La musica lancia una sfida, il giornalismo risponde

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Foto via @hungrypromo

Come si diventa giornalisti musicali? “Per caso” dice Silvia Boschero di King Kong Radio 1, “cercavano uno speaker in una radio locale che ascoltavo spesso”. L’importante è partire dal basso, chi parte in cima poi si perde, bisogna conoscere la base prima di poter affrontare le vette.

Anche Paolo Giordano, giornalista musicale del Giornale, ha iniziato in radio, ma il suo primo giornale è stata un’esperienza quasi mistica: “era un giornale così piccolo che la diffusione era di un isolato e la redazione era un sgabuzzino, ma quando mi sono seduto mi sono sentito come fossi al Corriere Della Sera”. L’emozione che si sente quando si ha la sensazione di fare esattamente quello che si vorrebbe fare. Anche se in piccolo. Questa emozione “vi deve accompagnare ovunque” dice Giordano.

” Ma sono l’unico che ha iniziato perché voleva conoscere i suoi idoli?” interviene Francesco Raiola di Fanpage.it

Fare ciò che si sogna di fare è stimolante, dà energia, voglia e motivazione, ma è difficile. I soldi mancano ora come mancavano allora.
“Secondo me pensare di fare unicamente il giornalista musicale è impossibile”. Silvia Boschero consiglia di puntare a fare i giornalisti prima di tutto, evitando di precludersi molte possibilità, perché la musica è un ambito molto settoriale. Serve carattere. Per parlare di musica bisogna avere una voce, delle caratteristiche, dei particolarismi. Bisogna fare in modo che chi legge riconosca la penna.
La musica va raccontata, non descritta. Il lettore deve sentire l’emozione che il critico ha provato ad ascoltare un pezzo, a bere una birra sotto il palco, deve quasi percepire la puzza del concerto e la stanchezza dell’ after show. Per questo, un giornalista musicale, deve vivere la musica per poterla raccontare. Secondo Giordano, ciò che manca ai blogger, è il contatto fisico con l’evento. Va assaporato, assaggiato, goduto e, poi, restituito.

In internet c’è troppa frenesia, incessante desiderio di arrivare prima, ma non è la cosa più importante. Ciò che serve è essere riconoscibili, mettere del proprio in ogni cosa che si scrive.

Anche la stroncatura è necessaria, qualche volta, per dare personalità ed uscire dall’anonima selva delle parole descrittive ed elencative; ma “in Italia non si può” , una stroncatura è valsa a Silvia Boschero dieci anni di non concesse interviste, a Paolo Giordano quindici e una querela.

Fare il giornalista musicale è una sfida e “le sfide sono nutrienti” assicura Giordano, fanno bene. Mettere le mani in pasta, lanciarsi, provare, osare, tendere al meglio, essere umili. Questo è il giornalismo e questo è il giornalismo musicale.

Martina Stefanoni

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