Gipi oltre il disegno: cinema, satira, i corti per Propaganda live

“In realtà vi stavo per fare un grandissimo pacco perché non dovevo esserci”, con queste parole ha esordito Gipi (pseudonimo di Gian Alfonso Pacinotti) giovedì sera alla 13esima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo, che per l’occasione ha organizzato l’evento presso la meravigliosa Sala dei Notari nel Palazzo dei Priori. Fortunatamente per tutti i presenti l’artista toscano ha deciso poi di raggiungere Perugia e accontentare i numerosi fan, che nonostante una pioggia battente e gelida, hanno atteso pazientemente l’inizio del dibattito. L’affetto dei tanti ammiratori per il poliedrico autore è dimostrato dalla fila chilometrica che si è creata pian piano davanti al maestoso palazzo che ospita l’incontro.

La satira è ancora utile e necessaria? Di questo e molto altro si è discusso con e Gipi e Gero Arnone  nella seconda giornata della manifestazione. Dopo un breve corto, i due sono saliti sul palco trovando ad attenderli Luca Valtorta che ha moderato l’incontro. Il giornalista inaugura il dibattito ringraziando il pubblico e soprattutto Gipi per la sua presenza – scopriremo dal collega e amico Gero Arnone che il famoso autore ha subito recentemente un grave lutto (la mamma è venuta a mancare proprio qualche giorno fa) e comprendiamo i dubbi che affliggevano uno dei più importanti fumettisti/illustratori presenti all’interno dello scenario italiano. Gli autori dei corti di Propaganda Live hanno esordito dimostrando sin dal primo istante una grande amicizia e affiatamento che trapela proprio quando Arnone racconta – con una particolare ironia che custodisce al contrario un grande affetto – il recente dolore che Gipi ha dovuto affrontare.

L’incontro continua tra una battuta ed un’altra senza esclusione di colpi, trascinando il pubblico a conoscere la nascita del connubio tra Gipi e Arnone, che li porta – nel corso degli anni – a instaurare un sodalizio non solo professionale ma basato su un forte affiatamento creativo e di stima reciproca. “Scommetto che conoscete tutti Rocco Casalino, ma se vi chiedessi chi è Lucian Freud quanti di voi mi saprebbero rispondere?” domanda incuriosito Gipi. Effettivamente sono in pochi ad alzare la mano e questo non fa altro che rafforzare l’idea che sta maturando dentro di sé. “Sappiamo tutto su Casalino e non su Freud, un pittore eccezionale, dovremmo ribellarci!”. Conclude amaramente.

Giocando con il pubblico e coinvolgendolo i due introducono poi la trama del loro ultimo film (Il ragazzo più felice del mondo, 2018 Fandango). Gipi racconta la genesi che si nasconde dietro la sua opera. Tutto inizia nel 1997 quando riceve una lettera scritta a mano da un ammiratore dei suoi lavori, il fan si firma Francesco e dice di avere 15 anni, come tanti ragazzini della sua età ha il suo idolo e proprio a lui decidere di chiedere uno “schizzetto”, per usare le sue parole, con dedica. “Il disegno alla fine non glielo faccio”, ammette Gipi. La richiesta non verrà quindi esaudita, ma quello che più colpisce è ciò che accade successivamente e che ha davvero dell’incredibile: vent’anni dopo – scorrendo la propria bacheca Facebook – scoprirà di non essere l’unico artista ad avere ricevuto la lettera che trasuda il più puberale entusiasmo, un altro disegnatore posterà infatti la stessa carta con le medesime richieste, dove verranno modificati giusto alcuni particolari e l’oggetto. Inizia per Pacinotti un periodo di indagini che lo porterà a scoprire che all’interno del mondo del fumetto italiano moltissimi altri artisti hanno ricevuto la lettera. Gipi intuisce che esiste una grande storia da raccontare, dovrà essere un documentario che porterà a conoscere Francesco e la sua vita personale con un finale a lieto fine, tutti i grandi disegnatori coinvolti, una volta saliti su un bus, incontreranno il famoso “quindicenne” per conoscerlo e realizzare finalmente il suo sogno facendolo finalmente diventare “il ragazzo più felice del mondo”. Ma l’analisi di una grafologa interromperà il suo desiderio iniziale costringendolo a modificare l’evolversi del lungometraggio. “Non vi dico altro altrimenti vi rovinerei la trama”, spiega infine.

Si è passati poi alla visione di vari cortometraggi che hanno divertito l’eterogeneo pubblico, il primo di questi è stato Mamma che narra in pochi minuti i tanti conflitti che un nostalgico del comunismo deve affrontare quotidianamente nel mondo moderno, tra acquisti online, spedizioni Amazon e Black Friday. Arnone spiega come questi lavori nascano quasi spontaneamente senza una vera e propria metodologia di studio, le idee semplicemente si fondono grazie ad un lavoro di squadra. I toni si fanno più seri quando il dibattito viene spostato sulla questione politica italiana di oggi, l’avversione contro la classe dirigente è palpabile dalle parole di Gipi, l’autore si sente inerme davanti alle azioni che settimana dopo settimana si protraggono. Impossibilitato e limitato dalla stessa satira che ritiene oramai un’arma sterile incapace di ferire e colpire. “Almeno non più come una volta”, dice. Al contrario, spiega, quest’ultima non fa altro che rafforzare – nel bene o nel male – l’establishment politico attuale, servendolo di ulteriore visibilità, non rimane che utilizzarla a scopo terapeutico come unica valvola di sfogo personale. Gipi conclude infine il discorso spiegando come per lui l’unica speranza sia rappresentata dal dover affidare alle nuove generazioni, magari grazie a nuovi tagli comunicativi, la “lotta”.

Viene poi proiettato un terzo cortometraggio dal nome “Puf” che ironizza sapientemente sulla “chiacchierata” dichiarazione del Ministro Lorenzo Fontana in riferimento alle famiglie Gay, seguito da un altro video che vede come protagonista un messaggio privato WhatsApp di Rocco Casalino inviato a Gero Arnone. Comprendiamo che è l’attualità è al centro dei vari lavori del fortunato duetto e che i video vengono creati artigianalmente e montati nel giro di poche ore prima di essere inviati alle redazioni televisive. L’evento continua con l’intervento del pubblico che porge diverse domande a cui Gipi risponde entusiasta. Ancora una volta si riporta il dibattito sulle problematiche di oggi e in particolare sulla questione della gestione dei flussi migratori in Italia. Uno spassosissimo corto battezzato “L’eletto” – che strizza l’occhio al cinema di fantascienza anni ’50 – anticipa il video che ci conduce verso la conclusione della serata, dopo un fragoroso applauso dell’intera sala i protagonisti si alzano e si godono in disparte l’ultimissimo corto che li vede questa volta ballare e cantare.