Gian Antonio Stella si è raccontato al Festival, parlando di montagna con Andrea Ferrazzi, responsabile dell’agenzia giornalistica Ait Dolomiti. Nella conversazione si è ragionato a ruota libera sulle politiche della montagna e sulla letteratura alpina: sullo sfondo le Dolomiti bellunesi, un paesaggio unico nel suo genere, che Stella ama in modo particolare.
“Nel mio libro La casta, scritto con Sergio Rizzo, abbiamo trattato di varie questioni ponendo alcuni problemi in modo non volgare, in pratica abbiamo fatto il nostro mestiere di giornalisti civili” ha iniziato a raccontare Stella. “Tra questi c’è la questione delle Comunità Montane e qui va fatta la distinzione tra quelle molto efficienti e quelle farlocche come quelle nel sud Italia che non hanno senso di esistere. In questo caso ancora una volta la politica non ha avuto il coraggio di fare una scelta e le ha cancellate tutte, anche quelle che funzionavano e le ha rimpiazzate con le unioni dei comuni. La montagna ancora una volta non rientra negli interessi della politica nazionale, forse perché andare in montagna è faticoso e i nostri politici preferiscono andare al mare. Eppure la montagna costituisce il 54% del territorio italiano e dovrebbe essere presa più sul serio. Prendiamo ad esempio il turismo, che a livello mondiale è in pieno boom. Ma lo Stato ha delegato le competenze alle Regioni e, per esempio, il Veneto ha delegato a sua volta i comuni. Non esiste quindi una visione unitaria. Come possiamo pretendere di vendere il nostro prodotto turistico a libello mondiale se ognuno fa per se?”.
“È inutile rimpiangere un passato bucolico della montagna (e qui il grande maestro non può che essere Mario Rigoni Stern), ma lo sviluppo edilizio selvaggio degli ultimi decenni si poteva evitare, e non citiamo il caso più drammatico, ovvero il Vajont. Oggi abbiamo esempi terribili di alberghi e grattacieli che rovinano posti bellissimi. Secondo me la tradizione della montagna ci insegna l’uguaglianza e il rispetto dell’ambiente. Un ambiente unico e irregolare, mai uguale: sempre pieno di sfumature diverse. La montagna è quindi al tempo stesso molto aspra ma dotata di grande dolcezza”.
“In alcune zone, per esempio nella provincia di Belluno, ci sono diverse spinte secessioniste che non si possono negare” ha aggiunto Stella. “Si denota un bisogno di autonomia e voglia di un governo diverso del territorio, ma non pensiamo che realtà come il Trentino siano prive di contraddizioni. Per esempio hanno un proliferare di enti intermedi di governo — comunità di valle, circoscrizioni, provincie, etc. Concludo dicendo che i nostri politici dovrebbero fare una bella gita in montagna per capire i reali bisogni, perché le Dolomiti sono patrimonio di tutti”.
Enrico De Col