Il data journalism, investimento e guadagno per le redazioni

Foto: @CarloFelice
Foto: @CarloFelice

Pensare al giornalismo come a un’azienda startup. Capace di creare un guadagno dall’utilizzo (lecito) dei dati. È il tema della discussione “Una pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno? L’utilizzo dei dati può produrre introiti per le redazioni?” che si è tenuta il 16 aprile nella Sala Raffaello dell’Hotel Brufani.

Nell’epoca della digitalizzazione, è diventato impossibile per il giornalista pensare di trasferire il ‘vecchio’ modo di fare giornalismo per far fronte alle nuove necessità. Oggi sono tante le redazioni che danno priorità alla versione online delle loro testate. Diventa quindi fondamentale il ruolo dell’utente, che attraverso i click permette di conoscere l’interesse che una notizia ha suscitato. “Le redazioni hanno bisogno di utenti” ha detto Sharon Moshavi dell’international Center for Journalists. L’obiettivo è quello di coinvolgere e fidelizzare il lettore, anche attraverso la creazione di applicazioni a pagamento che propongono la visualizzazione di dati utili all’utente e allo stesso tempo rappresentano un introito per le redazioni.

Come ha detto detto Mirko Lorenz di Datawrapper: “Mettere un prezzo a ogni atto giornalistico ne fa perdere il valore”. Ma ci sono aree in cui è giusto che una redazione operi, in particolare quella degli investimenti e dello sviluppo di servizi editoriali.

Gli esempi positivi sono numerosi. Moshavi ha parlato di alcuni progetti sviluppati in Africa, applicazioni a pagamento che offrono all’utente dati di vario genere e grazie agli introiti che ne derivano permettono di pagare il personale che le ha sviluppate. È il caso di Star Health, basata su sms a pagamento, che ha coinvolto alcuni sviluppatori del Kenya e frutta sedicimila dollari a settimana. Modelli che potrebbero essere applicati con facilità anche in ambito giornalistico. Quello che conta è fornire agli utenti dati e informazioni affidabili e utili. Una formula che si basa sulla cooperazione tra lavoro giornalistico d’inchiesta e sviluppo tecnologico.

Sperimentazione è la parola chiave. Si tratta di progetti che non richiedono un budget iniziale elevato, si parla di qualche migliaio di dollari. È vero però, come ha detto Raju Narisetti, vicepresidente senior e vicecapo delle strategie di News Corp, che 3000 dollari possono sembrare pochi, ma per un paese dell’Africa sono una cifra importante. Quindi sì alla sperimentazione, ma evitando gli sprechi di denaro.

Ma come conciliare in una redazione le esigenze del lavoro giornalistico con lo sviluppo tecnologico? Unendo le forze del settore redazionale con quelle del settore business, realizzando un efficiente piano marketing e ricordando sempre che fornire dati richiede un continuo aggiornamento e gli aggiornamenti richiedono costi aggiuntivi.

Altro elemento fondamentale: la capacità di ragionare a lungo termine. “Oggi – ha detto Narisetti – molti progetti interattivi, anche straordinari, sono spinti solo dalla passione. Si cerca di vendere il prodotto ma poi si passa oltre”. Una volta pubblicati invece i prodotti che si basano sui dati, deteriorandosi in breve tempo, dovrebbero essere coltivati nel tempo.

Una sfida che il mondo del giornalismo deve affrontare trovando un compromesso tra le necessità e le esperienze dell’utente e l’esigenza di introiti. “Nel nostro ramo non esiste una pentola d’oro – ha detto Narisetti – e gli arcobaleni non durano per sempre. Ma c’è un valore nel giornalismo che può essere monetizzato”. Senza perdere credibilità.