Il talk show è davvero finito?

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Il Teatro della Sapienza di Perugia, nel corso della terza giornata del Festival Internazionale del Giornalismo 2015, è stato sede dell’evento “Il talk-show è davvero finito?“, dove si è discusso del momento di difficoltà che sta attraversando questo format televisivo. La dinamica del talk show, basato sul mettere al centro dell’attenzione un tema divisivo e creando scontro tra gli interlocutori, è cambiato nel corso degli anni: quello che un tempo era un sicuro generatore di audience oggi è in crisi. Ma questo non significa una sicura scomparsa del genere, come testimoniano alcuni esempi di talk che si sono reinventati creando forme più accattivanti per il pubblico.

Ne è convinta Francesca Barra, giornalista e scrittrice, che nel suo intervento ha preso come esempio Matrix, trasmissione in onda su Canale 5 di cui lei è inviata, per testimoniare la capacità di virare su temi differenti dalla politica, storicamente materia principale trattata nei talk.

“Certamente è un genere democratico dove circolano opinioni diverse, ma negli ultimi anni c’è stato un modello di trasmissione televisiva che ha monopolizzato i palinsesti” ha affermato Andrea Vianello, direttore di Rai Tre, sottolineando poi come il genere abbia avuto la sua fortuna nella contrapposizione politica, soprattutto dal ’94 in poi, con l’antagonismo, anche televisivo, tra Berlusconi e il  Centro-Sinistra. Vianello ha poi continuato evidenziando  la vivacità del genere, televisivamente accattivante e di facile creazione, senza dimenticare i costi molto bassi, dal momento che quasi sempre gli ospiti partecipano a titolo gratuita. Ma l’idea non cambia: il momento di crisi non è sinonimo di fine per il talk show, che sente fortemente il bisogno di reinventarsi soprattutto in un periodo storico in cui questi proliferano, spesso senza riscontrare l’apprezzamento del pubblico.
Secondo la giornalista e conduttrice televisiva  Mia Ceran, il talk show non è stato in grado di adattarsi al  nuovo mercato della tv digitale e di proporre  nuove forme, segnando inesorabilmente l’inizio del suo declino. Una crisi dettata anche dalla presenza di contenuti poco variegati che la Ceran ha spiegato così: “Probabilmente la gente non vuole vedere questo”.

Una dimostrazione che l’innovazione paga è il programma Tiki Taka-fate il vostro gioco,in onda su Italia 1 condotto da Pierluigi Pardo,che intervenuto nel corso dell’evento, ha evidenziato di come il successo del suo talk show sportivo sia  dato dall’aver seguito una logica ben precisa. Non fare un programma di nicchia destinato a pochi, ma un programma dai contenuti più leggeri che possa abbracciare una fetta di pubblico maggiore, seguendo la tipica logica americana. Lo stesso Pardo ha ammesso che rimane comunque molto difficile fare un talk show  nella tv italiana in questo momento, dato che mancano argomenti che dividano e che possano essere destinati al confronto. I talk show politici, precursori  del genere,  sono in crisi perché la politica è troppo autoreferenziale vista la sua invasione sui media  che ha costretto  il pubblico alla ricerca di qualcosa di diverso.

Anche Andrea Vianello  ritiene che l’eccesso di politica in radio, tv  e carta stampata sia la causa principale della crisi dei talk, che nell’opinione dell’ex conduttore di Agorà sono importanti e necessari per lo sviluppo dell’opinione pubblica italiana,  annoiata da programmi mono-contenuti che non permettono molti spunti.

Capendo il momento di difficoltà, i talk si sono aperti alla cronaca -nera in particolare- vista la sua predisposizione ad accrescere l’audience, trattando le sue  tematiche e dinamiche in maniera tale da dargli le sembianze di una fiction, avvicinandosi cosi il più possibile al pubblico a casa.

In chiusura di evento c’è stata una pacifica irruzione della squadra di Gazebo, trasmissione condotta da Diego “Zoro” Bianchi su Rai Tre. Il modo di raccontare la politica è stato messo in discussione. Il sistema di storytelling della politica va rivisto ed innovato. Gazebo è un esempio in questo senso, visto il suo modo di affrontare i temi politici del momento attraverso la satira.