Uno dei temi che ha avuto più risalto nel corso della campagna elettorale per le ultime elezioni politiche è stato sicuramente quello europeo. Di questo hanno discusso sabato mattina alla Sala dei Notari – nel corso di un panel organizzato durante il Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia – la giornalista Adriana Cerretelli, il Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea Beatrice Covassi,il Presidente della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale Franco Frattini e il giornalista David Parenzo.
Quest’ultimo ha aperto la discussione esplicitando un suo pensiero in merito all’anti – europeismo: secondo Parenzo tutti i Governi hanno, chi più e chi meno, scaricato le colpe delle politiche di rigore sull’Unione Europea e sarebbero quindi gli esecutivi nazionali i responsabili di un diffuso sentimento ostile all’Europa. Frattini ha confermato parzialmente la visione di Parenzo aggiungendo però che l’Unione Europea agisce in modo criticabile, per esempio in merito alla politica migratoria in cui – a detta dell’ex ministro – manca una percezione popolare di effettivo aiuto da parte dell’Unione. E le persone, ha continuato Frattini, votano in base a ciò che percepiscono. In questo ha evidenziato quindi una difficoltà della Commissione Europea, a far percepire davvero il proprio contributo. Tra i comportamenti criticati da Frattini c’è inoltre quello proprio di alcuni leader europei i quali si sono – a suo dire – “intromessi” su questioni politiche italiane poco prima delle ultime elezioni di marzo e questo, sempre a suo dire, è un comportamento che andrebbe evitato, in quanto può causare poi reazioni negative da parte dei cittadini.
E’ intervenuta quindi, in rappresentanza della Commissione Europea, Beatrice Covassi spiegando il suo ruolo di ambasciatore del Presidente della Commissione UE in Italia e sostenendo come, da parte delle istituzioni europee, si sia finora “giocato in difesa” mentre lei desidererebbe “giocare d’attacco” e fare in modo che ci sia un dialogo vero con i cittadini, che porti ad una maggior legittimazione democratica dell’UE. La rappresentante della Commissione ha raccontato infatti che quando vent’anni fa ha lasciato l’Italia, l’80% della popolazione era europeista mentre ora la situazione è ben diversa. Secondo lei ciò che ha contribuito ad una scarsa percezione positiva generale è la narrazione spesso adottata dai giornalisti, che non si concentra su quanto ci sia di positivo, e la scarsa pubblicizzazione delle iniziative e dei progetti in ambito locale su cui l’Europa investe.
Si è passati poi ad analizzare quali sono gli erronei atteggiamenti dell’Italia. Adriana Cerretelli è intervenuta su quanto riguarda i fondi europei: l’Unione dà molti fondi all’Italia, che però spesso non utilizza, mentre le amministrazioni locali e quella nazionale italiana sono famose per non essere in grado di presentare nel giusto modo i progetti europei, necessari invece per ottenere i fondi. Viene affrontato poi il tema della European Medicines Agency (EMA), la cui sede è stata assegnata ad Amsterdam al termine di un intenso negoziato. Per Frattini l’Italia non è stata abbastanza combattiva, mentre l’Olanda aveva il proprio Primo Ministro a presidiare le votazioni, dimostrando con ciò di ritenere la questione di cruciale interesse per il Paese, al contrario dell’impressione fornita dall’Italia che ha inviato una rappresentanza di livello non apicale come quella dei Paesi Bassi.
Una delle critiche mosse all’UE – riportate da Parenzo – è che questa sia composta da burocrati i quali sono troppo legati al rispetto della mera norma e non effettuano valutazioni di tipo politico sull’impatto delle loro iniziative. A questa ha risposto Covassi, dicendo come sia quindi necessario un maggior raccordo tra i Paesi membri e la Commissione da effettuarsi secondo lei attraverso gli Uffici di rappresentanza della Commissione nelle diverse nazioni.
Questione calda e cruciale introdotta da Parenzo è pure quella dell’introdizone dei dazi che Cerretelli ritiene – da una prospettiva italiana – “follia”. Secondo Frattini i localismi pro dazi sono iniziati con l’invasione sul mercato dei prodotti cinesi e da questo ne è derivata la complessità nello spiegare a imprenditori in difficoltà che, attraverso il libero commercio, rivoli di ricchezza potranno arrivare anche a loro. L’ex Ministro Frattini ha sottolineato come il settore agroalimentare italiano perda tre miliardi l’anno a causa delle sanzioni imposte verso la Russia e come le ragioni di solidarietà euro – atlantica che possono aver motivato questi dazi, non sono chiare (o condivise) dagli impiegati del settore. Cerretelli ha ribattuto che giustificare queste posizioni significherebbe però dire no alla globalizzazione e alla concorrenza sana quando, secondo lei, sarebbe auspicabile – invece che erigere muri – puntare sulla qualità dei prodotti.
La rappresentante della Commissione UE in Italia ci ha tenuto a sottolineare che gli accordi di libero scambio progettati o raggiunti dall’UE tengono conto non solo gli interessi dei grandi produttori ma anche di quelli medio piccoli. Una categoria che da lei citata che avrebbe grandi danni dall’imposizione di dazi – e che invece beneficia del libero commercio – è, per esempio, quella dei produttori di vino.
Per quanto riguarda la difesa europea – altro rilevante argomento affrontato in seguito all’attacco contro la Siria avvenuto nel corso della notte precedente l’incontro da parte di Stati Uniti, Regno Unito e Francia – Covassi ha spiegato che la cooperazione rafforzata in tema di difesa sia un primo timido step reso possibile anche dall’uscita del Regno Unito, che a questa si era sempre opposta. Per Frattini la vicenda siriana mostra come sia assente una politica estera europea e non ci sia stata unità di vedute. Inoltre lui è dell’idea che che quest’azione militare sia stata motivata anche da problemi interni dei Paesi coinvolti, che hanno così trovato un modo per sviare l’attenzione. L’ex Ministro ha definito la Siria “polveriera del mondo” sostenendo come in quest’attacco manchi una visione strategica e definendo questi bombardamenti “un’azione dissennata”.
Al termine dell’incontro, oltre sottolineare le difficoltà che ci sono nel mettere d’accordo ventotto paesi membri, Frattini ha sostenuto che l’UE dovrebbe usare a livello di politica estera il proprio soft power, in modo da coinvolgere tutti i Paesi in un discorso incentrato sui diritti umani.