Clima di cattiva informazione: verso la COP 21 di Parigi

Negli ultimi anni siamo stati sempre più abituati a sentire parlare del grande problema del cambiamento climatico, un problema che riguarda l’intera popolazione mondiale e che potrebbe avere gravi conseguenze. Il 2015, per questa tematica, sembra essere un anno molto importante in virtù del fatto che al termine di esso si terrà  a Parigi la Climate Change Conference, meglio nota come COP 21, con lo scopo di far sì che gli stati possano trovare accordo. Se ne è parlato al panel discussion “Clima di cattiva informazione: verso la COP 21 di Parigi”, mercoledì 15 aprile all’Hotel Sangallo di Perugia.

Nel suo intervento, il Presidente di Italian Climate Network, Veronica Caciagli, si è soffermata un attimo su quelli che sono stati i passaggi operati in questi ultimi anni. La questione va analizzata prendendo in considerazione in primis la conferenza tenutasi a Rio De Janerio nel 1992, nell’ambito della quale, per la prima volta, si pose l’obiettivo di stabilizzare le concentrazioni di emissioni di gas nell’atmosfera. Due furono sostanzialmente i principi introdotti da tale incontro: il primo è il principio di precauzione, secondo il quale le parti, ossia tutti gli stati che vi parteciparono, dovevano impegnarsi nel porre in essere le misure individuate al fine di cercare di ridurre le emissioni, e quindi arrestare il fenomeno del cambiamento climatico. L’ulteriore principio è quello della responsabilità comune ma differenziata, nel senso che tutti gli stati sono responsabili ma in maniera differente a seconda delle scelte operate in base alle loro politiche nazionali.

Da questo primo quadro emerse che per trovare una soluzione al problema fosse necessario individuare un criterio che permettesse a tutti gli stati di esprimersi sul tema, e l’unico strumento in grado di fare ciò fu individuato nel negoziato. Esso non è altro che lo svolgersi di formali riunioni in cui gli stati, attraverso i loro rappresentanti tecnici e politici, possano elaborare un accordo volto a trovare una soluzione al problema. Ma, nella maggior parte dei casi, secondo la visione della dottoressa Caciagli, ciò non è facile come sembra, tant’è che spesso il chair si trova obbligato a dover sospendere la seduta dando la possibilità ai vari rappresentanti di potersi confrontare in modo meno formale.

Un ulteriore passaggio da prendere in considerazione è quello costituito dalle varie conferenze che hanno portato alla stipula del Protocollo di Kyoto, mediante il quale vennero suddivisi i paesi in due importanti gruppi: il primo era quello dei cosiddetti paesi Annex 1, ossia quelli più sviluppati e il secondo gruppo fu quello dei paesi Non-Annex 1 che, invece, raccoglieva gli stati meno sviluppati. Ai primi fu chiesto di impegnarsi maggiormente nel cercare di ridurre le emissioni di CO2. Ma l’importante dato che soprattutto emerse da tale accordo fu quello che oggi gli studiosi individuano come Economia Low Carbon, ovvero il come l’emissione di gas nell’atmosfera sia un dato che si sgancia da quello rappresentato dalla crisi economica, nel senso che i paesi più evoluti non sono quelli che inquinano di più. Indice questo che fa riflettere molto.

L’altro step che bisogna prendere in considerazione prima di giungere alla COP 21 è quello del Lima Call for Climate, programma che ha provato a mitigare e adattare le varie tematiche che saranno trattate a Parigi con la finanza economica, con meccanismi di lost e damage insieme a una prima previsione di sintesi delle varie materie.

Prima di giungere alla fase finale del nostro iter è necessario ulteriormente analizzare un aspetto molto importante dell’incontro tenutosi ieri al festival, ossia quello di come un’importante materia come quella del cambiamento climatico sia stata trattata in questi anni da parte dei giornalisti. Per il presidente di InterEnergy, l’ing. Alex Sorokin, c’è una scarsa attenzione da parte dei media a tale fenomeno, dovuta al Consensus Gap, ossia il divario che esiste tra mondo scientifico e mondo pubblico riguardo il numero di scienziati convinti che gli esseri umani siano la causa del cambiamento climatico. Divario dovuto al fatto che spesso i media più importanti e famosi tendono a concentrarsi su altre tematiche, lasciando quella del cambiamento climatico a mezzi di informazione più specifici. Ma, secondo Sorokin, non è solo questo. A destabilizzare l’equilibrio c’è di mezzo anche la volontà dei giornalisti di invitare nei loro talk show, insieme ai tecnici, figure che spesso si contrappongo a essi senza averne le competenze. Il che non fa altro che celare gli importanti risultati che invece si sono raggiunti o si stanno per raggiungere, come ad esempio il fatto che, in Italia, l’anno scorso, il 50% dell’energia elettrica è stato prodotto da fonti rinnovabili. O, ancora, il fatto che l’impiego di fonti rinnovabili abbia portato nel nostro paese la creazione di ben centonovantamila posti di lavoro, sessantamila dei quali poi andati persi per i mancati finanziamenti operati dai vari governi. Questi e altri aspetti non vengono presi in considerazione dai media alimentando così ulteriormente quel gap di cui parlavamo poc’anzi. 

La COP 21 di Parigi, secondo la visione di Felix Buttin, consigliere dell’ambasciata francese in Italia, sembra poter essere l’occasione per riaprire gli occhi dei giornalisti su questa tematica. Infatti, attraverso l’impegno del governo francese, che a suo dire è massimo, si sta già cercando di predisporre nel miglior modo possibile l’informazione sui vari incontri che si avranno da qui alla Conferenza. Il consigliere ha inoltre sottolineato l’importanza di questo incontro che si terrà a Parigi, evidenziando che esso sarà strutturato nella speranza di trovare un accordo che possa creare una valida soluzione alla sfida del cambiamento climatico. Naturalmente per fare ciò, oltre a essere fondamentale il lavoro di informazione svolto dai media, è di importanza assoluta la collaborazione di tutti i cittadini, nella speranza di poter lasciare alle generazioni future un mondo diverso rispetto a quello che al momento siamo destinati a consegnargli.