuttosto “una democrazia digitale molto top-down, controllata e indirizzata da un’azienda dall’alto, tecnicamente da una piattaforma proprietaria, tecnicamente dalla gestione di account social ufficiali come quelli delle web star che vengono utilizzati secondo i criteri di e-commerce, soprattutto dal punto di vista dell’estrazione dei dati.” Quindi quell’idea di democrazia digitale “è una scena”. Diciamo che il Movimento, data la sua natura lontana dallo schema sinistra-destra, cerca di sfruttare qualsiasi episodio che l’aiuti a canalizzare la rabbia delle persone. Iacoboni porta un esempio a tal proposito che ha gelato la sala, ma rivelatore del modus operandi del Movimento. Il caso del post “Cosa fareste da soli in auto con questa donna?”, comparso direttamente sul blog di Grillo: “Nicola Biondo, che era al momento il capo della comunicazione alla Camera del Movimento – mio caro amico e strettissimo collaboratore di Gianroberto Casaleggio – disse e l’ha raccontato nel suo libro che lui protestò con Casaleggio per questa vicenda. Gli disse ‘è stato orrendo questo post!’ e lui rispose – lo cita Nicola nel suo libro e non è mai stato smentito, è il testimone oculare di questa situazione – ‘Nicola noi dobbiamo imparare a canalizzare il sentimento della rete e usarlo. Oggi abbiamo sbagliato, ma il risultato che ne è venuto fuori ci dice che la Rete è dalla nostra parte. E’ la Rete che decide la reputazione delle persone. Per il futuro dobbiamo essere in grado di canalizzare questo sentimento senza apparire direttamente, governandolo'”.

Tornando alle connessioni USA-Europa, Horowitz parla del piano di Steve Bannon di estendere la rete populista in tutta Europa, anche tramite la creazione di siti come Breitbart nei paesi europei, in modo che i leader populisti possano avere una rete consolidata che li aiuti ad arrivare al governo. Horowitz lo trova velleitario, anche se Bannon ha già aperto qualche “filiale”, persino in Italia. Un piano concreto però è quello di finanziarli: “sta cercando di mettere insieme populisti europei con i finanziatori di destra degli Stati Uniti. E anche lui è molto ricco, forse è disposto a dare soldi personalmente”.