Intraprendere la carriera di cronista giudiziario e d’inchiesta vuol dire spesso scontrarsi con pericoli e ostacoli di carattere giuridico, ad esempio una denuncia o un’indagine sulla propria persona, che possono ledere profondamente la credibilità professionale di giornalisti e testate.
A tal proposito, le recenti vicende che hanno visto protagonisti i giornalisti Davide Vecchi de Il Fatto Quotidiano e Fiorenza Sarzanini del Corriere della sera sono state al centro di un panel a cui hanno preso parte anche Giovanni Bianconi e Amalia De Simone del Corriere della sera, e Peter Gomez, direttore de Il Fatto Quotidiano.
Vecchi è ancora sotto processo per il reato di trattamento illecito di dati nel quadro dell’inchiesta sulla Banca Monte dei Paschi di Siena, a seguito della pubblicazione in due articoli del contenuto delle drammatiche email che David Rossi, responsabile della comunicazione della banca senese, inviò all’amministratore delegato Mps Fabrizio Viola due giorni prima di suicidarsi.
Fiorenza Sarzanini è stata invece inserita, insieme ad altri nove colleghi, in una lista nera dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, che ha presentato anche una denuncia all’Ordine dei giornalisti, per la pubblicazione di uno scambio di messaggi tra lo stesso Di Maio e il sindaco di Roma Virginia Raggi a proposito della possibile nomina di Raffaele Marra a capo del gabinetto del Campidoglio.
“Vorrei fare una parentesi brevissima sulla questione delle querele temerarie e delle azioni civili temerarie: è diventato uno strumento che dovrebbe essere a tutela di chi viene diffamato e sta diventando quasi un abuso per cercare di fermare e ostacolare i giornalisti nel momento in cui ci sono degli argomenti scomodi da trattare. Un abuso che sta crescendo in concomitanza con altri fattori come il precariato dei giornalisti stessi e i compensi bassi”, ha così esordito Amalia De Simone, auspicando in tal senso un adeguamento legislativo a tutela dell’attività giornalistica.
L’inchiesta per violazione della privacy, che ha visto coinvolta anche la vedova Rossi, attualmente a processo insieme a Vecchi perché accusata di aver consegnato illecitamente al giornalista le email del marito, ha avuto ripercussioni anche sull’attività giornalistica dello stesso Vecchi: “Mi trovo da una parte a dover rispondere a un processo per quello che credo sia il mio lavoro, per aver portato a conoscenza dell’opinione pubblica dei fatti che sembravano rilevanti per ricostruire tutta l’intera vicenda Mps, e dall’altra a non poterne scrivere perché c’è comunque ancora un processo in corso”.

Il tema centrale della vicenda è il rapporto tra professione giornalistica, in particolare quella riguardante la cronaca e le inchieste giudiziarie, e interesse pubblico. A tal proposito Giovanni Bianconi ha detto: “Intanto il segreto istruttorio non esiste più dal 1989, gli atti di un’indagine sono segreti fino a quando non ne vengono a conoscenza le parti interessate. Esiste però una vecchia norma che dice che non si possono pubblicare sui giornali atti di indagine, anche non più segreti, per oscurare sulla vicenda il giudice che dovrà decidere alla fine di un processo. Ormai anche i magistrati e gli avvocati pensano che questa norma andrebbe tolta di mezzo, anche perché si tratta di una norma pre-internet, quando non esisteva ancora questa conoscenza quasi in tempo reale dei fatti, che ormai non consente di arrivare a processo qualcosa sulla vicenda. Il limite è solo il rilievo pubblico di queste notizie, ma questo lo decidiamo noi, e non perché siamo una casta, ma evidentemente perché abbiamo questo compito”. Il penalmente non rilevante può quindi non andare di pari passo con l’interesse pubblico.
Fiorenza Sarzanini, invece, nel ripercorre il suo lavoro di inchiesta sulla giunta Raggi ha parlato di “Campagna violentissima da parte del Movimento cinque stelle” e di “metodi discutibili da parte dell’Ordine dei giornalisti”. “È strano – ha spiegato – che il presidente dell’Ordine vada a recuperare la lista in Parlamento per non scomodare Di Maio”.
La giornalista del Corriere della sera ha inoltre focalizzato l’attenzione sui brutali attacchi ricevuti anche sui social dopo la presa di posizione del Movimento cinque stelle in seguito alla pubblicazione dei suoi articoli: “La critica al giornalismo è legittima ma quando si passa alla minaccia bisogna interrogarsi tutti sulla deriva presa”.
Anche in questa circostanza, come nel caso delle denunce o delle azioni civili temerarie, l’obiettivo principale è quello di delegittimare la posizione del giornalista e spingere quest’ultimo all’autocensura – una dinamica che sta sempre più prendendo piede nel mondo del giornalismo di inchiesta.
Nei giorni scorsi, infatti, anche Emanuele Fittipaldi, autore di importanti lavori riguardanti il Vaticano, e i giornalisti Rossella Canadè, Franco Castaldo e Claudio Cordova insieme all’avvocato Valerio Vartolo, hanno parlato dei rischi e degli ostacoli che questo tipo di lavoro può generare, in quanto protagonisti di un panel sulle nuove forme di intimidazione.
Il giornalismo sembra proprio aver bisogno di una ristrutturazione legislativa che possa tutelare una professione fondamentale per ogni sistema democratico.