Come si informano i giovani oggi

Foto: Martina Melgazzi.
Foto: Martina Melgazzi

«L’informazione fai-da-te prediletta dai giovani trasforma i media da finestra per guardare sul mondo a specchio di se stessi». È la fotografia di Massimiliano Valerii del Censis che ha presentato i dati relativi a come si informano i ragazzi, tratti dall’undicesimo rapporto sulla comunicazione dell’istituto di ricerca. «Se guardiamo alla popolazione italiana – ha spiegato Valerii – notiamo che aumentano gli utenti interessati all’informazione per tutti i media tranne che per i quotidiani e i libri. Gli italiani si informano principalmente con la televisione e i cellulari. Al terzo posto troviamo la radio e al quarto internet con un aumento del 43% rispetto al 2001. I quotidiani, acquistati ancora dal 57% delle persone, cadono al quinto posto».

I nuovi media affiancano i più datati. Se il 95% degli italiani si collega a una televisione digitale terrestre, il 45% utilizza una tv satellitare per informarsi, il 22% una web tv e il 7% una mobile tv (dato in crescita). «Se però analizziamo solo le risposte dei giovani under 30 – prosegue l’esperto – scopriamo che il dato per la web tv sale al 49%. I media tradizionali hanno perso un ruolo autorevole tra i ragazzi anche se il 75% di loro dichiara ancora di affidarsi ai telegiornali per sapere le ultime notizie. Il secondo mezzo più usato tra i giovani è Facebook e, in ordine decrescente, i motori di ricerca e Youtube. Oggi sono gli utenti stessi che creano i contenuti e si verificano principalmente due fenomeni quando si parla di persone con meno di trent’anni. I ragazzi passano da un mezzo all’altro con grande disinvoltura e ogni media viene ritenuto paragonabile a un altro. Lo chiamiamo “nomadismo” e “disincanto”».

Non dà giudizi specifici sul tema Andrea Scanzi, giornalista del Fatto Quotidiano. «Sinceramente non so se sia positivo o negativo questo dato – ha spiegato al panel del Festival del giornalismo di Perugia Come si informano i giovani oggi. – I ragazzi ormai scelgono la propria “playlist” di notizie e affidano la loro stima a un mezzo piuttosto che a un altro. Penso che questo processo di cernita sia da applaudire. Pensiamo a talkshow come Piazzapulita che ripubblicano su Youtube piccoli spezzoni dei momenti salienti. Sono queste brevi pillole che i ragazzi guardano e di cui si ricordano. Anche i politici hanno riscoperto la rete, da Renzi a Grillo ormai le televisioni sono costrette a trasmettere i tweet».

Anna Masera, dal quotidiano La Stampa alla Camera come capo ufficio stampa, è forse uno dei principali agenti del cambiamento nella comunicazione politica del Parlamento. «Sono stati tre mesi molto intensi – ha spiegato Masera –. Ogni parlamentare ha un canale social privilegiato. Matteo Renzi preferisce Twitter, il Movimento 5 stelle Facebook mentre Laura Boldrini usa molto Youtube. Sono riuscita a portare Montecitorio su Twitter e stiamo lavorando per aprire una pagina Facebook. Tuttavia molte volte si fa riferimento alla rete come strumento di trasparenza ma non sono certa che sia utile alla politica. Beppe Grillo, ad esempio, durante le consultazioni con Matteo Renzi ha chiesto la diretta streaming. L’incontro è diventato uno show televisivo dove i due politici anziché parlarsi, si rivolgevano direttamente alla telecamera. Grillo in quel momento stava dialogando con i suoi elettori».

Il web può essere fastidioso non solo per i politici ma anche per i giornalisti. «Alcuni colleghi lo ritengono una scocciatura – ha spiegato Giampaolo Roidi, direttore di Metro – ma farlo è un grande errore. Bisogna sperimentare nella composizione delle redazioni perché un articolo pubblicato su carta non può essere riproposto uguale sul web. I grandi quotidiani hanno perso il contatto con i nativi digitali e i loro linguaggi. Anche io non so dire se il “nomadismo” dei giovani sia positivo o negativo». Lo vede come un’occasione, invece, Alessio Viola di Skytg24: «Oggi i ragazzi cercano qualcuno di cui fidarsi, da cui leggere le notizie. E’ uno stimolo per noi giornalisti a costruirci una solida autorevolezza, ad aggiornarci e a scoprire con passione i nuovi mezzi. Speriamo però che la dieta mediatica personalizzata, non diventi una dieta io-mediatica».

Davide Casati
@davidetweet