La generazione millennial è quella che va da i primi anni ’90 agli anni 2000. È una generazione che vive una società in profondo cambiamento e ne subisce tutti gli effetti.
Al panel “Giovani, laureati e disoccupati: la disoccupazione giovanile in Europa”, Michele Azzu, co-fondatore de L’isola dei cassaintegrati, sottolinea che non è un problema solo dell’Unione europea, ma anche negli Stati Uniti il numero di giovani disoccupati è altissimo.
Secondo l’Eurostat, nell’Ue dal 2007 al 2013 il tasso di disoccupazione giovanile è passato dal 15% al 24%. La Spagna ha il tasso più alto (55%), seguono la Grecia (50%) e l’Italia (44%).
La disoccupazione è comunque un’emergenza ovunque. “Siamo qui da relatori, ma anche da testimoni” interviene Mariangela Paone, giornalista e scrittrice. Da molti anni vive a Madrid e ha potuto osservare il fenomeno della disoccupazione in Spagna da vicino.
La Spagna è il paese del paradosso: compete con la Gran Bretagna per il Pil e con la Grecia per il numero più alto di disoccupati. Nell’analisi di questa situazione bisogna tener conto anche di quei ragazzi che hanno un lavoro, che però non può essere considerato tale, perlomeno dal punto di vista della dignità. Sono lavori che partono come soluzioni temporanee ma finiscono per diventare strutturali, soprattutto in Spagna e Grecia. In Spagna il lavoro è aumentato, ma sono tutti contratti a tempo determinato, parziali.
Paone racconta che la situazione in Grecia è ancora più drammatica, si è passati dalla generazione dei 700 euro al mese a quella dei 300. Molti giovani, laureati e preparati sono andati via dalla Grecia; in una popolazione di 11 milioni di abitanti, un milione di posti di lavoro sono stati distrutti e, di questi, cinque mila erano di giovani. Si parla della nuova diaspora, un esodo di giovani che si sentono obbligati a lasciare casa propria e la loro patria per poter permettersi un futuro. E anche in Spagna, come in Grecia, si auto definiscono “i nuovi esiliati”. Un termine esplicativo della concezione della propria identità che hanno questi ragazzi. “Non ce ne andiamo, ci cacciano” è uno degli slogan usato dai giovani spagnoli per descrivere i loro sentimenti e la percezione che hanno di questa situazione.
In Francia la situazione non è molto diversa. Ne parla Peggy Corlin, giornalista francese freelance, mostrando un video musicale di un gruppo pop francese, Les Enfoires, che ha suscitato molte polemiche perché mostra in maniera piuttosto esemplificativa il gap generazionale che c’è tra i giovani della generazione millennial e i loro genitori. Li accusano di aver lasciato loro solo disoccupazione, non hanno la possibilità di lanciare i loro progetti, di far fruttare le loro idee.
Tra queste due generazione le tensioni sono sempre più sentite e il gap sempre più ampio; non solo tra le diverse generazioni, ma anche tra gli stessi giovani. Una situazione dovuta al fallimento del sistema dell’istruzione francese che genera troppe disuguaglianze tra giovani. Azzu fa notare che tutto questo si riflette anche sulla società con conseguenze che possono essere raggruppate in quattro macro categorie: calo delle nascite; calo dei matrimoni; emergenza casa; abbassamento dei salari.
Dal 2008 ad oggi, in Italia, ci sono state 62.000 nascite in meno. Il discorso è lo stesso per i matrimoni, anche se l’analisi è un po’ più complessa perché comprende anche fattori culturali e religiosi.
I salari si sono abbassati del 12,5% e questo si riflette nell’emergenza casa che comporta che in tutti i paesi europei la gran parte dei giovani viva con i genitori fino ai trent’anni.
Ma in tutto questo polverone di disoccupazione, mancanza di identità territoriale e di possibilità di costruirsi una famiglia, l’Unione europea cosa ha fatto? Ha lanciato il Youth Guarantee, un programma volto a dare più fondi ai paesi con questa emergenza di disoccupazione giovanile. “In realtà la maggior parte degli economisti hanno deriso questo schema. Servirebbero molti più soldi – precisa Azzu – Gli ultimi dati del ministero del Lavoro in Italia addirittura non dicono nemmeno quanti giovani hanno trovato lavoro, ma solo quanti sono i presi a carico che significa semplicemente giovani che si sono registrati, non che hanno trovato lavoro. C’è stato un monitoraggio di recente della European Court of Auditors di tre settimane fa dove si dice che devono ancora vedere una singola persona giovane europea che ha trovato lavoro grazie allo Youth Guarantee”.
La crisi, il malcontento e i conflitti di generazione di classe e politici non fanno altro che aumentare la disillusione, il disinteresse e l’assenteismo alle votazioni. I giovani sono il futuro, ma il futuro è vecchio.