Michela Murgia: l’attacco globale alle donne, ai diritti e alle conquiste sociali

Ieri sera, nella magnifica cornice del Sala dei Notari, Michela Murgia, la giornalista de Il Post e attivista del movimento femminista Non Una Di Meno, Giulia Siviero, e la giornalista Claudia Torrisi hanno riflettuto sul sistematico attacco ai diritti e alle conquiste delle donne in corso nel nostro paese. Il primo riferimento della giornalista e moderatrice Claudia Torrisi non poteva che essere al World Congress of Families, che si è concluso a Verona il 31 marzo scorso: dietro il pretesto della “difesa della vita” e della “famiglia tradizionale” pare proprio che si nasconda il tentativo, da parte di movimenti di estrema destra e ultra-cattolici, di riportare indietro le lancette dell’orologio e mettere in discussione conquiste sociali e libertà individuali.

Michela Murgia apre subito la discussione evidenziando come ultimamente il sentimento reazionario che fino a pochi anni fa era presente nel nostro paese in forma umorale e disorganizzata, stia trovando, nell’attuale situazione politica, un terreno fertile che gli permette di costruirsi in forma organizzata. Da un lato c’è il tentativo di mutuare il linguaggio della parità di genere, che non viene contrastato, ma acquisito e saccheggiato: la conseguenza è lo svuotamento del significato originario. “C’è un soggetto ideologico – chiarisce la Murgia – che mira alla soppressione di quelli che noi chiamiamo diritti. Da un lato c’è una situazione positiva: per la prima volta vediamo in faccia la forma di chi vuole abbattere il sistema di diritti che abbiamo costruito”. Michela Murgia ha evidenziato come coloro che agiscono con questi fini hanno oggi metodi sofisticati e supporters istituzionali. Avverte la platea quindi, quando dice che “esistono solo i diritti che siamo in grado di difendere, se ci distraiamo un attimo e non li difendiamo quei diritti ce li porteranno via.”

Sul tema del furto del linguaggio, le fa eco anche Giulia Siviero: “Hanno lasciato quei gruppi femministi letteralmente senza parole: rubando le parole e ovviamente risignificandole, hanno rimosso la loro valenza universale.” La Siviero ha puntato l’attenzione su temi come la mistica della maternità, della difesa della cosiddetta famiglia naturale, di legittimazione della violenza domestica, di razzismo di Stato, di difesa dei confini, di negazione dell’autodeterminazione delle donne. Negli ultimi decenni, quello femminista è stato l’unico movimento politico che ha sviluppato una modalità di potere alternativa rispetto al modo in cui si esercita il governo politico. “Il potere in Europa è quello sottrattivo – chiarisce la Murgia – se ce l’ho, è perché l’ho portato via a qualcuno. Questo genera una società belluina”.

Il femminismo, invece, come espresso dalle parole della scrittrice, non chiede che le donne occupino più posti di potere all’interno della struttura politica, come fosse una rivincita sul potere maschile, ma mira a modificare la struttura stessa del potere: le donne sono il baluardo più stabile verso questa deriva conservatrice. Un potere concepito solo come potere contro qualcuno genera necessariamente società molto conflittuali: il femminismo, dagli anno ’70 in poi, è stato l’unico movimento politico che non ha usato violenza contro le persone, e che ha provato a immaginare una modalità di potere differente. Il sogno ideologico delle femministe non è quello di invertire la piramide del potere, il femminismo ha usato un’altra metodica: questo è l’elemento davvero rivoluzionario.

Non è facile parlare di donne come potenziali sovvertitrici del sistema nel frangente politico in cui attualmente ci troviamo: il corpo biologico, politico e ideologico delle donne, e la limitazione delle loro libertà, è sempre stato l’obiettivo di ogni tipo di estremismo in qualsiasi parte del mondo e in ogni epoca storica. “In questo momento – prosegue Giulia Siviero – l’attacco è larghissimo e si è saldato in una sorta di alleanza ‘santa’: ci sono le destre radicali da una parte, gli integralismi cattolici dall’altra, e poi ci sono governi che fanno tagli al welfare e che organizzano il mercato del lavoro in un modo ostile alle donne. E poi ci sono anche le amministrazioni che sgomberano gli spazi dove i femminismi hanno lavorato moltissimo, come ad esempio a Roma”.

Femminismo intersezionale

Un altro tema legato a doppio filo a quello del femminismo è quello dell’intersezionalità: che significa lavorare in quei punti dove si incrociano le varie rette delle oppressioni, cioè razza, classe, neoliberismo, capitalismo, l’ecologia. I movimenti femministi lavorano ovunque ci siano donne, e ovunque ci siano sfruttamento, oppressione e gerarchie. “Il femminismo intersezionale – precisa la Murgia – si occupa di tutte le marginalizzazioni, non minoranze in questo caso, rispetto al modello etero-normato: se non sei maschio, bianco, eterosessuale hai il triplo della fatica da fare per trovare un posto nella società, per come è costruita”. Le femministe sono state così il laboratorio per tutte le categorie minorizzate, come oggi le comunità LGBT. Il movimento non solo non è mai morto, ma ha saputo rinnovarsi in forme molto creative, che al loro interno talvolta si sono anche rivelate conflittuali. Le parole della Murgia mostrano dunque come le donne sanno valorizzare le differenze nel loro interno: “sappiamo litigare tra di noi, ma sappiamo anche chi è il nostro nemico, e non è dentro di noi.”

Il femminismo di questa quarta ondata, come si può forse denominare, è molto forte, radicale e contagioso, perché ha preso le distanze dal cosiddetto femminismo di Stato, o istituzionale, quello delle pari opportunità. “Questo tipo di femminismo è dannoso – precisa la Siviero – perché ha interpretato la richiesta femminista come semplicemente la conquista della metà dei posti che prima erano occupati dagli uomini. Lasciava la torta intatta e la spartiva a metà.” Come già espresso, non si tratta della spartizione del potere, il femminismo di oggi è radicale perché ambisce a cambiare completamente il sistema. Quello del 2019 è un femminismo quindi trans-nazionale: è un fiume in piena che ignora le frontiere e i confini degli Stati-Nazione e unisce una serie di lotte, in primis quella contro tutti i fascismi e i razzismi, ma anche quella contro l’omo-transfobia, il sessismo, il maschilismo, la lotta di classe e quella sul lavoro. In un momento storico così delicato ed escludente, come ricordano le oratrici, quello che serve è un lavoro capillare sui territori con il fine di creare una struttura di base coesa, che lavorerà nelle sue pluralità ma insieme.