De Correspondent: il segreto di un successo

Foto: Martina Melgazzi
Foto: Martina Melgazzi

Si sono lasciati sfuggire due giornalisti da 1.7 milioni di dollari. Si saranno probabilmente già pentiti i dirigenti di Nrc media, uno dei più grandi gruppi editoriali belgi. Ernst-Jan Pfauth e Rob Wijnberg ricoprivano nel 2011 il ruolo di caporedattori in un quotidiano di proprietà dell’azienda ma dopo il licenziamento del secondo, hanno deciso di fondare un nuovo giornale, De Correspondent, con contenuti innovativi ma soprattutto più di 32mila abbonati che hanno pagato un minimo di 80 dollari per vedere nascere la nuova creazione della coppia.

«Nei Paesi Bassi il business dei giornali è ancora florido – ha spiegato Pfauth alla presentazione del Festival del giornalismo di Perugia ‘De Corrispondent: una storia di successo’ – e si aggira su un fatturato di 12 milioni di dollari l’anno. Abbiamo lasciato Nrc perché non ci è stata data la possibilità di innovare». È proprio l’entusiasmo dei due giornalisti che ha permesso la nascita di un sito di approfondimento che ha battuto ogni record di raccolta di donazioni. «Siamo andati contro tutti i consigli che abbiamo ricevuto – prosegue Pfauth –. Ci suggerivano di ridurre il personale, puntare su articoli brevi o post divertenti ma la nostra forza è stata quella di percorrere una strada nuova».

Illustrazione: Gianluca Costantini

Sono otto i giornalisti assunti a tempo pieno da De Correspondent, diciassette i freelance e cinque i dipendenti come personale di supporto. «Quando abbiamo fatto partire il crowdfunding a gennaio 2013 – ha detto Rob Wijnberg – pensavamo di raggiungere un obiettivo di 1.2 milioni di dollari. Dopo un intervista televisiva, gli abbonamenti sono cresciuti a dismisura superando tutte le nostre aspettative. Migliaia di persone hanno pagato una quota sulla fiducia, senza vedere prima il progetto del giornale. Grazie ai fondi raccolti che hanno raggiunto 1.7 milioni di dollari, abbiamo selezionato i migliori collaboratori tra i mille e ottocento curricula arrivati in redazione».

Il segreto del successo del giornale, a detta dei suoi due fondatori, sono proprio i collaboratori. «Abbiamo un’agenzia di creativi che si è già occupata in passato di aziende come Nike e Redbull – spiega Pfauth – che ha curato la creazione del sito internet. Il giornale si basa poi sui corrispondenti. Ogni giornalista ha una specializzazione e il lettore può ricevere i suoi singoli aggiornamenti. Non poniamo limiti al testo o agli argomenti da trattare e integriamo gli articoli con illustrazioni e fotografie originali».

De Correspondent – responsive from Momkai on Vimeo.

De Corrispondent utilizza un “soft paywall”, il lettore abbonato può leggere gli articoli ma anche condividerli con gli amici. «Chi visualizza un pezzo condiviso – ha detto Wijnberg – ha ben chiaro però che è fruibile perché è stato pagato da una persona. Sul sito non è presente la pubblicità e a nostra volta non ci promuoviamo. Questo vuol dire che ogni nuovo iscritto al paywall proviene da altri abbonati. In sette mesi siamo cresciuti del 74 per cento con oltre 32mila iscritti paganti. Il nostro obiettivo non è sconfiggere i media tradizionali ma migliorarne la qualità».

De Correspondent ha anche cancellato la parola “commento” dal sito. «I lettori sono dei “contributors” – ha concluso Pfauth –. Invitiamo ognuno a dirci la sua professione e a dialogare con i nostri giornalisti che sono diventati “conversation leader”. Costruendo conversazioni tra esperti sugli argomenti degli articoli, evitiamo anche che intervengano i troll». Non aspettare che l’innovazione faccia il suo corso ma essere attori in prima persona del cambiamento è l’insegnamento che Ernst-Jan Pfauth e Rob Wijnberg hanno regalato alla platea del Festival del giornalismo.

Davide Casati
@davidetweet