#SanSiroStories: storytelling multimediale di una banlieu milanese

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Isabella Borrelli

L’emergenza sociale e abitativa nel quartiere milanese di San Siro, tra i centri periferici più popolati del capoluogo lombardo, ha raggiunto vertici allarmanti durante gli ultimi mesi del 2014, trovando ampio spazio nelle pagine di cronaca delle principali testate nazionali e locali. Il quadro che è emerso dalla narrazione dei media, sempre più spesso alla ricerca di titoli enfatici, ha però contribuito a far emergere una rappresentazione esclusivamente degradante e di estremo disagio, tanto che, come dichiarato da Matteo Scanni (direttore della Scuola del Giornalismo dell’Università Cattolica di Milano), “digitando su un motore di ricerca qualsiasi le parole SAN SIRO + CASA, la prima cosa che salta all’occhio è la situazione di emergenza […] gran parte dei risultati hanno a che fare con la sicurezza, con occupazioni e sgomberi che, insieme all’immagine di quartiere-ghetto prodotta dai quotidiani, restituiscono un’immagine abbastanza stereotipata”.

Proprio dal desiderio di verificare la realtà di questa immagine che si ferma alla superficie dei fatti, prende vita il progetto di storytelling multimediale San Siro Stories: the white album, attraverso il quale la Scuola di Giornalismo diretta da Scanni ha cercato di costruire, con la collaborazione di Mapping San Siro (progetto di ricerca sociale avviato dalla Facoltà di Urbanistica del Politecnico di Milano), un “racconto corale di un quartiere considerato forse “difficile”, ma intriso di quella genuinità e di quella ricchezza culturale e sociale che solo un luogo così meticcio e storicamente complesso può preservare”.

L’incontro dal titolo “#SanSiroStories: storytelling multimediale di una banlieu milanese”, cui hanno preso parte, oltre al già citato Matteo Scanni, Laura Silvia Battaglia (giornalista freelance e documentarista), Francesca Cognetti (urbanista e ricercatrice al Politecnico di Milano) e Valerio Bassan (fondatore de Il Mitte, quotidiano berlinese per italofoni), è stato quindi l’occasione per presentare al pubblico della Sala del Perugino il risultato di questo duro lavoro collettivo, portato a compimento nell’arco di sei mesi. Un progetto che, guardando a quello stile di storytelling capace di integrare e far interagire linguaggi e tecniche di narrazione diverse tra loro (gif, foto, video, animazioni, mappe) e la cui alternanza può contribuire alla costruzione corale di storytelling di ampio respiro, ad oggi ha prodotto una prima serie di 25 storie. Storie che si promettono l’obiettivo di andare oltre a quella che Francesca Cognetti definisce “una descrizione appiattita” di un mondo che, al contrario della fotografia che viene offerta dai quotidiani nazionali e locali, nasconde in esso una incredibile ed interessante “dimensione di straordinarietà”.

A margine della presentazione Valerio Bassan è quindi intervenuto per approfondire i concetti di storytelling e long-form journalism, sottolineando l’importanza dell’introduzione della tecnologia all’interno del linguaggio giornalistico tradizionale. Un’innovazione il cui anno zero è rappresentato, secondo Bassan (ma non solo), “da SnowFall, reportage prodotto dal New York Times nel 2012, che ha cambiato le regole del gioco per quanto riguarda lo storytelling su internet. Questo perché, prima della sua uscita, si era tanto parlato di integrazione tra tecnologia e giornalismo, ma senza realizzare nulla di concreto”. Bassan ha quindi evidenziato come questo nuovo modello abbia giocato un ruolo importantissimo nel dimostrare come finalmente “sia possibile dare forma a qualcosa di lungo e allo stesso tempo interessante per un pubblico, la cui attenzione rappresenta la moneta su cui dobbiamo fondare un nuovo tipo di giornalismo sostenibile”. In tal senso San Siro Stories: the white album rappresenta sicuramente un buon punto di partenza.