Nicola Borzi, il giornalista-whistleblower che ha aperto lo scandalo de Il Sole 24 Ore


Nicola Borzi
è un giornalista de Il Sole 24 Ore. All’interno della Sala Colonna di Palazzo Graziani racconta la vicenda che lo ha portato a scegliere di diventare un Whistleblower.

Whistleblowing significa letteralmente soffiare nel fischietto. Il termine, di origine anglosassone, qualificava un’azione con cui si utilizzava un fischietto per chiamare la polizia, in tempi in cui non esistevano i cellulari. A oggi, si riferisce a quella pratica per la quale il dipendente, durante l’attività lavorativa all’interno della propria azienda, rileva una possibile frode, un pericolo o un altro serio rischio che possa danneggiare clienti, colleghi, azionisti, il pubblico o la stessa reputazione dell’impresa e decide di segnalarla. Proprio mosso da un senso di responsabilità verso i propri colleghi, Borzi comincia a dubitare della veridicità del bilancio dichiarato dalla sua azienda, Il Sole 24 Ore. Dal 2007, inoltre, il gruppo editoriale è anche quotato in borsa, ragione per la quale il giornalista dichiara di aver avvertito un senso di responsabilità anche verso gli azionisti.

Prima dell’approvazione, nel Novembre 2017, della legge a tutela del Whistleblower, non esistevano norme in grado di tutelare questa figura: ad oggi, il dipendente che segnala un illecito ai responsabili anti-corruzione, all’Anac o alla magistratura “non potrà essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto ad altre misure ritorsive”, recita il testo di legge.

I fatti, all’inizio delle sue indagini, sono chiari: dal momento della quotazione in borsa, Il Sole non chiude mai, ad eccezione del 2018, in positivo. Dal 2008 i conti cominciano ad andare male. Riotta, come altri direttori del quotidiano economico-finanziario, chiedono di abbassare stipendi, ridurre spese e, a volte, a licenziare i dipendenti. Nel 2011 viene sfiduciato dal Consiglio di Redazione e sostituito da Roberto Napoletano.

A questo punto Borzi presenta un primo esposto al suo giornale, denunciando sul piano civile le irregolarità. Viene totalmente ignorato. Capisce la necessità di approfondire la questione. Nel frattempo, la Merril Lynch, società di servizi e consulenze, segue le quotazioni de Il Sole e presenta un report allarmante con previsioni ultra negative. Eppure il 2011 è un anno particolare: scoppia la crisi del debito sovrano e il 10 novembre 2011 Napoletano si rende artefice di una pagina magistrale: FATE PRESTO. La crisi, paradossalmente, incrementa le vendite.

Le vicende del quotidiano di Confindustria, nel frattempo, sono destinate a incrociarsi con quelle di una società anonima che viene costituita a Londra il 9 novembre 2012, la “Di Source LTD”. Apparentemente nessun legame con Il Sole 24 Ore. Il fiduciario che fonda la società è un prestanome che lavora per il gruppo Jordan, società con migliaia di società anonime. In Italia, nel frattempo, cambiano le norme dell’ADS (Accertamento Diffusione Stampa) che comincia a conteggiare anche le vendite delle copie digitali che acquisiscono una rilevanza specifica.

A partire dal marzo 2013 una serie di articoli de Il Sole celebrano il primato che lo attesta come primo quotidiano digitale italiano, diffondendo anche informazioni “price sensitive” attraverso alcune infografiche. Nel 2016 si attesta a 427.465 copie. Nel panorama italiano di crisi editoriale è un miracolo. Borzi capisce che il gruppo vende un numero crescente di copie digitali su un mercato internazionale attraverso una società britannica della quale non riesce a risalire al proprietario. Ha delle fonti interne, anonime, alle quali chiede riscontri sulle fatture. Ogni volta che si avvicinano a questi dati le fonti vengono trasferite in un altro ufficio.

Aumentano le vendite ma i ricavi diffusionali sono in calo. “È un’aporia” ci spiega Borzi citando il filosofo greco Zenone. Intanto l’aria ai piani alti sembra lentamente cambiare: Gabriele Del Torchio diventa amministratore delegato e e annuncia la necessità di un aumento di capitale. Emergono svalutazioni patrimoniali pari a una decina di milioni: non è solo una questione di ricavi, è coinvolto anche il patrimonio societario. Nell’ottobre 2016 viene sfiduciato anche Napolitano. Il giorno seguente Borzi presenta un esposto alla Consob e al Collegio Sindacale de Il Sole. L’oggetto non riguarda il penale, la legge sul whistleblowing non è ancora in vigore in Italia. Rischierebbe dunque il licenziamento immediato. La sua attività di indagine non si ferma: deve trovare un collegamento tra Di Source LTD e Il Sole. Poi la svolta. Dopo una notte di ricerche, racconta, emerge un fascicolo di una società chiamata Fleet Street, gestita da Jordan. Nell’atto di costituzione compare il nome di un italiano, Filippo Beltramini. La Fleet street è una controllata totale della Di Source. Una serie di controlli incrociati su Linkedin lo porta ad un nome: Di Rocco ha lavorato come addetto vendite copie digitali presso Il Sole per nove mesi. Bingo. Il 7 ottobre 2016 riesce a contattare via sms Filippo Beltramini, dal quale ottiene una testimonianza scritta del rapporto tra Di Source e Sole. Procede subito con un altro esposto e immediatamente viene convocato dall’organismo di controllo del quotidiano.

Nel frattempo, Beltramini viene convocato dalla Finanza e incastra attraverso i suoi documenti, una serie di persone. La Procura di Milano apre l’inchiesta. Il 9 marzo 2017 un decreto di perquisizione della magistratura in cui compaiono alcuni nomi di ex direttori del Sole. Non c’è nessuna condanna definitiva nei confronti di queste persone, ci tiene a specificare. Sono presuntamente innocenti.
Cosa accadeva? Ad Source aveva il compito di rivendere le copie del Sole all’estero. Non ci riusciva, ma pur di essere pagata avrebbe falsificato i conti. D source si è offerta di restituire al quotidiano di Confidustria 2,96 milioni di euro. Il Sole ha accettato il risarcimento ma mantenendo la prerogativa di poter portare in giudizio Di Source.

L’incontro si chiude con una considerazione riguardo la scelta di intraprendere l’attività di Whistleblowing. Borzi sa bene che la sua carriera giornalistica è compromessa come è consapevole che, comunque andrà, la sua vita cambierà radicalmente.