Loredana Lipperini, Michela Murgia e Riccardo Iacona hanno dialogato confrontandosi sulla odierna difficoltà di parlare di sentimenti e sessualità nelle scuole italiane.
Per gli speaker non si trattava di un argomento nuovo: il conduttore di Presadiretta aveva dedicato a gennaio un’intera puntata del programma all’impossibilità per gli studenti di ricevere a scuola un’educazione anche di tipo sessuale, mentre Loredana Lipperini e Michela Murgia nel 2013 per Laterza avevano pubblicato insieme un libro dal titolo “’L’ho uccisa perché l’amavo’. Falso!”, sul femminicidio.
La Lipperini apre l’incontro con il caso di Siniscola, cittadina sarda la cui biblioteca era colpevole di aver aderito al progetto Nati per leggere. Nato dalla collaborazione fra bibliotecari e pediatri, il programma si proponeva di portare la lettura ai più piccoli, e finì invece paradossalmente per esser attaccato da un cospicuo numero di madri e padri con la motivazione che alcuni dei libri scelti (a chi oramai è sconosciuto “Piccolo blu, piccolo giallo” di Leo Lionni?) facessero propaganda all’ideologia gender, richiedendone per questo il ritiro. Ciò che fa ulteriormente riflettere è che esistono tante ‘biblioteche di Siniscola’ sparse in tutta Italia: a Venezia il sindaco Luigi Brugnaro aveva chiesto il ritiro di alcuni volumi dalle scuole comunali definendoli gender e spiegando che si trattava di argomenti che non andavano affrontati in quel contesto ma in famiglia.
Ma da dove deriva questo atteggiamento e che cosa implica? Che cosa significa porre dei tabù? Alla ricerca delle risposte i tre speaker hanno speso quell’ora messa loro a disposizione: sottrarre quei libri può voler dire sottrarre il potere dell’immaginazione, voler far emergere una profonda chiusura in se stessi, senza riuscire (o addirittura avendo la volontà di non riuscire) a esser consapevoli della realtà da cui si è ora circondati, nettamente diversa da quella da cui si veniva circondati generazioni fa. Non soltanto i figli vivono in un mondo che poco appartiene ai loro genitori, ma sono soprattutto le loro scelte a non dover esser schiave di nessuno, nemmeno di coloro che li hanno messi al mondo. Libertà e fiducia sono principi chiave non solo nell’ambito familiare ma anche in quello scolastico, dove ancora i ragazzi ricevono una educazione, ancora vengono loro trasmessi valori, così che ancora la scuola continui a esser lo spazio di apertura e condivisione che è sempre stato. Per la Murgia è cambiata l’idea di genitorialità, che prima era delegata, mentre ora il figlio è diventato lo spazio performativo dei genitori, che caricano su di lui una idea di sé, come se fosse un ‘Delfino di Francia’. Il tabù imposto è dunque tematico, relativo al sesso, e di autorità, giacché i figli non devono parlare di quello di cui il genitore non parla.
Per Riccardo Iacona la ragione alla base di questa ideologia è sostanzialmente la paura, sentimento che dissuade le scuole dall’affrontare argomenti come la parità dei sessi o il no alle discriminazioni, perché “introdurre l’educazione sentimentale e sessuale significa mettere in crisi la famiglia patriarcale”. Se succedesse questo potrebbe davvero cambiare la faccia del nostro paese.
Oltremanica le cose vanno diversamente. Nel Regno Unito, genitori e insegnanti hanno collaborato insieme dando vita a Let toys be toys, let books be books, tradotto grossomodo in italiano con “Lasciate che i giocattoli siano giocattoli, i libri siano i libri”, senza più alcuna distinzione di genere, divenuta oramai superflua e quasi anacronistica, e concettualmente errata, perché, come ha detto la Lipperini, “un libro libera dalle gabbie, non le chiude”. Ed è arrivato il momento di smettere di crearne di nuove, ma di romperle e basta.
Il sessismo infatti attraversa tutti i linguaggi di cui disponiamo, ed è per questo che la scrittrice sarda ripone costantemente il proprio impegno in progetti di decostruzione dei generi a partire dalla lettura di romanzi, popolari soprattutto fra i giovani, come Tre metri sopra il cielo, Twilight e After. Come un lucchetto, simbolo di costrizione, può esser diventato invece l’emblema del sentimento amoroso? E perché invece, quando questo viene spezzato, può indurre un atto di violenza da parte di chi ha subito la rottura? Studiare, nelle scuole, questo tipo di linguaggio, porta a una migliore comprensione di un modo di pensare che bisogna mettere in discussione.
Iacona ricorda al pubblico che in Germania è stato stabilito per legge che nelle scuole fosse obbligatorio il corso di educazione sessuale (e la Chiesa non si è opposta!) e che in Olanda è stato proprio il Ministero della Salute a proporre l’obbligo di questo tipo di educazione. Tutti questi casi rappresentano modi in cui si costruisce un altro mondo, di cui però non solo la scuola, ma anche la politica stessa italiana ha paura: paura di fare un scelta agli occhi di alcuni forse scomoda, ma che rappresenterebbe la differenza.
Occorre invece battersi – come affermato da Iacona – perché il sessismo venga riconosciuto come una forte causa di disagio sociale. In Italia esiste una proposta di legge ferma in Parlamento dal 1975 e un’altra più recente, di Costantino Celeste, sulla educazione sentimentale e sessuale. Perché, come sottolinea Loredana Lipperini, “è sempre dalla scuola che bisogna partire”.