Viaggio nel mondo del futuro con le foto di Luca Locatelli

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Al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, in una gremita Sala del Dottorato,  Luca Locatelli, fotografo del National Geographic Magazine ha tenuto il panel “Fotografare il futuro: raccontare per immagini l’innovazione che cambia il mondo”, insieme al giornalista Alessio Jacona. Tramite le immagini si è avviata una narrazione che ha toccato gli ambiti più diversi.

L’attuale umanità è caratterizzata per Locatelli, dall’ incertezza verso il futuro provocata da guerre, terrorismo e  crisi ecologica. “Viviamo – prosegue – nell’antropocene.” Obiettivo fondamentale per Locatelli è slegarsi dal luogo in cui ci si trova per creare nella persona che guarda un senso di disorientamento.

Al termine di un video con alcune delle creazioni fotografiche dello speaker, Jacona non può che commentare con un sincero “m’è venuta l’ansia”. Lo scopo di mostrare l’alienazione pare sia stato raggiunto.

Discutendo dell’antropocene Locatelli sostiene che la tecnologia ha un duplice effetto, se da un lato infatti è utile, dall’altro provoca nel paesaggio un effetto straniante, alienante.

Per quanto riguarda l’energia nucleare, uno dei temi affrontati nelle fotografie, viene  riportato l’esempio tedesco per cui si parla di ventidue centrali nucleari e non si sa ancora quanto tempo ci vorrà per “pulire” la zona. Nella sua attività fotografica all’interno di queste centrali, prosegue, ha potuto portare con sé una sola macchina fotografica e una sola lente ed erano previste moltissime precauzioni. La centrale nucleare tedesca da lui fotografata era una gemella della più famosa centrale ucraina di Černobyl’. Al contrario di questa, però, distrutta in un tragico incidente nel 1986, mille persone lavorano per demolirla pezzo per pezzo. La Germania conta infatti di dismettere tutte le centrali nucleari entro il 2022.

Alla domanda da parte di Jacona su come mai il fotografo si sia concentrato proprio sulla demolizione controllata, la risposta è che pochi lavorano su questi temi, anche per le notevoli difficoltà burocratiche che si incontrano.

Il carbone è la cosa più economica che esista per la produzione dell’energia, considerando la sua efficienza, ma la sua estrazione ha un grandissimo impatto sull’ambiente. La Germania lo abbandonerà per la produzione dell’energia entro il 2050 ma, secondo Locatelli, affinchè possano affermarsi forme di energia rinnovabile sarebbe auspicabile ottenere un impulso politico, ad esempio sgravi fiscali.

L’Olanda è invece un esempio significativo della nostra epoca, l’antropocene. Il 60% del suo territorio è caratterizzato dall’intervento umano, infatti tramite la costruzione di dighe e in generale con l’utilizzo della scienza e della tecnica sono state rese abitabili terre che altrimenti non lo sarebbero mai state.

Per quanto riguarda la produzione e vendita di cibo, di cui l’Olanda è un importantissimo esportatore, seconda in ciò a livello mondiale solo agli USA, l’argomento viene affrontato con immagini catturate in allevamenti e luoghi per la produzione di vegetali. “La produttività del terreno nei Paesi Bassi è maggiore di dieci volte rispetto alla media”, dice Locatelli citando l’esempio di un produttore di lattuga che effettua la coltivazione mediante delle green house. Nell’uso invece delle tecnologie per la produzione, si è data priorità all’innovazione e alla qualità di vita degli animali, anche grazie all’opera dello Stato, molto rigoroso nei controlli.

Viene poi mostrata una fotografia raffigurante “la casa del contadino del futuro”, circondata da serre-laboratori e dotata di pannelli solari. Quest’immagine suscita negli speaker la riflessione che sempre meno persone saranno impiegate nell’agricoltura (come si deduce da un trend ormai consolidato nei decenni) e coloro i quali lavoreranno in questo campo saranno sempre più benestanti.

Locatelli e Jacona concludono sostenendo che questo sia un ottimo momento per il foto-reporting – data la sua immediatezza – visto che articoli lunghi e ponderosi vengono ormai letti da un numero sempre più ridotto di persone.