Europa anno zero: il ritorno dei nazionalismi

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“Europa anno zero. Il ritorno dei nazionalismi”, non è solo il titolo dell’incontro tenutosi sabato 9 aprile a Palazzo Sorbello, è anche un libro di Eva Giovannini in cui si analizza il panorama delle nuove destre europee. Rispetto ad altra letteratura di stampo giornalistico, il volume di Eva Giovannini – lo conferma anche Tonia Mastrobuoni, moderatrice dell’incontro – non ha la pretesa di formulare tesi, utilizzando il racconto solo come pretesto per fornire al lettore chiavi di interpretazione predefinite, avviene l’esatto opposto: seguendo il viaggio della giornalista attraverso sei paesi – Italia, Grecia, Germania, Francia, Ungheria, Regno Unito – e attraverso il racconto delle destre che li contraddistinguono, si scoprono paradigmi sul loro universo.

Nello scenario di crisi economica e di emergenze sociali di cui l’Europa è stata protagonista negli ultimi dieci anni, la Grecia, di tutti i paesi analizzati nel libro, rappresenta un’eccezione in quanto lì si è assistito a un’accelerazione degli sviluppi politici che si riscontrano ora anche nel resto del continente: innanzitutto c’è stato un ridimensionamento dei partiti tradizionali, seguito dalla creazione di una grande coalizione e, infine, dal rafforzamento della destra.

Secondo Loris De Filippi, le origini di questi caratteri che accomunano il continente sono da ricercarsi nella politica di deterrenza attuata in Europa già da inizio secolo, politica che poi si è evoluta con la creazione, per esempio, del muro in Bulgaria nel 2013 o del muro al confine tra Grecia e Turchia nel 2011 per prevenire l’ingresso illegale di immigrati e profughi.
Inoltre, innalzare muri lungo le frontiere europee significa sottovalutare il fenomeno migratorio: chi si trova in una condizione tanto disperata da essere costretto a fuggire da un paese in guerra, affrontando un viaggio potenzialmente mortale, non si lascerà fermare da una barriera, la disperazione lo spingerà comunque a tentare di oltrepassare il confine.

Nel contesto immigratorio è, ancora una volta, la Grecia – dice il presidente di MSF – a pagare il prezzo più alto: solo dall’inizio del 2016 sono arrivate sulle isole greche oltre 94 000 persone, mentre Idomeni, un campo greco sul confine macedone, avente una capacità di 1500 unità, attualmente ospita 11 000 profughi (di cui il 60% bambini).

La tragedia umanitaria di Idonei è stata causata dall’arbitraria decisione presa dall’Austria, in accordo con i ministeri degli interni dei paesi balcanici, di chiudere le frontiere fino alla Macedonia. La chiusura delle frontiere è stata anarchica e derogava agli accordi di Schengen.
La situazione che la Grecia sta vivendo in questo momento, con 50 000 persone bloccate all’interno del paese, di cui 14 000 ad Atene, senza neanche citare i numeri del centro di Lesbo, è la fotografia di una situazione terribile.

La destra di Alba Dorata ha avuto una reazione di chiusura nei confronti del problema dell’immigrazione, influenzando in maniera pesante le decisioni dell’esecutivo su questioni come l’ordine pubblico e il comportamento della polizia.

Bisogna però specificare che  nessuno dei leader intervistati nel libro – da Salvini ad Alba Dorata – accetta di essere definito di destra, tutti respingono tale etichetta. Eva Giovannini ne spiega la ragione quando dice che “questo fondamentalismo democratico, questa antipolitica che diventa iperpolitica”, in cui tutto deve passare attraverso strumenti di democrazia diretta, l’asse della politica ha cambiato direzione, non più orizzontale, ma verticale: il concetto di sinistra e destra, orfano dei grandi partiti del Novecento, ha perso importanza, cedendo la rilevanza allo scontro tra la base, il popolo, e i vertici istituzionali. Di questa collisione tra elettorato e istituzioni si sono appropriati i partiti, come quello di Alba Dorata, che, però, non possono dichiararsi apertamente di destra senza correre il rischio, in una condizione di fanatismo democratico, di perdere consenso. Quello che si percepisce dall’inversione del senso di marcia della politica europea è un diffuso senso di vittoria dei partiti nazionalisti che, forti del consenso popolare, sono già in grado di dettare le agende. Il loro successo è proprio dovuto a questo non prendere una posizione tra i tradizionali schieramenti politici, sostenendo invece, con una efficacia retorica, i cittadini contro due nemici ben identificati, l’Europa e l’immigrato.

Nessuna delle destre citate da Eva Giovannini sono nuove nel panorama politico (la Lega è il più vecchio partito italiano, UKIP è nato nel Regno Unito nel 1993, Alba Dorata esiste dal 1980, Front National dal 1974), ma tutte hanno avuto un exploit negli anni di crisi, grazie all’appoggio soprattutto di disoccupati, giovani e di chi dichiara un reddito al di sotto dei 35 000 Euro.