Le frontiere della libertà di espressione

Frontiere della libertà di espressioneCosa vuol dire libertà di espressione? Può – e come – essere limitata? Si può parlare di libertà di espressione quando è limitata?

Ne hanno discusso il consigliere speciale media e comunicazione alla Commissione Europea a Roma Thierry Vissol, la giornalista e scrittrice Chiara Mezzalama, il vignettista Mauro Biani, lo scrittore Jean-Pierre Guéno e il direttore di VoxEurop Gian Paolo Accardo.

Il tema della libertà di espressione e dei suoi limiti è salito alla luce con forza, a livello nazionale e internazionale, in seguito all’attentato terroristico alla redazione di Charlie Hebdo del gennaio 2015.

Secondo Mezzalama – che si trovava a Parigi e ha raccolto in un diario ciò che è accaduto in quei giorni – la libertà di espressione non può avere dei limiti: “Se alcuni temi diventano tabù, dove si potrà poi mettere questo limite? Se incominciassimo a porre un vincolo su un certo argomento, poi si potrà mettere su un altro e su un altro ancora.”
Uno scrittore non può quindi porsi limiti, ma ha il compito di affrontare un tema sviscerandolo alla ricerca della verità.

Vissol ha poi spostato l’attenzione su un tema delicato che sempre emerge quando si parla di libertà di espressione: la religione.
Guéno, da parte sua, ha continuato a sostenere che i limiti sono basati sul rispetto: “Il rispetto è tutto nel mestiere del giornalista, non un concetto giuridico ma rispetto di chi non la pensa come noi; io sono cattolico ma detesto i dogmi, tuttavia non mi sento autorizzato a offendere chi crede in alcune cose.”
Il rispetto delle altre religioni pone anche un altro tema, quello del rispetto della religione stessa: “Da sempre – ha inoltre ricordato Vissol – la religione è vista e usata al servizio dei poteri: dalla religione deriva il proselitismo, che può addirittura sfociare in guerre di religione perché ogni religione spesso pretende che il suo Dio sia migliore degli altri”.

“La satira deve prendere in giro il potere ed è fondamentale riuscire a capire chi è l’obiettivo”, questa la linea di Biani. Il confine fra satira e sberleffo è molto labile e chi fa satira ha una grossa responsabilità: non la deve fare per esercizio di stile ma perché la satira stessa ha una sua funzione fin dall’antichità. “È fondamentale quindi rendersi conto se quello che si sta facendo sia satira o altro: è questo il limite, non ciò che tratto, ma come.”

Inoltre, cosa si può dire e cosa si può stampare? Qual è la responsabilità di chi scrive o disegna? Secondo Accardo, oltre ai limiti posti dalla legge – calunnia, diffamazione e ingiuria – esistono anche quelli dettati dall’opportunità. Esistono situazioni in cui ci si autocensura perché può esserci un rischio e si decide quindi di non pubblicare una notizia vera per paura di conseguenze e per salvaguardare l’incolumità personale “soprattutto se non si fa parte di una grossa struttura o testata capace di assorbire seccature.”

Diverse interpretazioni, diversi approcci alla questione che hanno però in comune il rispetto delle sensibilità altrui, per tutti caratteristica essenziale della libertà di espressione.