Il ruolo dell’Italia e dell’Europa nella lotta alla povertà: le nuove sfide verso il 2030

IMG_5564_watermarkedIl 2015 rappresenta una sorta di giro di boa per quanto riguarda il tema della povertà mondiale. Oltre ad essere stato dichiarato dall’Unione Europea come l’anno della cooperazione internazionale e dello sviluppo sostenibile, infatti, questo 2015 vedrà giungere a scadenza i cosiddetti Obiettivi del Millennio (lista di otto punti firmati nel 2000 dai 191 paesi facenti parte delle Nazioni Unite, e con i quali questi si promettevano di ridimensionare il problema della povertà a livello globale). Il panel dal titolo “Il ruolo dell’Italia e dell’Europa nella lotta alla povertà: le nuove sfide verso il 2030”, organizzato in collaborazione con ActionAid (Organizzazione Internazionale indipendente “impegnata nel cambiare il mondo nella lotta alle cause della povertà e dell’esclusione sociale”), ha quindi rappresentato un’importante opportunità per riflettere sul bilancio dei risultati raggiunti e di quelli mancati, nonché di guardare a quelli che si presenteranno come i nuovi obiettivi da raggiungere da qui al 2030. Allo stesso tavolo, introdotti dalla giornalista RAI Valentina Antonello, hanno avuto modo di confrontarsi rappresentanti delle istituzioni, organizzazioni non governative e media maggiormente coinvolti nella lotta alla povertà: Marina Sereni (vicepresidente della Camera), Marco De Ponte (segretario generale ActionAid), Lorenzo Robustelli (direttore eunews.it).

A prendere per prima la parola è stata Marina Sereni, dal 2013 vicepresidente della Camera dei Deputati, la quale, oltre a sottolineare l’importanza del “definire nuovi obiettivi, e comunicare i risultati raggiunti in modo da poter spiegare ai cittadini perché è importante contribuire”, ha dichiarato il 2015 come anno di svolta per moltissime ragioni “in primis i tre importanti vertici: Conferenza sul Finanziamento allo Sviluppo, Negoziato finale delle Nazioni Unite sui nuovi obietti dello sviluppo sostenibile e Conferenza sul clima a Parigi. Inoltre, dal primo di maggio l’Italia sarà impegnata con l’Expo il cui tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” inevitabilmente porterà a riflettere sui temi dello sviluppo e della lotta alla povertà”. Ma questi, ha sottolineato la vicepresidente alla Camera, sono anche i mesi in cui ci sarà il passaggio dalla vecchia alla nuova normativa in materia di Cooperazione Internazionale sullo Sviluppo (l.125, 2014): “Un passaggio importante perché segna un cambiamento dell’impianto normativo, prevede un approccio globale che rende le politiche di sviluppo oggetto di politica estera italiana e la nascita di un comitato interministeriale che permetterà di condurre una strategia unitaria in grado di collegare le scelte del Ministero degli Esteri con quelle di tutti gli altri ministeri”.

L’oggetto di discussione si sposta quindi sul ruolo che le organizzazioni si trovano a ricoprire. Valentina Antonello, sottolineando la troppa frammentazione del mondo delle ONG, ha introdotto l’intervento di Marco De Ponte, chiedendo lui che contributo concreto possono dare le organizzazioni che egli stesso si trova a rappresentare. De Ponte esordisce sottolineando come “sia innanzitutto necessario che quello della povertà e dello sviluppo diventi un tema sentito dai cittadini”. Per farlo il segretario di ActionAid individua nella partecipazione di questi il motore fondamentale “il nostro ruolo è quello di ridurre la distanza tra i problemi che appaiono come immensi e la vita quotidiana”, problemi ai quali molto spesso le istituzioni non sono in grado di dare risposte. De Ponte in tal senso sostiene che “partire da questa carenza istituzionale facendo pesare l’incoerenza di certe norme e pratiche che vengono applicate” possa facilitare il compito delle ONG nel sensibilizzare società civile e cittadini per far sì che questi siano messi nella posizione di riuscire a “influenzare le decisioni delle stesse istituzioni”.

La considerazione di De Ponte contribuisce a far emergere uno dei problemi più sottovalutati, quello della comunicazione. La parola è passata quindi a Lorenzo Robustelli, il quale, citando i risultati di una ricerca condotta dalla propria testata, eunews.it, ha dapprima tenuto a sottolineare due dati apparentemente positivi, con l’80% dei cittadini europei intervistati che dichiara di ritenere importanti le politiche di aiuto alimentare e con un altro 60% a favore di un aumento delle stesse, per poi passare ad evidenziare come solo metà della popolazione campione dell’indagine abbia dichiarato di essere informata sugli argomenti legati al tema della povertà mondiale.
Robustelli attribuisce all’eccessiva informazione, e in particolar modo dell’abusato utilizzo di comunicati stampa, la responsabilità di quest’ultimo dato che, se ben analizzato, fa emergere la poca coerenza e linearità dell’informazione, spesso causa primaria della passività da parte dei cittadini nei confronti di temi sensibili che attanagliano oltre un miliardo di cittadini del mondo.