Data journalism: work in progress!

Il nuovo contesto multimediale, in cui siamo immersi, offre nuovi strumenti per fare informazione. Oggi spesso vengono associati al giornalismo termini quali “data journalism” e “big data”. Proprio della nuova importanza che i dati rivestono nella professione giornalistica si è parlato nell’evento intitolato “Il data journalism nell’Europa post-Brexit”. Il confronto ha coinvolto Christina Elmer, che gestisce il gruppo di lavoro tedesco di data journalism di Spiegel Online, Daniele Grasso giornalista dello spagnolo El ConfidencialCatherine Sotirakou che lavora per l’emittente greca Alpha Satellite Television, il francese Nicolas Kayser-Bril esperto di dati e amministratore delegato di Journalism++. A dirigere sapientemente l’incontro il collaboratore italiano di ICFJ Knight Fellow e Code4AfricaJacopo Ottaviani.

I profondi cambiamenti europei a cui stiamo assistendo, la Brexit e l’emergere di pratiche di post-verità, modificano irrimediabilmente il modo di fare ed essere giornalista. Nell’era delle fake news, il data journalism può essere un mezzo per migliorare il dibattito pubblico, ha evidenziato Ottaviani. Inoltre, il data journalism può rappresentare anche una strada per affrontare le sfide e i rapidi mutamenti in atto in Europa, tramite un approccio costruttivo.

Tale atteggiamento collaborativo è fatto proprio da Christina Elmer, che ha raccontato la sua esperienza con il tedesco Spiegel Onine. Lei dirige l’equipe di data journalism composta da 6 persone, non tutte a tempo pieno, e adotta spesso pratiche di cooperazione con altre unità di data journalism. Il progetto che Elmer ha presentato è quello di un globo interattivo, frutto del programma “expedition beyond tomorrow”. Tale idea è stata sviluppata anche con dei finanziamenti, per approfondire le tematiche che ruotano attorno la sostenibilità. Questo globo è frutto della simbiosi tra compagnie di software e quelle di data journalism. Il mondo interattivo è explorer, si può rispondere alle domande che propone e vedere poi i feedback e le risposte degli altri utenti. Elmer ha sottolineato come per il topic “The Climate Implications of Electricity for All” abbiano raggiunto i 30.000 lettori, 300.000 espressioni di pagina e un tempo di fruizione da smartphone di 4 minuti e 40 secondi, rispetto i 6 minuti da pc. Altro aspetto che Elmer ha mostrato è quello dell’automazione dei contenuti di data journalism. In questo senso ha presentato due progetti sportivi basati sui dati. Il primo calcola i goal per ogni giocatore e il secondo calcola il predominio del possesso palla, cosicché possano essere formulate nuove strategie e tattiche da applicare in partita. L’ultimo fattore che Elmer ha messo in luce, legato al precedente, è la volontà di massimizzare l’impatto di questi progetti basati sui dati. L’intenzione non è creare storie di una pagina, basata sui numeri, per ottenere grandi views. L’aspettativa è quella di soddisfare i lettori rispetto quello che vogliono consumare, spesso partendo da idee semplici (es. “perché il fumo non è cool?“). Tutto ciò introducendo grafici e presentazioni, che aiutano la comprensione delle notizie scaturite dai dati (cambia l’aspetto visivo delle home pages).

Daniele Grasso, invece, ha esposto la condizione del data journalism in Spagna. Questo tipo di giornalismo, ha spiegato, è esploso negli ultimi 5 anni e oggi c’è solo un media che non pratica data journalism, El País. Il “breaking point” che Grasso ha riportato è quello del Maggio 2011 in cui si ha avuto un mutamento di mentalità nei giornalisti spagnoli. Dopodiché, il 5 Ottobre 2011 è stata creata una particolare mailing list, focalizzata sul data journalism e sulla discussione dello stesso. Ciò ha creato un gruppo di lavoro, un movimento online di giornalisti che si interessa di data journalism e si incontra concretamente nello spazio pubblico di Madrid Medialab-Prado. Grasso ha evidenziato come, da quel momento, comincino a diffondersi workshop e seminari sull’uso dei dati nel giornalismo e nel miglioramento della qualità informativa. Un esempio di ciò che viene realizzato in Medialab-Prado è la fondazione civica Civio, di cui fa parte il progetto “España en llamas“. Esso riguarda la mappatura degli incendi estivi nelle foreste che colpiscono la Spagna d’estate. Tale lavoro di data journalism sarebbe dovuto essere venduto a delle organizzazioni mediali, ma data l’offerta di 200€ per 6-7 mesi di attività, i risultati sono stati pubblicati in modo indipendente, riscuotendo molto successo. La Spagna, inoltre, ha ottenuto una legge sulla trasparenza (legge n. 19/2013). I giornalisti sono stati, quindi, in grado di chiedere i dati alle amministrazioni in base a questa norma. Sempre nel 2013, El Confidencial ha creato la prima unità di data journalism. Secondo Grasso, perciò, in Spagna c’è molta considerazione del giornalismo fondato sui dati e dei molti progetti sviluppati in tale ottica. Essi si fondano sue due dinamiche. La prima è la rilevanza riservata alla pratica del fact checking. La seconda è il rispetto della trasparenza, ad esempio pubblicando il data set di ogni ricerca messa in atto.

D’altro canto, Catherine Sotirakou ha mostrato la difficile realtà del data journalism greco. Lei riconosce diverse barriere per la diffusione di tale pratica giornalistica, a partire dalla formazione sino a giungere a uno scetticismo da parte delle redazioni. Sotirakou ha presentato i risultati del sondaggio da lei condotto, rispetto la percezione del data journalism per i 28 giornalisti greci intervistati. Ad esempio, il 60% di essi non usano i dati nel loro lavoro. A farlo, ha spiegato Sotirakou, sono invece i giornalisti che lavorano per organizzazioni online, ricercatori e giornalisti free lance. Al contrario TV, radio e giornali tradizionali raramente testano l’utilizzo dei dati. Riprendendo il sondaggio, i 28 giornalisti hanno 10 anni di esperienza ma solo dagli 1 a 4 anni per ciò che concerne l’utilizzo dei dati. Sotirakou ha ottenuto diverse risposte quando ha chiesto cosa significasse il data journalism per loro. C’è chi l’ha paragonato ad una caccia al tesoro, dove si scoprono storie nascoste seguendo una serie di indizi. Altri hanno ricollegato il data journalism al giornalismo investigativo o al metodo scientifico. Inoltre, la maggior parte dei 28 intervistati non ha in progetto di utilizzare i dati, sia per mancanza di competenze (es. programmazione, codifica ecc) sia per il dispendio di tempo. Alla spinosa domanda “pensi che il data journalism esista in Grecia?”, l’80% dei 28 giornalisti ha risposto di no. Ciò evidenzia, secondo Sotirakou, come ci siano seri problemi di riconoscimento delle potenzialità dei dati per il giornalismo e una connessa carenza di investimenti da parte del mondo editoriale. Lei si auspica un imminente intervento dell’Europa, con dei finanziamenti a sostegno del data journalism greco.

Infine, Nicolas Kayser-Bril si è chiesto: “il data journalism può salvare l’Europa?”. Il punto di partenza cui Kayser-Bril ha posto l’accento è il rapporto tra giornalismo e verità, nell’era del post-Brexit e della post-verità. Il giornalista ha presentato il primo punto della “Declaration oh the duties and rights of a journalist” (1971) che recita: “Rispettare la verità qualsiasi siano le conseguenze, a causa del diritto del pubblico a conoscere la verità”. Kayser-Bril ha evidenziato che oggi il giornalista che non rispetta l’aderenza al vero, non riscontra alcuna conseguenza rilevante. E il data journalism? Esso, ha spiegato il giornalista francese, è inteso come “trovare le verità nascoste usando evidenze scientifiche”. Kayser-Bril ha riconosciuto come il data journalism cerchi di applicare il metodo scientifico per trovare nuove storie. Tale strumento, quindi, è il mezzo con cui si possono trovare i fatti, mettere insieme diverse realtà e forse salvare l’Europa. Tuttavia, questo tipo di giornalismo non esiste dappertutto e dove è presente, c’è la possibilità che retroceda o venga revocato.

Da questa panoramica del data journalism post-Brexit in paesi quali l’Italia, la Germania, la Spagna, la Grecia e la Francia, si è potuto constatare il diverso grado di sviluppo del “giornalismo scientifico”. Il data journalism possiede immense potenzialità e margini di sviluppo. Tuttavia, sarà la consapevolezza a riguardo di ogni paese a dettarne i livelli di crescita.