Nella terza giornata di incontri, il Festival internazionale del Giornalismo celebra il cinquecentenario della nascita di uno tra gli artisti italiani più emblematici: Tintoretto. Un ribelle a Venezia. Questo è il titolo del film documentario prodotto da Sky Arte, in onda a partire dal 21 aprile e proiettato in anteprima per il pubblico di Sala dei Notari a Perugia. Scritto e ideato da Melania Gaia Mazzucco, la produzione vanta la narrazione di Stefano Accorsi nella versione italiana e di Helena Bonham Carter in quella inglese, oltre alla partecipazione del regista Peter Greenaway. Il film documentario è stato presentato da Matteo Casini, docente di storia del Rinascimento e del Mediterraneo alla University of Massachusetts di Boston, Barbara Frigerio, responsabile editoriale Sky Arts Production Hub e Federico Riboldazzi, co-fondatore e referente per le produzioni audiovisive originali di TIWI. La collaborazione tra queste realtà ha già dato importanti risultati: Sky Arte ha contribuito al restauro di due opere del Tintoretto, Maria in lettura e Maria in meditazione, che sono state esposte alla National Gallery of Art di Washington. In collaborazione con TIWI, Sky Arte ha anche pubblicato una graphic novel a colori per i giovani che ripercorre la vita del pittore veneziano, scritta da Alberto Bonanni su disegni di Gianmarco Veronesi e distribuita ai presenti durante la proiezione.
Perché raccontare Tintoretto
La scelta di raccontare la vita del pittore veneziano nasce dalla scarsa conoscenza a livello nazionale e internazionale della sua vita, nonostante abbia realizzato opere che tutt’oggi possono essere ammirate all’interno della Scuola Grande di San Rocco a Venezia, con cui strinse un soldalizio ventennale a partire dal 1575, quando si offrì di realizzare l’Erezione del Serpente di bronzo per la decorazione del soffitto, che completò nel 1577. In pochi però conoscono tutta la sua storia, obiettivo del film documentario: tra gli elementi più emblematici ci sono sicuramente le difficoltà che incontrò nell’iniziare la sua carriera, ostacolato fin da subito dal padre. Tintoretto però fu un rivoluzionario, un precursore di tecniche decorative moderne e, sotto alcuni aspetti, un visionario nell’adottare scelte stilistiche personali ed identificative. A emergere dal film documentario è la sua determinazione nel raggiungere gli obiettivi: convinto di voler conquistare traguardi ambiziosi rispetto al panorama artistico che si prospettava, dominato dalla figura del pittore Tiziano Vecellio, Tintoretto non si lasciò intimidire nè fermare dalle difficoltà, regalandoci opere che travalicano i secoli e continuano a mostrarci la loro disarmante attualità.
Le origini dell’artista
All’anagrafe Jacopo Robusti, Tintoretto nacque nel 1518 a Venezia. Lo pseudonimo con cui firmò le proprie opere significa piccolo tintore, in onore del padre Battista che lavorava in una bottega tessile. Propriò lì, tra stoffe e colori provenienti da oltreoceano, iniziò la sua carriera fatta di equilibrio e sregolatezza, ma anche lungimiranza, abilità e genio. Incapace di abbandonare la sua terra perfino durante la peste che nel 1575 sconvolse la città veneziana, Tintoretto entrò nella bottega di Tiziano, che lo cacciò riconoscendo in lui bravura e talento. Determinato a non lasciarsi scoraggiare, il pittore mise in luce le proprie competenze continuando a dipingere per le personalità più illustri della laguna, tra cui quella dello scrittore e mecenate Pietro Aretino, che gli commissionò due quadri per la sua residenza sul Canal Grande, quotidianamente vissuta da figure di spicco del panorama culturale veneziano. Anche grazie al suo sostegno, Tintoretto riuscì ad acquisire notorietà, ma furono tre grandi virtù a permettergli di emergere: la velocità di realizzazione, l’ampia produzione e i prezzi bassi. Nel corso della sua vita, non sono mancati momenti di enorme difficoltàe. Tra i più significativi c’è stato il lutto per la morte della figlia Marietta, pittrice denominata la Tintoretta, che ha realizzato alcuni dipinti sotto pseudonimo. Il profondo legame con i figli lo ha spinto a lasciare la propria eredità artistica al figlio Domenico, che seguì così le orme del padre e continuò a dipingere nella bottega del padre per oltre 60 anni dalla sua morte.
I tratti distintivi nella produzione del pittore
Con la ricostruzione delle tappe principali della vita del Tintoretto, che la stessa Melania Gaia Mazzucco ripercorre seguendo le orme dell’artista veneziano grazie ai documenti presenti all’interno dell’Archivio di Stato di Venezia, è emersa un’immagine inedita, dominata dalla capacità di esorcizzare eventi negativi come la peste e di descrivere nei suoi quadri un secolo come il ‘500 con assoluta naturalezza e veridicità. A stupire sono però l’esigenza di realismo, i toni cupi, le pennellate energiche e la necessità di offrire allo spettatore più punti di vista per un unico personaggio, realizzando figure umane e plastiche con chiari riferimenti anche alla scultura, che stupiscono lo spettatore e sconvolgono le certezze acquisite. Un esempio evidente è ne L’ultima cena, dipinta nel 1547, dove i personaggi sono difficili da riconoscere e Gesù appare in secondo piano rispetto all’inquadratura della tavola, non frontale rispetto a coloro che osservano il quadro. Ciò che contraddistingue le sue opere è sicuramente anche l’impiego dello spazio e della luce, con lo scopo di stupire, sperimentare, innovare e coinvolgere gli spettatori: è stato proprio l’uso sapiente della prospettiva nei suoi quadri ad anticipare alcune tecniche narrative cinematografiche che vengono ancora utilizzate ai giorni nostri.