Navigazione online: c’è qualcuno che ci spia e usa i nostri dati

Foto: Ilario D'Amato.
Foto: Ilario D’Amato.

Il tracciamento dei dati online è un sottobosco inaspettato e un vero e proprio business. Claudio Agosti del Centro Hermes ne spiega al Festival le dinamiche e le possibili contromisure.

«Quando una persona naviga in internet autonomamente – spiega Agosti – scattano alcuni meccanismi che iniziano a tracciare la sua attività. I più noti sono incorporati nei motori di ricerca ma ce sono a decine anche nei maggiori siti di informazione gratuita. Quando si visita un sito in realtà dietro ci sono collegati decine di altri rimandi e i motori di ricerca si adattano, dopo la prima visita, in base ai gusti dell’utente, alle pagine visitate, agli strumenti usati per navigare, alla provenienza e altri fattori. I siti si adattano di volta in volta in base a queste variabili, per esempio compaiono sui lati delle pubblicità dei prodotti che abbiamo ricercato in passato. Questo si può fare grazie ai cookie, piccoli elementi traccianti per ogni utente che si possono anche disattivare, anche se la maggioranza degli utenti non lo fa. Il business è quindi l’utente stesso visto che vengono venduti i suoi dati. Se tu non stai pagando per un prodotto allora il prodotto sei tu».

«Molti diranno che se usufruiamo di contenuti gratis il problema non si pone, anzi i giornalisti online possono essere pagati anche grazie a questi profitti. Sicuramente il business dei media online può essere un opportunità ma stiamo attenti a quello che ci sta dietro. Si sta creando una nuova forma di potere per gli investitori, in particolare negli Stati Uniti, dove ci sono forme di privacy meno vincolanti rispetto a quelle europee. I tuoi dati vengono venduti ed è difficile aggirare questa cosa. Pensiamo ai social media dove i gusti dei nostri “amici” vengono usati per influenzarci o a tutte le applicazioni e i giochi per il mercato mobile che richiedono il collegamento con alcuni dati personali. Tramite alcuni semplici giochini dunque c’è chi può ricavare e poi rivendere i nostri dati. Dati che viaggiano per tutto il mondo passando anche in nazioni che hanno delle normative di legge molto diverse tra loro, fino ad arrivare a link fasulli che rimandano a pagine “scomode” che possono indurre a ricatti per l’utente».

Agosti consiglia, in conclusione, alcuni programmi utili per proteggersi: Ghostery, Disconnect, No Script, Script Safe e Ad Block Plus, così come l’utilizzo di diversi browser temporanei e differenziati per ogni navigazione.

Enrico De Col