Social tv, social radio e talk show: il valore della conversazione in rete

Social tv Social Radio e Talk Show

Quanto i social, e in particolare Twitter, creino una relazione tra la tv e il pubblico è un dato certo. Il 60% del pubblico televisivo partecipa attivamente alle trasmissioni che guarda in televisione, twittando comodamente dal proprio divano. Ne hanno parlato, durante il panel Social tv, social radio e talk show: il valore della conversazione in rete al Festival internazionale del giornalismo di Perugia, Antonella Di Lazzaro (direttrice media Twitter Italia), Marianna Aprile (Oggi), Rosa Polacco (Radio Rai 3), Alberto Marinelli (Università La Sapienza di Roma) e Antonio Pavolini (media analyst).

Secondo Alberto Marinelli, si può parlare di una sorta di “lavoro delle audience”. Le due parole chiave per comprendere il fenomeno sono “network” e “affetto”: “Siamo all’interno del network media space, pertanto utilizziamo qualsiasi dispositivo connesso per stare in relazione con gli altri”, ha spiegato.

Ma cos’è la Social tv? È la nuova sfida dei media: creare dei format che sviluppino empatia con il pubblico, senza rispettare gli schemi.

Marianna Aprile e Rosa Polacco hanno raccontato le loro due esperienze, quella televisiva di Millenium (trasmissione televisiva della scorsa estate) e quella radiofonica di Tutta la città ne parla (trasmissione di Radio Rai 3), in cui il pubblico è chiamato a interagire in diretta twittando e, attraverso opinioni e critiche, riesce a modificare il palinsesto in tempo reale.

Tutto ciò è un valore aggiunto per la tv. Ciò che la televisione ha sempre voluto sapere, infatti, è l’audience prodotta durante la messa in onda. Un dato che, in passato, era fornito solo in seguito, a trasmissioni concluse. Oggi che il palinsesto può essere modificato in tempo reale, invece, i format televisivi godono di un miglioramento continuo e quasi istantaneo, grazie al contributo dei telespettatori.

Antonella Di Lazzaro ha spiegato, dati alla mano, come il pubblico riesca a divertirsi, condividendo e partecipando alle trasmissioni. Il Festival di Sanremo ne è un esempio lampante. Perfino durante la pubblicità, i telespettatori che cambiano canale sono diminuiti, perché sono impegnati a twittare.

Nonostante il diffondersi così veloce del fenomeno, i broadcaster non sono ancora pronti. Secondo Marinelli, però, è normale che una trasformazione così forte e veloce alteri certi equilibri. Ma o la si abbraccia o si è fuori.