I colori della cocaina: dal Messico all’Italia

Foto: Danila D'Amico.
Foto: Danila D’Amico.

“Non riesco a credere che la coca sia diventata bianca, per me resta inequivocabilmente scarlatta. Anzi rosso sangue”.

Lucia Capuzzi, giornalista dell’Avvenire, al centro G. Alessi, porta alla luce, con il suo libro Coca rosso sangue, l’ambiguità, la doppia faccia della cocaina: due colori, il bianco e il rosso. Il colore pulito, del divertimento, che la coca assume in Europa e il colore del sangue, delle vittime sconosciute e incoscienti, che non sanno quello che succede, ma ne pagano le conseguenze. Le vittime dei narcotrafficanti. Quel rosso che Edu Ponces, foto reporter e co-fondatore di RUIDO, proietta negli occhi commossi dei presenti con le sue fotografie.

Edu Ponces fotografa per cambiare la realtà. Racconta le storie e le vite che vengono sconvolte dal passaggio della droga sulla via più pericolosa del mondo, che attraversa il centro America, portando con sé omicidi e violenza. Questa via, però, non è una tratta solo per la cocaina, ma anche per uomini, i migranti clandestini che con un viaggio estremo cercano di raggiungere El Paso per entrare negli Stati Uniti.

Il problema, ciò che lega la droga agli omicidi, è la corruzione, necessaria ai narcotrafficanti per portare a termine i commerci. Gruppi di ex militari convertiti alla criminalità organizzata (i Setas) sono il peggior incubo dei migranti. Uccidono e stuprano le donne senza criterio né remore e la paura che seminano è limpidamente raccolta negli occhi degli uomini che non sanno se potranno ancora svegliarsi la mattina dopo.

L’ONU ha stilato la classifica delle zone più pericolose del mondo, basandosi sul tasso di omicidi. L’America è il continente più violento, nello specifico il centro America e il triangolo Honduras-San Salvador-Guatemala. Qui si gettano le basi per quel viaggio mortale che porta al Messico e, poi, agli Stati Uniti.

Andrea Riscassi, giornalista della Rai elenca dati raccapriccianti come a confermare che sì, quelle foto e quei racconti che ci lasciano increduli sono veri, accade per davvero. Solo negli ultimi cinque anni 50mila omicidi e il 90% dei delitti, ancora resta impunito. Sono numeri da guerra anche se, formalmente, la guerra non c’è.

Tutto questo, però, il rosso della cocaina “da quella parte” è strettamente connesso con il bianco della cocaina che arriva in Europa. Viene prodotta in Colombia, ma non si consuma lì. Una volta raggiunto il confine, la droga prende due strade: USA o Europa. E in Europa, la principale associazione broker è italiana: la ‘Ndrangheta.

Ciò che più colpisce, quindi, è che l’Italia, in tutto questo ha un ruolo, e un ruolo molto rilevante. La mafia usa i ricavati del narcotraffico per infiltrarsi nella nostra economia, sfruttando imprenditori in crisi che cedono alla tentazione di scendere a compromessi. Accettano soldi macchiati di sangue inconsapevole. La ‘Ndrangheta, infatti, ha stretto i suoi primi affari proprio con i sanguinari Setas, portando così, in Italia, i riflessi e le ombre di quei volti, quei corpi, straziati dal dolore sia fisico che mentale. La coca non pesa solo su chi ne fa uso ma, anzi, pesa anche e soprattutto sulle popolazioni che vengono travolte dal suo passaggio. Senza possibilità di scelta.

L’incontro si chiude con una richiesta, da parte del pubblico, di speranza, dopo tutto questo orrore. Edu Ponces sorride, ci pensa e inizia a raccontare la commuovente storia dei medici di San Salvador. Non sono medici, ma semplici studenti di medicina, magari ancora ventenni, che lottano giorno e notte, per salvare vite senza fare domande. “Loro sono il futuro del paese, loro lottano per tenere in piedi la loro gente, loro mi danno speranza.”

Martina Stefanoni
@MaStef94