Europa: se ne parla poco o se ne parla male

Foto: Rita Alessia Dispoto
Foto: Rita Alessia Dispoto

La situazione della comunicazione su Europa e temi europei non è delle più felici. È quello che emerge dal convegno ‘Elezioni europee: comunicazione cercasi!’. Per la verità rispetto a qualche anno fa la situazione è cambiata. Una volta l’Europa era un oggetto quasi sconosciuto, adesso invece è al centro di molti ragionamenti politici. Ma proprio qui sta il paradosso: questo “risveglio europeo” è causato dalla crisi economica e dal montante euroscettiscimo. Dunque di Europa si parla o poco o in modo impreciso e settoriale. Cosa fare quindi per cambiare questo stallo? I vari relatori intervenuti hanno offerto alcune proposte.

Fabio Raspadori dell’università di Perugia parte dal primo confronto pubblico televisivo tra i candidati alla presidenza della Commissione Europea, svoltosi il 28 aprile scorso. «Il dibattito – queste le sue parole – poteva essere un occasione storica ma mi pare che i principali media, anche stranieri, non ne abbiano quasi parlato. C’è stato un silenzio problematico e non certo perché le istituzioni europee contano poco. In Italia come al solito persiste la miopia politica e per la campagna elettorale delle europee si parla solo di problematiche nazionali. Eppure nonostante tutto dobbiamo crederci e provarci, perché siamo animati da passione civile».

Gli fa eco la collega Diletta Paoletti, secondo la quale «con il trauma della crisi si è tornati a parlare di Europa, ma in modo negativo. L’informazione in questo senso è lacunosa o settoriale, per esempio relegata solo all’ambito economico, mentre vengono tralasciati alcuni settori di primaria importanza come la legislazione, i bandi progettuali, le opportunità internazionali, l’iniziativa popolare di legge europea. Una soluzione che dal 2008 abbiamo proposto nel nostro ateneo di Perugia è quella del progetto FISE (Finestra sull’Europa) con due pagine mensili sul Corriere dell’Umbria e un nuovo appuntamento settimanale, in vista delle prossime elezioni europee, sul Tg regionale. Da qualche anno poi il progetto è stato portato su scala nazionale tentando di coinvolgere, anche se non è stato facile, altri quotidiani locali. Purtroppo ancora oggi l’opinione pubblica è molto poco informata sull’Europa, anche tra gli stessi operatori dell’informazione».

Interviene anche Alvaro Fiorucci del Tg regionale Umbria: «parlare di Europa non è una cosa da specialisti, è fare servizio pubblico. C’è bisogno di una nuova alfabetizzazione». Concetti condivisi da Massimo Persotti del Dipartimento di Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Il progetto FISE – ha affermato – è stato senza dubbio innovativo perché ha permesso di regionalizzare l’informazione europea, ovvero di calare nel contesto territoriale le notizie sull’Europa, ad un livello più vicino ai bisogni della quotidianità del cittadino. L’Europa, infatti, ha un impatto positivo nella vita di ogni giorno. Siamo arrivati alla contraddizione che si parla di più di Europa proprio perché se ne parla male. In realtà si critica e si ha poca fiducia in qualcosa che non si conosce a pieno. Certo i problemi e i difetti dell’Europa ci sono ma noi dobbiamo puntare sugli aspetti positivi. Questo vale anche per i giornali perché, come si dice nel settore, solo migliorando la qualità del prodotto si potrà sperare di avere un risalto maggiore e favorevole».

 Enrico De Col