Gli esteri te li racconto: i podcast e la nuova narrazione del mondo

Nel corso degli ultimi anni diversi nuovi podcast si sono affacciati sulla scena mediatica della nostra penisola. Alcuni degli autori di questi si sono confrontati nel corso del panel Gli esteri te li racconto: i podcast e la nuova narrazione del mondo.

Giada Messetti ha aperto la discussione facendo notare come in Italia i podcast siano ancora poco diffusi e molto legati alle trasmissioni radiofoniche, nel senso che – nella gran parte dei casi – sono mere registrazioni di programmi già trasmessi in modulazione di frequenza.

Non è il caso di Risciò, la trasmissione della Messeti, il cui obiettivo è dare una chiave di lettura sulla Cina che consenta di comprendere le singole notizie, spesso prive di contesto che appaiono nei media generalisti e mainstream. In assenza di una rappresentazione completa si provoca una visione del paese asiatico non corrispondente a realtà, esagerata in un senso o nell’altro. A confermare gli intenti del programma è intevenuto Simone Pieranni, co – autore di Risciò in collegamento da Roma, che ha dato innanzitutto il merito dell’idea del podcast di cui è speaker alla collega e ha dichiarato che la parte da lui preferita nel workflow è cercare i contributi d’archivio, che gli ha permesso di aumentare la sua conoscenza della Cina.

Francesco Costa, vicedirettore de Il Post e collegato da Milano, ha confermato la mancanza di un mercato per i podcast nel nostro Paese, proseguendo poi a raccontare invece della sua esperienza con il podcast Da Costa a Costa, sulla campagna elettorale per le ultime presidenziali americane e il primo anno di mandato di Trump. Molto rilevante per questo suo progetto è stato Carlo Annese di PianoP, la piattaforma italiana dei podcast giornalistici, che lo ha stimolato e aiutato nella produzione del podcast, così come l’intervento dei suoi ascoltatori che hanno volontariamente finanziato con 33 mila euro i numerosi viaggi in USA del giornalista.

È stata una spinta emotiva quella che ha convinto la giornalista Barbara Schiavulli a produrre un proprio podcast. Ha iniziato scrivendo su Facebook ciò che secondo lei i giornali non riportavano in merito al Medio Oriente, ambito di suo particolare interesse. A suo dire, la ragione per cui la stampa tratta di certe questioni è “perché non interessano al pubblico” Ma in realtà – ha proseguito Schiavulli, co – fondatrice di Radio Bullets – l’interesse da parte della popolazione è presente, e ciò è testimoniato anche dall’aver raccolto diverse migliaia di euro, come similmente avvenuto per Costa, per un suo viaggio in Venezuela, dove è in corso una crisi che pochi media stanno coprendo.

Anche Messetti ha sottolineato come l’interesse del pubblico sia più vivo che mai e ne sono testimone i diecimila download per puntata in media che Risciò ha ottenuto solo mediante passaparola, “anche se non siamo certamente al livello degli Stati Uniti in cui 70 milioni di persone ascoltano podcast” continua la giornalista.

Per quanto riguarda il recupero dei fondi per la produzione di podcast a livello professionale, Costa ha riportato la sua esperienza con il Postcast, che pur avendo ricevuto una buona accoglienza da parte del pubblico non ha visto un mercato pubblicitario particolarmente eccitato.

Pieranni ha poi sostienuto che il problema sia di sistema e da imputare ai grandi dell’informazione, i quali avrebbero dovuto abituare il pubblico a non avere tutto gratuitamente. Su quest’ultimo punto anche Schiavulli è convinta che per avere informazione di qualità si debba essere disposti a pagare.

Ciò su cui tutti gli autori hanno concordato è che i podcast consentono di rappresentare le situazioni che il giornalista si trova a testimoniare in maniera più precisa, nella gran parte dei casi, rispetto alla scrittura. A questo proposito Messetti ha citato (e fatto ascoltare brevemente alla sala) l’esempio della voce di Peng Liyuan, la moglie del presidente cinese Xi Jinping, un soprano con un’impostazione vocale completamente differente rispetto a quella dei cantanti operistici occidentali, proprio per meglio spiegare come con i podcast, quindi attraverso un audio, sia comparativamente più facile far capire all’ascoltatore un concetto o la realtà che ci si trova davanti piuttosto che cercare di farlo usando la scrittura. È curioso quindi, e possibile quasi esclusivamente attraverso i podcast, riportare situazioni simili che consentono una caratterizzazione che altrimenti mancherebbe.

In conclusione Costa si è detto convinto che, se si facesse capire al grande pubblico la validità dei podcast e del relativo lavoro, sicuramente arriverebbero altri ascoltatori. Pieranni invece ha ricordato che sarebbe il caso di tenere bene a mente che il podcast è un prodotto professionale, che richiede una certa preparazione, sostienendo inoltre che – anche se il loro pubblico potenziale aumenterà in futuro – rimane convinto che i podcast rimarranno sempre un prodotto di nicchia.