Netzpolitik: il caso dei giornalisti tedeschi indagati per alto tradimento

tedeschiMarkus Bekedahl, fondatore e direttore del sito tedesco di informazioni Netzpolitik.org, si è dichiarato estremamente sorpreso quando, insieme al suo staff, ha scoperto di essere il nemico numero uno dello Stato. Durante l’evento “Germania, il caso dei giornalisti indagati per alto tradimento“, Bekedahl ha ripercorso l’iter del blog, dalla fondazione nel 2004 alla notifica dell’accusa di alto tradimento da parte della procura generale tedesca.

Due anni dopo le rivelazioni di Snowden sullo spionaggio dei servizi segreti americani, l’allora piccolo e poco conosciuto Netzpolitik aveva pubblicato informazioni riservate che mostravano come i servizi segreti tedeschi stessero pianificando, e in parte implementando, la sorveglianza online. Nello specifico, Bekedahl e il suo staff avevano smascherato le attività dell’Ufficio Federale per la Difesa della Costituzione, di cui facevano parte anche i servizi segreti che esercitavano un pesante controllo sulle persone utilizzando Internet e i dati. Inoltre, ricevevano ingenti quantità di denaro per migliorare il sistema di sorveglianza sui media. A causa della diffusione dei documenti, Bekedahl e Meister, reporter del sito, sono stati accusati di Vaterlandesverratil reato di alto tradimento nei confronti dello Stato. La pena prevista sarebbe stata l’incarcerazione da un minimo di due anni fino all’ergastolo.

I due hanno accolto la notizia con sorpresa, soprattutto se si considera che nessuno di loro sapeva che il reato fosse ancora vigente nell’ordinamento del paese. Il primo e l’ultimo caso di accusa per alto tradimento risaliva al 1962, quando Der Spiegel aveva ricevuto il medesimo trattamento per avere denunciato scandali e inefficienze nelle forze armate.

Dopo avere passato documenti riservati al quotidiano Der Spiegel e ad altre testate nazionali, Netzpolitik ha iniziato a ricevere le prime intimidazioni da parte del cancelliere federale. Tre settimane dopo la pubblicazione delle rivelazioni, la redazione ha ricevuto una lettera che li informava dell’esistenza di indagini su di loro, già in corso da mesi. Dopo aver ricevuto la comunicazione, i giornalisti di Netzpolitik hanno provveduto alla sua pubblicazione sul blog a seguito della quale il procuratore generale si è dimesso dall’incarico, le indagini sono state sospese e si è attirata una grande attenzione del pubblico sull’argomento. “La Rete ha manifestato un’enorme solidarietà nei nostri confronti”, afferma Bekedahl.

La vicenda ha cambiato radicalmente il blog. Da uno staff di due membri nel giro di pochi mesi si è passati a sette, di cui cinque lavorano a tempo pieno. Inoltre, Bekedahl e i colleghi hanno ricevuto l’accredito giornalistico che permette loro di accedere al Bundestag e agli eventi del governo. Il caso è diventato di fama mondiale e ha coinvolto migliaia di persone comuni e giornalisti in manifestazioni e campagne a difesa della libertà di stampa.

Ma Bekedahl ritiene che la combinazione di una giusta tempistica e di un po’ di fortuna abbia ricoperto un ruolo essenziale nella visibilità del caso. Prima di tutto il fattore “Davide contro Golia”: una piccolissima équipe giornalistica perseguitata da un gigante come i servizi segreti difficilmente può passare inosservata. Inoltre, il fatto che la lettera sia stata pubblicata in un periodo di stasi, tra la fine della crisi greca e l’inizio della crisi dei migranti, ha permesso che l’attenzione del pubblico e di tutti i principali canali nazionali si catalizzasse su di loro.

Il fondatore di Netzpolitik prende spunto da queste vicende per elencare aspetti che, a suo parere, necessitano di essere regolamentati. Prima di tutto stabilire cosa si intende per segreto di Stato e come si definisce la segretezza di un documento. Punto fondamentale perché un giornalista che pubblica un report d’interesse pubblico non dovrebbe essere penalmente perseguibile. Poi  – continua Bekedahl – sarebbe necessario rivisitare la questione della tutela delle fonti e dei giornalisti. Le fonti, e in particolare i whistleblowers, dovrebbero essere protetti dall’anonimato e la protezione andrebbe estesa anche ai giornalisti freelance. Per i giornalisti, inoltre, è importante avere un’alfabetizzazione in campo informatico e giuridico per difendersi più facilmente, conclude.

Grazie a Netzpolitik, il dibattito sul potere dei servizi segreti è giunto a un livello pubblico e il blog costituisce ora un punto di riferimento per le informazioni sul tema. “Non dobbiamo mai abbandonare la nostra lotta perché se accettiamo la sorveglianza di massa perderemo la nostra democrazia”, conclude Bekedahl.