Non abbiamo mai pubblicato articoli sulla carta

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“Noi? Non abbiamo mai pubblicato articoli su carta”, mi rispondono così Gaia e Simona, giovani volontarie del Festival del Giornalismo di Perugia 2014. La domanda era, ovviamente: “Avete mai scritto in qualche giornale?”.

Forse sono stato troppo buono, ho sperato fosse possibile. Che un giovane giornalista potesse ancora scrivere su un giornale fatto con la carta. “Abbiamo lavorato ma sull’online”, aggiungono Gaia e Simona. Saranno felici di sapere che Felix Salmon ha detto ieri che il giornalismo sarà solo per i nativi digitali. E se lo dice lui che è blogger strafamoso, io posso solo aggiungere che: Sticazzi la carta.

Ecco, però il bello qui è che fai le riunioni di redazione”. Già perché per fare il volontario al Festival del Giornalismo c’è la riunione al mattino, se ti occupi del sito o del webmagazine, e sono in tutto una cinquantina. Si assegnano i compiti, i turni, si fanno le coppie. Tutto senza carta.

Poi c’è Marta, di Tivoli, che ha le scarpe rosse e gestisce un blog che si chiama “Uno sguardo al femminile”. È preparatissima: si è laureata in Filosofia e specializzata in Studi Teorico Critici. Mi consiglia, libri, saggi, mi parla di Negri (ma non le piace tanto).

“Sono già stata qui nel 2010, poi ho cominciato in un giornale locale ma ha chiuso, poi pure il mensile di Emergency ha chiuso prima potessi andarci a fare lo stage”. Ecco Marta alla carta c’è andata vicinissima, e se l’è vista sfuggire da sotto le dita. No, da sotto le scarpette rosse, novella Dorothy del Mago di Oz.

“Ma che c’è di bello a fare il volontario al Festival del giornalismo?”

“Vivi l’esperienza di un’invisibile redazione”.

Se la carta non c’è, la redazione è invisibile. La modernità ormai è liquida, come diceva Vittorio Zucconi al panel “Digital content is king”. E ci credo, è dal 2000 che Zygmunt Bauman ci ha scritto il libro. In 14 anni ha avuto tutto il tempo di sciogliersi.

di Michele Azzu
(Foto: Roberto Baglivo)