In un momento storico in cui il razzismo sta diventando, purtroppo, il nostro pane quotidiano, Alex Zanotelli, missionario comboniano dal 1965, ha discusso questo argomento con Valentina Furlanetto, presso la Sala dei Notari, in occasione della prima giornata del Festival internazionale del giornalismo a Perugia.
Un incontro volto a presentare il suo libro Prima che gridino le pietre, ma la conversazione parte da molto prima, da uno scritto che lui aveva presentato nel 2017 come manifesto. In esso, si appellava ai giornalisti, chiedendo di parlare di più dell’Africa, poiché per capire le migrazioni e per cercare di fare qualcosa contro l’ondata di razzismo che sta pervadendo il nostro paese, è necessario comprendere.
Si parte allora da un’informazione che non faceva bene il proprio dovere, un’informazione che non raccontava che cosa accade nei vari paesi africani, e il non racconto di tutto questo causava quella disinformazione che ha provocato rancore e non comprensione dei motivi per cui i migranti africani arrivano sulle coste del nostro paese
L’Africa: un posto dove noi ci aiutiamo a casa loro
L’incontro parte quindi da una critica fatta da padre Zanotelli proprio all’occidente, indicando quanto sia poco rassicurante che un paese come l’Italia, che ha l’Africa come il suo prossimo, conosca così poco di questa, la quale si sta rivelando molto vicina al nostro paese e importante per le decisioni imminenti sul futuro dell’Europa. La prima cosa da fare, secondo il missionario, sarebbe iniziare a concepire l’Africa come il continente madre, da dove tutto è nato, mentre il continente europeo continua ad essere pervaso del cosiddetto mito “della tribù bianca”: “per 500 anni abbiamo colonizzato il mondo, conquistato il mondo, perché eravamo convinti che noi avevamo la civiltà, la cultura, la religione, la filosofia” e con questi presupposti “oggi la tribù bianca deve fare i calcoli che non è più la padrona del mondo, sta diventando minoranza, e ha una paura boia dell’altro, soprattutto del nero e l’islamico”.
“La maledizione dell’Africa è la sua ricchezza”, ricchezza che sta rendendo possibile uno sfruttamento senza precedenti del continente stesso. Il punto di partenza per cercare di combattere il razzismo è quindi capire perché le persone scappano, e smetterla di dire che è necessario aiutarli a casa loro, perché la realtà è che noi europei “ci aiutamo a casa loro” facendo diminuire ogni possibilità di benessere e prosperità per i popoli nativi. Proseguendo con l’incontro Alex Zanotelli specifica con molta umiltà che non è all’incontro per promuovere il suo libro – “è l’ultima cosa che volevo fare” – ma ne parla poiché nel momento in cui ha percepito l’ondata di razzismo che si stava diffondendo in Italia, ha sentito la necessità di scrivere qualcosa sul razzismo stesso, e la sua missione è quella di promuovere la conoscenza verso un mondo poco conosciuto come quello africano, poiché imparando a riconoscere diminuisce anche la paura.
I giornalisti hanno una responsabilità importante nel sistema
Valentina Furlanetto continua la conversazione chiedendo a Padre Alex quale sia il ruolo dei giornalisti in questo processo che cerca di eliminare l’odio dettato dalla non conoscenza. “Non spariamo sui giornalisti, perchè poveracci appartengono a realtà che sono più grandi di loro e devono obbedire a quelle realtà” risponde Zanotelli, l’informazione è nelle mani dei grandi gruppi economico-finanziari, perciò i giornalisti hanno una libertà limitata. Ma il suo consiglio è chiaro, infatti ritiene che “se ogni giornalista avesse davvero un minimo di coscienza” riuscirebbe in qualche modo “a mettere determinate notizie e farle passare sarebbe già importante”. Questo richiede però ai giornalisti una lettura critica della realtà, che si pone come un compito e un onere, dove ognuno di loro dovrebbe aiutare le persone a capire, altrimenti queste restano nella non-conoscenza e fenomeni come il razzismo rischiano di espandersi a macchia d’olio. “L’informazione critica da parte dei giornalisti potrebbe aiutarci davvero a uscire fuori da questa incredibile strada che stiamo prendendo verso il razzismo”. è questo il motivo per cui Alex Zanotelli afferma di aver scritto il suo libro, perchè “c’è bisogno di riflettere seriamente su quello che sta avvenendo e su questa ondata di razzismo che ha preso anche molti di noi in Italia”. La responsabilità di chi come lavoro informa le persone è quella di mettersi costantemente in crisi per aiutare gli altri a leggere con altri occhi la realtà, questa è la grande sfida del giornalismo.
I nostri nipoti parleranno di noi come noi parliamo dei nazisti
“Sono sicuro che i nostri nipoti diranno le stesse cose che noi oggi diciamo dei nazisti”, con un’aggravante in più: “Oggi sappiamo. Non possiamo nasconderci dal fatto che non lo sappiamo: lo sappiamo. Anzi, cerchiamo di negare”. Non è possibile nasconderci dietro il “non so”. Sono i nostri governi quelli che si nascondono, che non vogliono vedere la realtà, poiché affrontarla sarebbe un disturbo. “Il razzismo ha radici profonde nella tribù bianca, con noi sono venute esprimendosi lentamente”. Da qui, il missionario fa un excursus su alcune delle leggi italiane che riguardano l’immigrazione, ritenendo che siano leggi disumane e contro diverse convenzioni internazionali e diritti fondamentali. “Il Mediterraneo per me è una tomba per almeno 100.000 persone. E nel deserto raddoppiatele, il vento poi copre tutto e non si sa nulla”. Sarà questa la tragedia che ci porteremo dietro nel futuro.”E dietro questo razzismo crescente che si trova in Europa, negli Stati Uniti, in Australia” risiede la fomentazione della destra mondiale, e tutto questo un giorno uscirà e peserà sulle coscienze della tribù bianca. È necessario che ognuno di noi sia in grado di leggere questo fenomeno e sia in grado di capirlo, in modo da iniziare a reagire più che si può.
Continuando a riferirsi alla necessità di informare le persone per combattere il clima d’odio Zanotelli afferma con fervore che è fondamentale sottolineare di più le esperienze belle e positive che avvengono in Italia, come le esperienze di alcune famiglie che accolgono i migranti in casa propria, o come l’esperienza del comune di Riace e del sindaco Mimmo Lucano. Per essere in grado di accogliere, al giorno d’oggi, il passaggio fondamentale è la volontà di incontrare l’altro: azione che spaventa tutti, ma che è necessaria per combattere il razzismo che ci invade. O il mondo va verso la convivialità, “o guardate che siamo destinati a sbranarci vicendevolmente”. Anche la Chiesa ha una responsabilità in tutto questo odio. Padre Alex è un prete e missionario, e riconosce che la stessa comunità di cristiani è divisa in due: da una parte troviamo Papa Francesco, un profeta che sta aiutando la Chiesa a fare degli enormi salti, mentre dall’altra troviamo la destra cattolica, che vorrebbe “fare fuori” lo stesso papa. La Chiesa come istituzione potrà giocare un ruolo importante nella battaglia contro il razzismo solo se anche dentro la comunità cristiana ci si converte all’altro,se saprà promuovere l’incontro con l’altro, iniziando la comprensione con l’altro e trovando ricchezza nelle diversità.
Quali sono i nostri compiti per casa?
Il problema di oggi è il sistema in cui viviamo, ma il sistema siamo noi e quello che possiamo fare è decidere come indirizzarlo. Padre Alex ci lascia due compiti per casa molto concreti per essere in grado di boicottare l’organismo malato che guida le nostre scelte. In primo luogo si riferisce ai soldi e alla finanza, ammonendo il pubblico ad informarsi sulla banca in cui tiene il proprio denaro in modo da evitare le banche armate o le banche che usano i soldi per atti poco leciti. In secondo luogo richiama gli acquisti che facciamo ogni giorno, consigliando di informarsi sulla provenienza e sull’eticità della produzione dei prodotti ed esortando tutti a non comprare gli articoli che non rispettano certi standard. Queste azioni, fatte collettivamente possono portare qualche cambiamento, perché “abbiamo un potere immenso tra le mani”, possiamo mettere in crisi il sistema, “dobbiamo obbligarlo ad andare verso una direzione senza guerre, con iniziative davvero non violente, abbiamo una forza immensa. Ma ci vuole un popolo che si muove. Ecco la grande sfida che abbiamo fra le mani.”