Le sfide di Papa Francesco secondo Corrado Augias

Foto di Diego Figone
Foto di Diego Figone

Il primo una guida carismatica e coraggiosa, capace di assumere una posizione forte anche davanti l’ombra mafiosa, arrivato in terra di Sicilia a lanciare contro i poteri della violenza un anatema di biblica memoria. Il secondo uno studioso amante della musica classica, a suo agio nello spazio privato di uno studio ma poco adatto al ruolo pubblico, eppure necessario, di autoritario punto di riferimento. L’ultimo il rappresentante di un cambiamento delle forme, ma anche profeta di una trasformazione dei contenuti. Così Corrado Augias identifica i caratteri degli ultimi tre pontefici, aprendo la prima giornata del Festival Internazionale del Giornalismo con l’incontro ‘Tra Cesare e Dio’.

Rispetto alle passate declinazioni del potere ecclesiale, papa Bergoglio sarebbe il rappresentante di una teologia della differenza. A partire dalla scelta del nome, l’unico padre ad essere Francesco dopo l’eretico santo, per arrivare alle ferme prese di posizione interne alla curia, l’allontanamento del cardinale Bertone in primis. «Per non parlare – afferma Augias –  del cambiamento di carattere teologico. Bergoglio chiude con le dispute di dogmatica memoria per rinnovare la questione della prassi cristiana, come dimostra l’apertura verso i temi legati all’omosessualità. Diviene, per citare Nietzsche, umano troppo umano: riapre il cristianesimo al suo ruolo di dottrina sociale, allontanandone le interpretazioni verticalizzate e rivendicando un’orizzontalità dei ruoli».

Tuttavia, se è d’obbligo dare a Dio quel che è di Dio, è anche necessario assegnare a Cesare il giusto compenso. Riconosciuti i punti di forza della rivoluzione neo-francescana, Corrado Augias scorge gli aspetti che, del pensiero di Bergoglio, non reggono di fronte alla prova dei tempi moderni. La ferrea negazione del sacerdozio femminile, per fare un esempio. Se papa Francesco è capace di rinnovare il cristianesimo delle origini, e la sua filosofia della povertà e dell’amore spirituale, non riesce, dello stesso cristianesimo primitivo, a recuperare la donna come possibile autorità ecclesiastica. La parità di genere è un obiettivo non ottenibile a breve termine, se si considerano le donne ancora legate a un terreno destino di carne.

Allora,  il ruolo femminile costituirebbe uno dei banchi di prova per Bergoglio. A partire dalle possibili considerazioni nei confronti dell’aborto. Per il momento,  paragonarlo alla tratta e allo sfruttamento dei bambini, come affermato nel discorso di inizio anno agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, non consente di interrogare l’autentico significato della scelta femminile e impedisce di comprenderne, secondo l’intellettuale, la costitutiva tragicità. L’aborto, infatti, almeno nella maggior parte delle sue circostanze, costituirebbe una scelta sofferta perché conseguenza dell’imposizione di insuperabili circostanze. «L’interruzione di gravidanza – azzarda Augias – dovrebbe divenire un’urgenza sulla quale interrogarsi anche adottando un rinnovato punto di vista religioso, pure rimanendo nella sua tutela necessariamente laica».

Marta Facchini