Non c’è solo il talk: quel format nato tra i banchi di una scuola

Foto: Vincenzo Bevivino
Foto: Vincenzo Bevivino

A trenta minuti dall’inizio del panel discussion organizzato dalla scuola del giornalismo di Perugia il Teatro della Sapienza ha esaurito i posti liberi. L’evento ospita l’autore televisivo e saggista Carlo Freccero, che nell’ultimo anno ha seguito i ventiquattro studenti della scuola nella realizzazione di un progetto che ha come obiettivo l’ideazione della puntata pilota di un nuovo format.

Antonio Socci, il direttore dell’istituto, si impegna a sottolineare come questo video nasca dal desiderio del giornalismo di recuperare quel libero arbitrio, quella complessità di argomentazioni che sembra essere andata perduta in favore di una logica parziale e semplicistica.

“Ho imparato molto io stesso dal lavoro dei ragazzi”, conclude.

Riprende quindi Freccero: “Come distinguere il vero dal falso di fronte al bombardamento di notizie cui siamo soggetti?”.

Nino Rizzo Nervo, presidente del Centro italiano di Studi superiori per la formazione e l’aggiornamento in giornalismo radiotelevisivo, sostiene il risultato dello sforzo degli studenti, che oltre a essersi interessati dell’argomento corretto – la difficile situazione dell’Ucraina – hanno sviluppato una modalità di informazione innovativa. L’approfondimento di un tema così importante per l’Italia e l’Europa non può essere lasciato in mano ai talk show, i giornalisti devono sperimentare delle forme alternative per fornire le informazioni nel modo più completo possibile.

Il titolo del video è “Doppio Gioco”, e pone le basi per un confronto fra le notizie veicolate dai vari mezzi di comunicazione: televisivi, scritti, e web. Il motivo simula la strategia dei talk show, perché ospita due esperti come Lucio Caracciolo, fondatore e direttore di ‘Limes’ e Sergio Romano, unitamente ad alcuni osservatori dalle posizioni profondamente contrastanti: la differenza è che questi opinionisti non si sono mai incontrati, e possono quindi esporre i loro pareri in modo completo, dall’inizio alla fine.

Il punto di partenza è la guerra, che in questo senso viene interpretata anche come una guerra di informazione. L’attenzione per la realtà nei media televisivi scade spesso nella propaganda, e le informazioni vengono riportate con diverse settimane di ritardo: l’obiettivo del giornalista dovrebbe essere quello di scomparire dietro i fatti, per far parlare le immagini.

Il video insiste sui telegiornali, e mostra come la televisione americana descriva la Russia come paranoica e vittima di manie di grandezza, rappresentando conseguentemente gli ucraini come un popolo che lotta per la propria libertà; al contrario ‘Russia Today’ sostiene che ci siano molte città ucraine favorevoli all’annessione.

L’informazione dovrebbe creare cittadini consapevoli, questo tipo di propaganda concorre invece a creare automi.

Per quanto riguarda il web, il nuovo format ‘Doppio Gioco’ propone come testimone mediatico Stopfake.org, che come primo post ha dimostrato la falsità delle fotografie – apparse sulla televisione russa – che rappresentavano l’esodo in massa dei cittadini ucraini verso i confini russi. I gestori di questo spazio online sono studenti, i quali sostengono che per Putin la Crimea sia solo un pretesto per prendersi tutta l’Ucraina.

Freccero loda dunque il livello di maturità delle informazioni tratte dal web, ricordando però che anche e soprattutto in questo contesto il rischio di entrare in contatto con argomenti fasulli è molto alto. Internet da questo punto di vista è quasi senza regolamentazioni, ed è molto più soggetto al complottismo di qualsiasi altro mezzo di comunicazione.

L’unica via di fuga sembra quindi reperire un gran numero di notizie, in modo da aver un quadro completo delle parti e saper dedurre quale sia effettivamente lo stato delle cose. Il documento è talmente fedele a questo principio da toccare anche la sfera dell’esperienza personale di qualche testimone, e non ultimo il ruolo della letteratura.

Dopo cinquanta minuti di confronto fra gli opinionisti del video è Monica Maggioni, direttrice di RaiNews24, a prendere parola: “Se questo fosse stato un talk show in diretta, avremmo potuto acquisire gli stessi punti di vista senza interruzioni? Gli opinionisti non si sarebbero picchiati l’un l’altro dopo pochi minuti? Il talk show non dà quasi più alcun margine di arricchimento”.

Conclude quindi Freccero sostenendo che da questo dibattito ciò che ne esce peggio è la tv generalista italiana, che ha sempre usato l’Ucraina come tappabuchi per nascondere la turbolenta situazione politica del nostro Paese: “Il pensiero ha bisogno di un attaccapanni. La verità è accessibile, ma il giornalismo deve ritrovare la sua dimensione critica, non solo di racconto. Altrimenti ogni notizia apparirà sempre contraddittoria”.


Matteo Goggia
@TeoGoggia