Giuseppe Fava e Ilaria Alpi: due esempi di grande giornalismo

Foto: Pierluigi Brandi.
Foto: Pierluigi Brandi.

Pippo Fava era un intellettuale, direttore responsabile del Giornale del Sud e fondatore della rivista I Siciliani. Uscendo dalla redazione, il 5 gennaio 1894, venne ucciso dalla mafia con quattro colpi d’arma da fuoco alla nuca.

Ilaria Alpi era un giornalista. Il 20 marzo 1994 venne uccisa, e con lei l’operatore Miran Hrovatin, mentre si trovava in Somalia come inviata del Tg3.

Entrambi sono morti facendo il proprio lavoro: cercando notizie e informazioni su storie che sono costate loro la vita. Ed è proprio in ricordo di Giuseppe Fava e di Ilaria Alpi il panel che si è svolto venerdì al Teatro della Sapienza. Un ricordo che vuole essere innanzitutto un esempio per i giornalisti più giovani e per tutti coloro che vogliano raccontare la verità.

“Parlare di loro è sempre una fonte di ispirazione – ha esordito Annalisa Camilli di Internazionale, moderatrice dell’incontro – non volevano essere degli eroi, ma testimoni. Erano giornalisti seri al servizio della collettività. Raccontavano i fatti con discrezione, lasciandoli parlare da soli”.

“Fava era un intellettuale a tutto tondo” – ha raccontato Antonio Roccuzzo, oggi giornalista al Tg di La7, che ha fatto i suoi primi passi proprio insieme a Giuseppe Fava, all’interno della redazione della rivista I Siciliani. – “Se fai questo lavoro seriamente e con passione, non hai alternativa se non quella di dare delle notizie. Non puoi essere un giornalista che davanti ai fatti gira la testa dall’altra parte. Questo ci insegnava Pippo, in un contesto, quello della Sicilia degli anni ’80, davvero difficile”.

L’avventura de I Siciliani è riuscita a proseguire, almeno nelle intenzioni, anche dopo la morte del suo fondatore. E nel 2011 è nata una nuova rivista mensile che ne riprende le tematiche e l’approccio: Siciliani Giovani. “Siamo una rivista di antimafia che si concentra sulle inchieste – ha spiegato Valeria Grimaldi – siamo divisi in varie redazioni in giro per l’Italia e cerchiamo di raccontare delle storie che possano diventare un problema collettivo, che non rimangano solo una questione locale, come per esempio il Muos di Niscemi”.

La morte di Ilaria Alpi è ancora fonte di mistero e di molte domande. Per cercare di trovare delle risposte, Francesco Cavalli dell’associazione Ilaria Alpi, e Andrea Palladino, giornalista, hanno ripercorso il suo viaggio in Somalia. “Abbiamo cominciato a lavorare sugli appunti che Ilaria aveva lasciato a Roma – ha detto Cavalli – ci siamo chiesti su cosa stesse lavorando, quali tracce avesse trovato. Tutte le registrazioni e i taccuini che ha portato a Mogadiscio sono andati perduti. Ilaria era in Somalia per indagare sul traffico di rifiuti tossici illegali, nel quale probabilmente era coinvolte delle istituzioni e delle aziende italiane. Finalmente nel 2005 siamo riusciti a partire per Mogadiscio”. A seguito dello tsunami che a fine 2004 aveva colpito le coste del Sud Est asiatico si erano spiaggiati in Somalia dei fusti contenenti rifiuti tossici.

“Nel nostro secondo viaggio abbiamo analizzato un pezzo di strada costruito con i fondi della cooperazione arrivati dall’Italia sotto il governo Craxi. Quello che abbiamo scoperto sono stati bidoni di rifiuti sotterrati durante i lavori di costruzione della via di comunicazione”, ha concluso Cavalli. “La Somalia nel 1994 è stata un’importante viavai per i soldi italiani – ha aggiunto Andrea Palladino – per la sua distanza è stata considerata come una zona franca da istituzioni e aziende. Inoltre, a dimostrare che si vuole mantenere un mistero attorno all’omicidio Alpi, c’è anche la prima nota diffusa dal Sismi della sede di Mogadiscio il 21 marzo ’94, nella quale si indicava la morte della giornalista e dell’operatore come un attentato pianificato e diretto alla persona di Ilaria. In una seconda versione, l’omicidio diventava una rapina finita in tragedia”.

Molta è quindi l’amarezza che rimane attorno alla storia di Ilaria Alpi, una vicenda che potrebbe ottenere nuova visibilità con la desecretazione, annunciata dal governo, di alcuni documenti riguardati l’agguato di Mogadiscio.

Giulia Perona
@GiuliaPerona