I trucchi giusti per creare un video politico virale

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Non è vero che la televisione è morta. Non è vero che internet la sta uccidendo, anzi, tutto il contrario.

È questa la premessa di Alberto De Giglio, autore e regista specializzato in spot e campagne pubblicitarie, nel workshop Tecniche del video editing virale per la politica, che si è svolto oggi alle 17.30 nella Sala Priori dell’Hotel Brufani. Tra i lavori di De Giglio alcuni video per siti come Quink e per candidati politici locali e nazionali. Qui a Perugia ha spiegato come creare un video di successo nell’ambito della politica, tenendo sempre un occhio alla condivisione e l’engagement dello spettatore.

Il web sta cambiando le regole dei video e ne sta facendo crescere la richiesta. È per questo che comunque l’80% delle persone in Italia continua a informarsi attraverso la televisione e che quindi i dati di ascolto del piccolo schermo siano in aumento. Sono 5 miliardi i video visti su YouTube in Italia, con 27,5 milioni di utenti e un tempo dedicato alla visione che si calcola a 16 ore al mese individuali.

Ma quali sono i requisiti che rendono un video virale, soprattutto nella comunicazione politica?

I punti importanti da tenere a mente sono pochi ed essenziali: l’attenzione dello spettatore si focalizza sui primi 20 secondi (di un video che complessivamente non deve durare più di due o tre minuti) per cui bisogna concentrarsi sul ritmo che dato dal montaggio e sulla colonna sonora del video. Con queste prime informazioni non bisogna mai scordare che ciò che rende un racconto per immagini coinvolgente sono la sua capacità di parlare alla sfera emotiva dello spettatore e a quella razionale, cioè quella che si genera con la denuncia e l’informazione.

Se avete a che fare con un politico non troppo brillante dal punto di vista della comunicazione e con una tematica senza troppo appeal per l’italiano comune, dovrete trovare altri modi per rendere il vostro video virale: se non è il protagonista a muoversi saranno le immagini a essere veloci e generare ritmo, attraverso un montaggio più serrato o con cambi di inquadratura.

Un’altra difficoltà con cui è possibile scontrarsi è la lunghezza eccessiva del video. Si diceva che un racconto non dovrebbe mai superare i tre minuti sul web, ma questo non è sempre vero: gli ultimi dati sembrano indicare un cambiamenti di tendenza (introdotto dalla possibilità di vedere il contenuto online anche sul proprio schermo televisivo attraverso alcuni device). Se il video non può essere ridotto per l’importanza delle tematiche o per valorizzare la sua onestà (ricordandosi sempre che un buon montatore può cambiare il significato di qualsiasi fenomeno) allora sarà necessario puntare ad altre caratteristiche, come la narrazione, il ritmo e la colonna sonora.

Giulia Perona
@GiuliaPerona